08/07/2013

Vita Giuseppina N. 6 – Luglio/Agosto 2013 – Anno 119°


È in spedizione il sesto numero del 2013 di Vita Giuseppina ricco di tante notizie provenienti dalle Opere della FdM dell’Italia e del Mondo.


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BUONA LETTURA!









La Redazione di Vita Giuseppina
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Articolo tratto da VG 6-2013 pag. 3:



QUANDO FINISCE LA GUERRA



 “In un qualsiasi conflitto, quando c’è uno che vince e uno che perde significa che la guerra non è ancora finita”.

E’ una frase di Ghandi che mi ha fatto pensare al meccanismo che governa, anche inconsapevolmente, tante nostre relazioni. Non è raro e non deve essere neppure sorprendente che vi siano conflitti nelle relazioni fra le persone.
Quello che fa la differenza è il modo di viverli, che spesso diventa la premessa per eventualmente risolverli.

Intanto  trovarsi a vivere una situazione di conflitto con qualcuno non deve essere vissuto come un dramma. Può succedere talvolta anche con persone a cui si vuol bene. Certo sarebbe  meglio poter andare sempre d’amore  e d’accordo con tutti, ma sappiamo che non è così, anche al di là delle buone volontà. Divergiamo spesso nelle opinioni, nelle mentalità, nei gusti, nei modi di vedere e di giudicare. Essere diversi, però,  non vuol dire essere divisi  e trovarsi anche magari in conflitto su qualcosa non sempre è un dramma, a meno che non si voglia sempre vincere o non si tema sempre di perdere.

Può sembrare paradossale, ma si potrebbe anche tentare di vivere “pacificamente” un conflitto,  accettando il fatto che esso fa parte della dialettica delle differenze che ci sono fra le persone, del limite di ogni punto di vista (anche del nostro!). A volte il puntiglioso impegno nel porre fine ad un conflitto attraverso l’affermazione del nostro punto di vista è l’evidente manifestazione dell’incapacità di riconoscerne il limite.

Anche nelle discussioni, per esempio, si potrebbe più spesso tentare di convincere senza a tutti i costi volere sconfiggere: ne guadagnerebbe il metodo, cioè il tono della discussione, e forse anche il merito, cioè la sua chiarezza e la sua pertinenza.

Il conflitto non denuncia necessariamente mancanza di amore e/o di amicizia, ma forse contiene la chiamata a scoprire e a vivere l’autentico senso dell’amore/amicizia

L’amore/amicizia è vicinanza (stare insieme, condividere), ma nel contempo lontananza (non assorbirsi, non possedersi, rimanere liberi). Riuscire a liberarsi, nella vita, dalla smodata voglia di vincere e dalla paura di perdere  significa conquistare la più grande e necessaria libertà, che è quella da sé stessi, dall’affermazione o dalla preoccupazione del proprio “io” e ritrovarsi più spesso in pace che in guerra, o far finire davvero la guerra – quella che uccide e fa male, con gesti e con parole – anche quando c’è una situazione di conflitto o di divergenza.

Persone come Ghandi hanno vissuto e gestito, e anche risolto conflitti senza volere né voler fare guerre contro nessuno.



p. Mario Aldegani,
padre generale

Vita Giuseppina n.6

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