23/10/2012

Il Padre Generale al Sinodo dei Vescovi





Il Padre Generale dei Giuseppini del Murialdo, p. Mario Aldegani, sta partecipando ai lavori del Sinodo dei Vescovi in Vaticano (7-28 ottobre 2012) come rappresentante dell’Unione dei Superiori Maggiori.

Il tema del Sinodo è: «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana».

Riportiamo qui di seguito il suo intervendo al Sinodo.






Nuova Evangelizzazione: incontro con Cristo, incontro con l’uomo

Intervento di P. MARIO ALDEGANI – CSJ- UnioSuperiorunGeneralium

In riferimento all’ IL n. 18 (La fede cristiana è un incontro reale, una relazione con Gesù Cristo), n. 23 (Per Gesù l’evangelizzazione assume lo scopo di attrarre gli uomini dentro il suo intimo legame con il Padre e lo Spirito), n. 28 (Il Vangelo dell’amore di Dio… un dono destinato a tutti gli uomini), n. 29 ((L’evangelizzazione è proprio l’offerta del Vangelo che trasfigura l’uomo, il suo mondo, la sua storia)

La pratica dell'evangelizzazione si situa dentro una pratica di relazioni umane.

La qualità̀ e lo spessore delle relazioni sono spesso sottovalutati nell'evangelizzazione, o pensati in ottica strumentale, ai fini all'accoglienza della buona novella.

Vivere in verità̀ una relazione umana significa lasciarsi raggiungere dall'appello, che è insieme promessa e dono, iscritto nella vita stessa; appello alla condivisione, a camminare insieme, ad accogliere, a rendersi responsabili, a sentire che ciò che si possiede appartiene anche all'altro ed è dono per tutti.

La qualità̀ umana della relazione è tenuta viva, nel credente, dalla coscienza che il cuore e la carne di ogni uomo portano l'immagine di Dio, la traccia della salvezza di Cristo.

Ciò apre il credente all'ascolto, al lasciarsi raggiungere dai doni dell'altro, a saper ricevere, a pensare che Dio gli viene incontro nell’altro. Allo stesso tempo, ciò̀ apre alla responsabilità̀ di rendere partecipe l’altro del dono del Vangelo.

La relazione è segnata dalla differenza: l'altro ha qualcosa che io non ho, io ho qualcosa che lui non ha; io gli offro il dono del Vangelo, lui, magari anche non credente, mi dona qualcosa che mi aiuta ad essere cristiano.

La relazione è anche sempre, nel fondo, asimmetrica, proprio perché́ è nel segno della differenza; e il senso della differenza è l'antidoto all'indifferenza. Sempre, però,c'è un orizzonte di reciprocità e di scambio gratuito di doni; sempre c'è un senso di dono o di grazia, che precede tutti e che rompe con l'unilateralità.

Reciprocità e differenza, scambio di doni e gratuità, umanità̀ e grazia, fanno parte della verità della relazione, sono necessari perché il Vangelo risuoni in verità, sono in effetti già il segno che Dio è all'opera; fanno parte dell'orizzonte dell'evangelizzazione e tale orizzonte non ha carattere estrinseco rispetto ad essa. (cfr. Fides et Ratio e Verbum Domini).

Ci si può chiedere se il problema primo dell'evangelizzazione non sia un problema di orizzonte, di clima, di aria che si respira.

Ci si può chiedere se le pratiche di evangelizzazione siano sempre pratiche di relazioni vere e se siano quindi situate sulla traccia dell'operare attuale di Dio.

Se è vero che una crisi di fiducia nella vita attraversa tanti ambiti della vita contemporanea e la stessa crisi educativa, è pure vero, forse, che la stessa crisi di fiducia attraversa anche gli ambienti ecclesiali e le stesse pratiche di evangelizzazione.

L'evangelizzazione, in realtà, ha bisogno di un clima di fiducia, di una trama di relazioni segnate dalla speranza.

L'azione stessa di Dio, primo educatore di ogni uomo, ha bisogno di fiducia; anzi la fiducia è il segno che Lui sta già agendo.

