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RUBRICHE: "Vita della Chiesa" - La parola in internet e non solo



Il Sinodo sottolinea l’importanza dei mezzi e dei linguaggi della comunicazione per l’evangelizzazione. L’annuncio della Buona Notizia trova nuova ampiezza nella comunicazione odierna caratterizzata dall’intermedialità. La Chiesa è chiamata non solo a diffondere la Parola di Dio attraverso i media, ma anche e soprattutto a integrare il messaggio della salvezza nella nuova cultura che la comunicazione crea e amplifica. Il nuovo contesto comunicativo ci consente di moltiplicare i modi di proclamazione e di approfondimento della sacra Scrittura. Questa, con la sua ricchezza, esige di poter raggiungere tutte le comunità, arrivando ai lontani anche attraverso questi nuovi strumenti. Si raccomanda di conoscere bene i mezzi di comunicazione, di accompagnare il loro veloce cambiamento e di investire di più nella comunicazione attraverso i differenti strumenti che sono offerti quali la televisione, la radio, i giornali, internet… Sono, in ogni caso, forme che possono facilitare l’esercizio dell’ascolto obbediente della Parola di Dio. È necessario preparare cattolici, convinti e competenti, nel campo della comunicazione sociale.

Questo testo è la proposizione n. 44, delle 55, che i padri sinodali hanno presentato a Benedetto XVI alla conclusone dei lavori del sinodo che ha avuto per tema la Parola di Dio nella identità e nella missione della Chiesa. E’ un segno di grande attenzione alle nuove modalità di comunicazione ed una presa di coscienza di come la parola può raggiungere ogni angolo della terra. Lo stesso messaggio al Popolo di Dio afferma al n. 11: Ma la voce della parola divina deve risuonare anche attraverso la radio, le arterie informatiche di Internet, i canali della diffusione virtuale on line, i CD, i DVD, i podcast e così via; deve apparire sugli schermi televisivi e cinematografici, nella stampa, negli eventi culturali e sociali.

Alcuni dati per dire il senso di questa proposizione e perché essa non poteva mancare in questo contesto di nuova evangelizzazione.

Gli utenti di internet nel mondo ammontavano nel 2005 a poco più di un miliardo, mentre oggi sembra che siamo poco meno di un miliardo e mezzo. Il 40% di essi è dislocato in Asia, il 26% in Europa, il 17% in America del Nord e il restante va suddiviso tra Africa e America Latina. Al momento pare che Google abbia indicizzato 12 miliardi di pagine web, tre anni fa erano “solo” 650 milioni; una crescita del 1746% in più.

Nel maggio 2008 la Cina ha sorpassato gli Stati Uniti per numero complessivo di utenti di internet: 253 milioni di cinesi contro i 225 milioni di statunitensi.

Possibilità e rischi di internet sono oggetto di vari studi e la Chiesa da tempo ha individuato in queste nuove forme di comunicazione quel nuovo areopago dove si incontra l’umanità. Lo ha detto Giovanni Paolo II nella Redemptoris Missio, lo hanno specificato due documenti del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni del 2002 La Chiesa e Internet e Etica in Internet.

Qualcuno ha scritto che caratteristiche della nuova civiltà cibernetica sono la “portabilità” e la “miniaturizzazione”, che marcano il passaggio dai mass-media ai my-media: dalla comunicazione dall’uno ai molti, alla comunicazione dall’uno-sempre-disponibile al tutti-sempre-raggiungibili.

La Chiesa guarda a questi mezzi con ottimismo perché offrono molte possibilità e opportunità di connessione, apertura, dialogo, e, nello stesso tempo, mette in guardia dal pericolo della saturazione e dell’appiattimento del comunicare, che renderebbe ogni comunicazione di valore uguale a qualsiasi altra e difficile cogliere il senso specifico e distinto di una comunicazione. Tuttavia la Chiesa ha oggi il dovere di accogliere una sfida: evitare che la concentrazione della comunicazione assuma i toni di una nuova colonizzazione e omogeneizzazione.

Rimane la domanda: saremo capaci pur usando gli strumenti più sofisticati di far percepire una “parola altra” rispetto a tutte le “altre parole”?




 


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