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"Attualità" - Il Murialdo... e l'arte grafica


Lo chiamano “santo sociale”, come don Bosco, il Cottolengo, il Cafasso. Quel manipolo di preti torinesi dell’Ottocento che, oltre a predicare il Vangelo, si sono pure “sporcati le mani” con i problemi concreti del proprio tempo, primo tra tutti quello dell’educazione della gioventù. Leonardo Murialdo è nato a Torino il 26 ottobre 1828. Diventa prete che gli mancano ancora 13 mesi e 10 giorni all’età canonica e deve chiedere la dispensa al Papa. Ha una “testa da vescovo”, dicono tutti di quel pretino magro e severo. Ma lui non ha nessuna intenzione di “far carriera”. Vuole immergersi nei mille dolori della sua città. Lui, di buona famiglia, ha deciso che il suo campo di apostolato saranno gli ultimi della società del tempo.

Ben presto l’occasione si presenta. Gli chiedono di fare il rettore del collegio degli Artigianelli, fondato da un altro grande prete “sociale” di nome don Giovanni Cocchi, un istituto che accoglie ragazzi poveri, gratuitamente. A rischio fallimento: non c’è più una lira in cassa. Il Murialdo dapprima resiste, cerca scuse, oppone riserve. Poi si arrende: andrà agli Artigianelli, provvisoriamente, in attesa di trovare uno più adatto. Resterà lì, provvisorio, dal 1866 al 1900, per 34 anni, fino all’ultimo suo giorno.

E lì Leonardo Murialdo si farà santo. Vivendo notte e giorno tra quei ragazzi difficili, molti dei quali arrivano direttamente dal carcere minorile, la “Generala”. Scriverà: “Che dobbiamo attenderci noi che ricoveriamo fanciulli raccolti dalla pubblica strada o talora dalle mani di parenti zotici o scandalosi? La loro miseria morale ci deve commuovere più della loro miseria materiale e invece di indignarci o di farci troppo presto perdere la pazienza e speranza, ci deve animare a lavorare animosi e pieni di commiserazione attorno a questi infelici, veramente non di rado più infelici che colpevoli, e tali e quali probabilmente saremmo noi se come essi fossimo stati abbandonati”.

Con questi sentimenti e propositi, prende forma la pedagogia murialdina. Ci vogliono educatori. E allora ecco che il rettore diventa anche fondatore di una nuova congregazione religiosa. E’ intitolata a san Giuseppe, ma ben presto i suoi membri saranno chiamati “Giuseppini del Murialdo”. Per liberare i giovani dalle schiavitù dell’ignoranza e della povertà servono scuole professionali. Agli Artigianelli, dunque, si devono imparare dei mestieri. All’arrivo del Murialdo, nel 1866, i laboratori sono già cinque: fin da allora s’insegnano soprattutto i lavori legati alla stampa. Alla sua morte, nel 1900, saranno molti di più: tipografi compositori, tipografi stampatori, litografi disegnatori, pittori, litografi stampatori, legatori di libri, fonditori di caratteri per la stampa, falegnami, tornitori in legno, calzolai, scultori, sarti, fabbri, tornitori in ferro.

La stampa, dunque. Perché Leonardo Murialdo ha intuito, prima di altri, il ruolo e l’importanza della comunicazione. La “Buona Notizia” deve arrivare a tutti, e dunque ci vuole una “buona stampa” che la porti ovunque. Scrive don Eugenio Reffo, suo biografo e successore, che questa fu “l’opera cui pose il maggiore impegno”.

Mentre, dunque, i ragazzi imparano a comporre, stampare e rilegare nella tipografia degli Artigianelli, contribuiscono anche a diffondere libri e giornali cattolici, come La voce dell’operaio – testata suggerita dallo stesso Murialdo che nel 1933 diventerà La voce del popolo, oggi settimanale della Diocesi di Torino – prezioso strumento di apostolato nella classe operaia. Negli anni le pubblicazioni sono numerosissime, anche dopo la morte del rettore “provvisorio”. E sono migliaia i ragazzi usciti da quegli stanzoni con un mestiere tra le mani, diventati via via tipografi, compositori, legatori di straordinaria capacità, che hanno dato un contributo determinante allo sviluppo di questo settore, in Piemonte e in giro per l’Italia e per il mondo.

Ancora oggi, nel ventunesimo secolo, a Roma la Scuola Tipografica S. Pio X continua a tener viva la tradizione murialdina della buona stampa. Ma anche in molte case editrici e aziende grafiche laiche sono ancora presenti allievi degli Artigianelli, orgogliosi delle loro comuni origini educative e formative. Piace ricordare in proposito Vincenzo Tiralongo (1912-1984), fondatore dell’Associazione Progresso Grafico. Ma tanti altri, noti e meno noti, hanno mosso i primi passi tra quei reparti nella scuola del collegio torinese. Ragazzi arrivati a mani vuote e ripartiti con l’opportunità di mettere a frutto l’insegnamento dei giuseppini.