Una pratica evangelizzatrice nel segno della fiducia e della speranza va sostenuta da una riflessione antropologica profondamente ispirata dalla Rivelazione.

Si tratta, più che di comporre l'antropologico e il teologico, di pensare l'umano nella luce e nell'ispirazione della Rivelazione e della Pasqua del Cristo.

Si tratta, più radicalmente, di abitare pienamente e in verità l'umano nelle tracce di rivelazione e di redenzione che si porta dentro.

Una tale ispirazione e un tale abitare significano una presenza profetica nel mondo d'oggi.

Non cipuò essere oggi evangelizzazione senza profezia sul senso e sulla verità dell'umano.

L'identità umana è nel segno del riceversi in dono, del legame costitutivo di fratellanza che precede la libertà, del ritrovarsi donandosi e per grazia, della creaturalità, dell'amare fino a dare la vita.

Questi tratti di verità e di profezia dell'umano sono allo stesso tempo condizione ed effetto dell'evangelizzazione; ne sono l'orizzonte, il clima che sirespira.

La proposta dell'incontro col Cristo, cuore dell'evangelizzazione, è la mediazione di un contatto, nella Chiesa, con Colui che accompagna, sostiene, guarisce, ci mantiene sui sentieri della vita vera, della vera umanità.

Il bisogno di profezia dell'umanità, tanto implicito quanto impellente,e la necessità di una evangelizzazione profetica sul senso e sulla verità dell'umano, interpellano tutta la Chiesa.

Noi, chiamati alla vita consacrata, ci sentiamo particolarmente interpellati.

La vita consacrata infatti è profezia.

La vita consacrata è chiamata a ritrovare la sua radice e il suo senso nel Cristo, a essere segno di radicale testimonianza evangelica e, allo stesso tempo e proprio per questo, ad esprimere il senso vero dell'umano.

I voti religiosi, come espressione della sequela Christi e come cammino di pienezza di umanità, sono segno profetico. La vita comunitaria è testimonianza e profezia di rapporti umani nel segno della corresponsabilità, della reciprocità, della gratuità e della grazia.

Luogo privilegiato di evangelizzazione e di esercizio di profezia è l'educazione.

In tante esperienze, e nell'esperienza stessa di tanti consacrati e consacrate, evangelizzazione ed educazione si intrecciano profondamente.

L'evangelizzazione non si sovrappone all'educazione.

La pratica educativa ha bisogno di ispirazione evangelica, anche di un annuncio più forte del vangelo, di far scoprire che il contatto col Cristo apre lo sguardo e il cuore a ciò che è davvero umano.

La testimonianza e l'annuncio del vangelo hanno bisogno di situarsi dentro percorsi educativi attraversati da un clima di ricerca e di sperimentazione di vera umanità.

Lo sforzo di ridare una misura alta alla testimonianza cristiana si intreccia con lo sforzo di ridare una misura alta all'educazione.

Il terreno educativo, in effetti, è un terreno di incontro, o di alleanza, tra credenti e non credenti, tra l'umano e l'evangelico; è luogo di dialogo, di prove di comunicazione, di interazione tra linguaggi tradizionali e nuovi linguaggi. A condizione di un'apertura all'umano e alla sua verità, e a condizione, per i credenti, di abitare profeticamente il terreno dell'umano.

La comunicazione, e la stessa evangelizzazione in quanto pratica relazionale e comunicativa, è possibile perché si abita lo stesso terreno, che non può che essere terreno di vera umanità.

Ma abitare in verità il terreno (la terra, tutto ciò che è umano), significa abitare le tracce della Rivelazione e della Redenzione, e intercettare la Parola attuale di Dio.

Su questo terreno chi evangelizza può far davvero risuonare la Parola che salva e chi la ascolta può davvero avvertirla come Parola interpellante e liberante, esigente, ma portatrice di gioia.



P. Mario Aldegani

superiore generale

Giuseppini del Murialdo



Intervento al Sinodo

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2012 - Vaticano: Discorso del Padre Generale


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