In risalto nel numero
POTERE
di Johnny Dotti
Potere è una parola naturalmente polisemica, che vuol dire tante cose, ma è usata, nel nostro tempo, con una connotazione di senso spesso negativa o dispregiativa: “chi sta al potere”, “i palazzi del potere”, “la brama di potere”…: queste sono le espressioni che corrono fra noi. Si vuol dire insomma che una persona ha potere se sta in un posto di potere.
In realtà bisognerebbe pensare ed usare la parola “potere” più come verbo che come sostantivo.
Ogni uomo è dotato di potere. Ogni uomo è chiamato a compiersi nella vita.
Ognuno di noi è chiamato a scoprire qual è il suo potere e ad esercitarlo. è la forza che ha in sé stesso; sono le sue capacità; è la sua missione nella vita.
Tu puoi perché tu sei: valorizzare a pieno il tuo potere (verbo!) corrisponde a portare a pienezza di compimento il tuo essere e quindi attingere alla soglia della felicità e della libertà.
Oggi, per esempio, c’è il dilagare delle ‘terapie’, come se il potere venisse soprattutto da fuori di noi. È un inganno del nostro tempo.
Gesù, quando ha guarito qualcuno, ha sempre fatto appello al “potere” interno alle persone, alla loro fede, alla loro forza: “Signore, fammi guarire…” “Se tu vuoi, puoi guarire!”.
C’è poi il “potere” come sostantivo: la possibilità di governare gli eventi e le persone.
Qui c’è un altro tranello del nostro tempo.
Si immagina che il potere dia autorità, ma, vissuto e sentito così, il potere è davvero diabolico, chiude su di sé e separa dagli altri. Il potere è qualcosa di diabolico quando si slega da una verifica, da un significato costruito con gli altri. E anche dagli altri riconosciuto.
Il potere è invece qualcosa di simbolico (che unisce) quando è l’autorevolezza che gli altri ti riconoscono. Allora lo senti come una responsabilità e lo vivi come un servizio, al di là della retorica.
Qui in fondo sta la differenza tra democrazia e demagogia: senza la consapevolezza di sé, il potere del “demos”, del popolo, si assottiglia per divenire merce di scambio.
C’è un potere legato all’io: il potere che tu sei.
C’è un potere che può solo essere legato agli altri e per il quale tu dipendi da loro: è il potere che tu hai.
Il nostro tempo ha confuso un po’ le carte del gioco, legando agli altri il potere che sei, e separando da loro il potere che hai.