Il collegio, dunque, non è fallito. Anzi esiste ancora oggi. Grazie al Murialdo e a tutti i suoi confratelli e successori. Grazie alle migliaia di ragazzi che in tutto il mondo ne perpetuano la memoria. Grazie ai libri e ai giornali usciti da quegli stanzoni in oltre un secolo e mezzo. La “buona stampa” che ha contribuito a tener viva la fede di molti. Perché, alla fine, l’obiettivo del Murialdo era uno solo: la santità. La sua, e quella degli altri.

Renzo Agasso

IL TORCHIO D’ORO

A Torino nel novembre 2009 è stato assegnato a Piero Borello, ex-allievo giuseppino del Collegio Artigianelli di Torino, il premio “Il Torchio d’oro” che viene conferito a persona distintasi nel favorire la diffusione della cultura, della tecnologia grafica in Italia e nel mondo.

Di seguito la storia del premiato e meriti da lui acquisti nel campo dell’editoria, come sono stati presentati nella cerimonia di premiazione.

Questa è una storia che comincia nel lontano 1866, quando San Leonardo Murialdo, nato a Torino 38 anni prima, fu convinto da don Giovanni Cocchi a dirigere il Collegio Artigianelli di Torino, che si trovava in difficoltà. E nel Collegio Artigianelli, San Leonardo Murialdo, in mezzo a ragazzi poveri e abbandonati, svilupperà la sua pedagogia, la pedagogia Murialdina. All’arrivo del Murialdo si sviluppano i laboratori scuola in cui si insegnano soprattutto i lavori legati alla stampa (tipografi compositori e impressori, disegnatori litografi, pittori, illustratori, litografi stampatori, legatori, fonditori, oltre a meccanici, elettricisti, falegnami, sarti, ecc.).

Oggi, nel ventunesimo secolo, a Roma la Scuola Tipografica S.Pio X continua a tener viva la tradizione murialdina della buona stampa. Ma anche in molte case editrici e aziende grafiche laiche sono ancora presenti allievi degli Artigianelli, orgogliosi delle loro comuni origini educative e formative. Piace ricordare in proposito Vincenzo Tiralongo (1912-1984), fondatore della nostra Associazione Progresso Grafico. Ma tanti altri, noti e meno noti, hanno mosso i primi passi tra quei reparti nella scuola del collegio torinese. Ragazzi arrivati a mani vuote e ripartiti con l’opportunità di mettere a frutto l’insegnamento dei giuseppini. Il collegio, dunque, non è fallito. Anzi esiste ancora oggi. Grazie al Murialdo e a tutti i suoi confratelli e successori. Grazie alle migliaia di ragazzi che in tutto il mondo ne perpetuano la memoria. Grazie ai libri e ai giornali usciti da quegli stanzoni in oltre un secolo e mezzo. La “buona stampa” che ha contribuito a tener viva la fede di molti.

E qui entra in scena il nostro personaggio, Piero Borello, che all’età di 11 anni entra nel collegio Artigianelli di Torino. Incomincia così il percorso della sua formazione: pittura, legatoria, composizione, stampa tipografica. A 14 anni inizia l’apprendistato e frequenta le scuole pre-serali e serali alla Vigliardi Paravia. Lavora, va a scuola, frequenta il sindacato: viene eletto giovanissimo nel direttivo torinese della UIL grafici. Nel 1963, a 26 anni, incomincia il percorso imprenditoriale con Arti Grafiche Associate, trasformando in seguito il ramo d’azienda dalla stampa in Arti Grafiche Associate e Media. Con alcuni dipendenti fonda nel frattempo alcune aziende satellitari, Tipografia Europa, Deargraf, Legam e una casa editrice cattolica. Si interessa di problemi sociali senza distinzione; vocazioni religiose, associazioni sportive in vari sport, lavoro protetto, problemi dell’handicap, ecc.. Con i suoi collaboratori viene chiamato dai Giuseppini a partecipare ai festeggiamenti del centenario di S. Leonardo Murialdo col compito di preparare opuscoli, libri, teatro e museo. La Pia Società San Paolo lo incarica della preparazione di volumi e stampati in occasione della beatificazione i Don Alberione. E così moltissimi altri incarichi da parte di congregazioni e varie istituzioni negli ultimi nove anni, vissuti con lo stesso spirito di gioventù. Oggi la sua azienda grafica, con oltre 50 addetti, continua l’attività di grafica, prestampa, roto-offset, legatoria e logistica con i figli Paolo e Mario.

Auguri e complimenti all’ex-allievo giuseppino ed amico Piero Borello!

A cura della Redazione



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