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"Missionarietà" - Essere vangelo


Mentre si sta celebrando il XXII Capitolo Generale dei Giuseppini, mi salgono alla mente alcune domande cui tentare di dare risposta almeno come augurio:

Quale potrebbe essere considerato il frutto visibile più prezioso in questo sessennio in campo missionario? Quale frutto o quali frutti missionari mi auspico a livello locale e a livello universale per la nostra congregazione nel prossimo sessennio? E ancora: quale contributo sta offrendo a livello di principi e direttive pastorali la missione “ad gentes” alla nostra congregazione? Cioè, quali sono i “guadagni” pastorali della nostra missione “ad gentes”?

Innanzitutto mi preme fare una distinzione: “missione” non è sinonimo di “opera di misericordia corporale”, cioè non si è “missionari” perché si costruisce, perché si distribuiscono viveri o indumenti, perché… si istruisce, perché… Si è missionari perché “si annuncia”, nel senso pregnante del termine, che non significa solo “parola”, ma soprattutto “testimonianza” di una gioia che deriva da una consapevolezza: “sono amato”. A questo fine mira l’azione missionaria ovunque si svolga: che ogni persona, senza alcuna limitazione o distinzione, si senta voluta bene, al punto tale da provocare la domanda: perché mi vuoi bene? perché fai questo per me? Allora la risposta gioiosa non può essere altra che: “Dio mi ha chiesto di rendere concreto, visibile, il suo amore per te. Io sono semplicemente il mezzo perché tu faccia esperienza di come Dio ti ama”. In questo contesto diventano testimonianza tutte le “opere di misericordia corporale”, ma non ci si può fermare a quelle.

Allora qual è il frutto visibile più prezioso maturato in questo sessennio in campo missionario?

Mi paiono essere tre: 1. la apertura alla internazionalità, che significa guardare il mondo da un “altro” punto di vista, da un’ “altra” prospettiva. C’è sempre un “altro” modo di leggere e interpretare la realtà. 2. lo sviluppo che ha avuto il volontariato, soprattutto giovanile, verso un mondo “altro”, non eurocentrico. Penso a Engim Ong e ai suoi progetti di “servizio civile”; ma non solo; penso ai tanti ragazzi che vivono le ferie “a servizio” fuori dall’Italia e comunque fuori dai loro paesi di origine in spirito di testimonianza,… 3. guardo con gioioso interesse allo sbocciare di vocazioni alla vita religiosa nei paesi emergenti o in via di sviluppo. Mi sembrano reali frutti concreti di un impegno che la congregazione si è data in questo sessennio.

Per quanto riguarda il contributo che lo spirito missionario sta offrendo alla nostra congregazione, mi sento di poter dire che sempre quando si instaura la dinamica della “comunione”, avviene arricchimento, conversione, apertura, missione,… Vero è anche che l’esperienza ad gentes è diventata per la provincia italiana inter gentes. Pensavamo che questo fosse un passaggio che non ci riguardava e, invece, ci scopriamo tutti in missione… Il Vangelo ci scombina, perché ci precede ovunque ed è anche prima di ogni attività o iniziativa della stessa comunità cristiana; è agli estremi confini della terra, ma anche nel prossimo ed anche dentro noi stessi.

Lo Spirito Santo ci faccia dono di una gioiosa apertura all’ “altro”, per cui diventiamo capaci di incarnare il Vangelo nella nostra vita, per essere Vangelo per il prossimo e per il lontano.

P. Ferruccio Cavaggioni

 


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