Il Padre Generale dei Giuseppini del Murialdo, p. Mario
Aldegani, sta partecipando ai lavori del Sinodo dei Vescovi in Vaticano
(7-28 ottobre 2012) come
rappresentante dell’Unione dei Superiori Maggiori.
Il tema del Sinodo è: «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana».
Riportiamo qui di seguito il suo intervendo al Sinodo.
Nuova
Evangelizzazione: incontro con Cristo, incontro con l’uomo
Intervento di P. MARIO
ALDEGANI – CSJ- UnioSuperiorunGeneralium
In riferimento all’ IL n. 18 (La fede cristiana è un incontro reale,
una relazione con Gesù Cristo), n. 23 (Per Gesù l’evangelizzazione assume lo
scopo di attrarre gli uomini dentro il suo intimo legame con il Padre e lo
Spirito), n. 28 (Il Vangelo dell’amore di Dio… un dono destinato a tutti gli
uomini), n. 29 ((L’evangelizzazione è proprio l’offerta del Vangelo che
trasfigura l’uomo, il suo mondo, la sua storia)
La pratica
dell'evangelizzazione si situa dentro una pratica di relazioni umane.
La qualità̀ e
lo spessore delle relazioni sono spesso sottovalutati nell'evangelizzazione, o
pensati in ottica strumentale, ai fini all'accoglienza della buona novella.
Vivere in
verità̀ una relazione umana significa lasciarsi raggiungere dall'appello, che
è insieme promessa e dono, iscritto nella vita stessa; appello alla
condivisione, a camminare insieme, ad accogliere, a rendersi responsabili, a
sentire che ciò che si possiede appartiene anche all'altro ed è dono per
tutti.
La qualità̀
umana della relazione è tenuta viva, nel credente, dalla coscienza che il
cuore e la carne di ogni uomo portano l'immagine di Dio, la traccia della
salvezza di Cristo.
Ciò apre il
credente all'ascolto, al lasciarsi raggiungere dai doni dell'altro, a saper
ricevere, a pensare che Dio gli viene incontro nell’altro. Allo stesso tempo,
ciò̀ apre alla responsabilità̀ di rendere
partecipe l’altro del dono del Vangelo.
La relazione
è segnata dalla differenza: l'altro ha qualcosa che io non ho, io ho qualcosa
che lui non ha; io gli offro il dono del Vangelo, lui, magari anche non
credente, mi dona qualcosa che mi aiuta ad essere cristiano.
La relazione
è anche sempre, nel fondo, asimmetrica, proprio perché́ è nel segno della
differenza; e il senso della differenza è l'antidoto all'indifferenza. Sempre,
però,c'è un orizzonte di reciprocità e di scambio gratuito di doni; sempre
c'è un senso di dono o di grazia, che precede tutti e che rompe con
l'unilateralità.
Reciprocità e
differenza, scambio di doni e gratuità, umanità̀ e grazia, fanno parte della
verità della relazione, sono necessari perché il Vangelo risuoni in verità,
sono in effetti già il segno che Dio è all'opera; fanno parte dell'orizzonte dell'evangelizzazione e tale orizzonte non ha
carattere estrinseco rispetto ad essa. (cfr. Fides et Ratio e Verbum Domini).
Ci si può
chiedere se il problema primo dell'evangelizzazione non sia un problema di
orizzonte, di clima, di aria che si respira.
Ci si può
chiedere se le pratiche di evangelizzazione siano sempre pratiche di relazioni
vere e se siano quindi situate sulla traccia dell'operare attuale di Dio.
Se è vero che
una crisi di fiducia nella vita attraversa tanti ambiti della vita contemporanea
e la stessa crisi educativa, è pure vero, forse, che la stessa crisi di
fiducia attraversa anche gli ambienti ecclesiali e le stesse pratiche di
evangelizzazione.
L'evangelizzazione,
in realtà, ha bisogno di un clima di fiducia, di una trama di relazioni
segnate dalla speranza.
L'azione
stessa di Dio, primo educatore di ogni uomo, ha bisogno di fiducia; anzi la
fiducia è il segno che Lui sta già agendo.
