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"Vita della Chiesa" - Mistero di un volto


Sabato 10 aprile 2010 il cardinale Severino Paletto, arcivescovo di Torino, ha aperto solennemente il tempo di esposizione della sindone, il “lenzuolo” nel quale secondo la tradizione sarebbe stato avvolto il corpo di Gesù, deposto dalla croce e messo nel sepolcro. Potrebbe essere definito l’evento religioso dell’anno, visto il richiamo che ha suscitato: in poco tempo le prenotazioni hanno raggiunto e superato il milione e mezzo di richieste. Dal 10 aprile al 23 maggio si calcola che saranno alcuni milioni i pellegrini che vedranno la sindone. Un dato che potrebbe suonare strano, dato i tempi che corriamo nella Chiesa e non solo nella Chiesa, un dato che sembra essere in contrasto con molta disaffezione, indifferenza, e, alle volte, ostilità, verso tutto quello che sa di religione e di Chiesa cattolica in specie.

Eppure ha avuto ancora una volta ragione papa Giovanni Paolo II, quando nel 2000 nella sua lettera che tracciava le linee per il nuovo millennio, così scriveva: « Il tuo volto, Signore, io cerco » (Sal 27[26], 8). L'antico anelito del Salmista non poteva ricevere esaudimento più grande e sorprendente che nella contemplazione del volto di Cristo. In lui veramente Dio ci ha benedetti, e ha fatto « splendere il suo volto » sopra di noi (cfr Sal 67[66], 3). Al tempo stesso, Dio e uomo qual è, egli ci rivela anche il volto autentico dell'uomo, «svela pienamente l'uomo all'uomo» (NMI ).

Quel volto della Sindone, sfigurato dalla passione, è anche il volto di ogni uomo, perché nella passione di Cristo in qualche modo si ritrova la passione di ogni uomo. Così si è espresso il card. Severino Poletto, arcivescovo di Torino e custode pontificio della Sindone: Il tema della esposizione della Sindone è «Passio Christi, passio hominis»: si intende in questo modo sottolineare il forte collegamento esistente tra l’immagine sindonica, impressionante testimonianza della Passione del Signore, e le molteplici sofferenze degli uomini e delle donne di oggi, perché trovino nella Sindone un sicuro riferimento di fede che rinvia alla misericordia di Dio e al servizio verso i fratelli. Un richiamo che diventa tanto più significativo nella difficile situazione di crisi occupazionale ed economica che colpisce particolarmente il territorio torinese.

Forse è questo che attira la gente: se nel volto del Signore ci sono i segni della passione dell’umanità sofferente in quel volto ci siamo un poco o tanto tutti noi. Tuttavia quel volto ha una particolare bellezza che non viene meno e rimane fonte di fiducia e di speranza. Scrive un vescovo: "Colui che è la Bellezza si è lasciato colpire in volto, sputare addosso, incoronare di spine. La Sacra Sindone può farci immaginare tutto questo in maniera toccante. Ma proprio in questo Volto così sfigurato appare l'autentica, estrema bellezza: la bellezza dell'amore che arriva "sino alla fine" e che, appunto in questo, si rivela più forte della menzogna e della violenza. Guardare e meditare il mistero del volto dell'Uomo della Sindone è una via privilegiata che conduce alla pace. Questa, infatti, incomincia da uno sguardo rispettoso, che riconosce nel volto dell'altro una persona, un fratello in umanità, non un mezzo ma un fine, un altro me stesso. Quello della Sindone è soprattutto il volto della speranza cristiana che insegna a vedere la Risurrezione dove è la Morte. Questa mostra sarà un'occasione quanto mai propizia per contemplare quel misterioso Volto che, silenziosamente, parla al cuore degli uomini, invitandoli a riconoscervi il volto di Dio".

In piazza Castello, nel pomeriggio del 10 aprile sono arrivati i 18 cavalieri della Sindone partiti da Chambery. Un viaggio di 240 chilometri, a cavallo, lungo lo stesso tragitto con cui la guardia di Emanuele Filiberto trasportò il lenzuolo nel 1578, dalla città francese a Torino, dove vi è rimasta fino ad oggi. Il mistero della sindone non è stato ancora svelato e non c’è ancora una spiegazione che dica in quale modo l’immagine del crocifisso si sia formata su di essa. Quello che sappiamo è che ogni volta che essa viene esposta, diventa richiamo per moltissima gente, occasione di interrogativi profondi, provocazione ad andare oltre perché ognuno cerca il suo volto dentro quei “segni” che potrebbero essere testimonianza del volto del Figlio di Dio, di Gesù.

Tullio Locatelli


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