Una pratica
evangelizzatrice nel segno della fiducia e della speranza va sostenuta da una
riflessione antropologica profondamente ispirata dalla Rivelazione.
Si tratta,
più che di comporre l'antropologico e il teologico, di pensare l'umano nella
luce e nell'ispirazione della Rivelazione e della Pasqua del Cristo.
Si tratta,
più radicalmente, di abitare pienamente e in verità l'umano nelle tracce di
rivelazione e di redenzione che si porta dentro.
Una tale
ispirazione e un tale abitare significano una presenza profetica nel mondo
d'oggi.
Non cipuò
essere oggi evangelizzazione senza profezia sul senso e sulla verità
dell'umano.
L'identità
umana è nel segno del riceversi in dono, del legame costitutivo di fratellanza
che precede la libertà, del ritrovarsi donandosi e per grazia, della
creaturalità, dell'amare fino a dare la vita.
Questi tratti
di verità e di profezia dell'umano sono allo stesso tempo condizione ed
effetto dell'evangelizzazione; ne sono l'orizzonte, il clima che sirespira.
La proposta
dell'incontro col Cristo, cuore dell'evangelizzazione, è la mediazione di un
contatto, nella Chiesa, con Colui che accompagna, sostiene, guarisce, ci
mantiene sui sentieri della vita vera, della vera umanità.
Il bisogno di
profezia dell'umanità, tanto implicito quanto impellente,e la necessità di
una evangelizzazione profetica sul senso e sulla verità dell'umano,
interpellano tutta la Chiesa.
Noi, chiamati
alla vita consacrata, ci sentiamo particolarmente interpellati.
La vita
consacrata infatti è profezia.
La vita
consacrata è chiamata a ritrovare la sua radice e il suo senso nel Cristo, a
essere segno di radicale testimonianza evangelica e, allo stesso tempo e
proprio per questo, ad esprimere il senso vero dell'umano.
I voti
religiosi, come espressione della sequela Christi e come cammino di pienezza di
umanità, sono segno profetico. La vita comunitaria è testimonianza e profezia
di rapporti umani nel segno della corresponsabilità, della reciprocità, della
gratuità e della grazia.
Luogo
privilegiato di evangelizzazione e di esercizio di profezia è l'educazione.
In tante esperienze,
e nell'esperienza stessa di tanti consacrati e consacrate, evangelizzazione ed
educazione si intrecciano profondamente.
L'evangelizzazione
non si sovrappone all'educazione.
La pratica
educativa ha bisogno di ispirazione evangelica, anche di un annuncio più forte
del vangelo, di far scoprire che il contatto col Cristo apre lo sguardo e il
cuore a ciò che è davvero umano.
La
testimonianza e l'annuncio del vangelo hanno bisogno di situarsi dentro
percorsi educativi attraversati da un clima di ricerca e di sperimentazione di
vera umanità.
Lo sforzo di
ridare una misura alta alla testimonianza cristiana si intreccia con lo sforzo
di ridare una misura alta all'educazione.
Il terreno
educativo, in effetti, è un terreno di incontro, o di alleanza, tra credenti e
non credenti, tra l'umano e l'evangelico; è luogo di dialogo, di prove di
comunicazione, di interazione tra linguaggi tradizionali e nuovi linguaggi. A
condizione di un'apertura all'umano e alla sua verità, e a condizione, per i
credenti, di abitare profeticamente il terreno dell'umano.
La
comunicazione, e la stessa evangelizzazione in quanto pratica relazionale e
comunicativa, è possibile perché si abita lo stesso terreno, che non può che
essere terreno di vera umanità.
Ma abitare in
verità il terreno (la terra, tutto ciò che è umano), significa abitare le
tracce della Rivelazione e della Redenzione, e intercettare la Parola attuale di Dio.
Su questo
terreno chi evangelizza può far davvero risuonare la Parola che salva e chi la
ascolta può davvero avvertirla come Parola interpellante e liberante,
esigente, ma portatrice di gioia.
P.
Mario Aldegani
superiore generale
Giuseppini del Murialdo