Un amico del Signore, di qualità superiore, di quelli che se ne trovano pochi.
Un giuseppino esemplare, che ha vissuto in pieno la consacrazione religiosa e la missione secondo il carisma.
Un sacerdote innamorato di Cristo, del suo Cuore e dell’Eucaristia, divorato dall’ansia di farlo amare da tanti cuori.
Un apostolo dei giovani, capace di amarli e di farsi amare, con l’arte del sorriso e della bontà, della condivisione e della dolcezza.
Un paladino dell’oratorio, della sua molteplice attività aggregativa umana e cristiana, luogo privilegiato e mezzo di attrazione per la gioventù.
Un costruttore di opere, non solo a livello edilizio, ma più ancora con i mattoni della carità, il pilastro dell’umiltà e il cemento della laboriosità.
Un Angelo custode, guida spirituale e difensore del soprannaturale, fedele e combattivo, di feconda e straordinaria paternità.
Un superiore a servizio di tutti, amante della Congregazione e della Regola, esigente e comprensivo, animatore di comunità, di pace e di unità.
Un uomo tutto d’un pezzo, di una rettitudine e di una fedeltà alla volontà di Dio inscalfibile, tanto misericordioso sulle debolezze umane quanto inflessibile sui valori del Vangelo.
È fuor di dubbio che il terzo millennio in cui viviamo abbia bisogno di un personaggio come lui, con quelle caratteristiche che lo rendono più attuale e in sintonia con i nostri tempi. Fa impressione come l’odierno richiamo della Chiesa a “prendere il largo”, a puntare in alto, sulla santità, sembri far eco a quelle che sono state le mete sempre ambite e proposte da padre Angelo Cuomo. Sappiamo che non gli è bastato porsi tale traguardo continuamente davanti, ma ha voluto con tenacia coinvolgere quanti più gli è riuscito nella sua cordata. Umilmente ha fatto quello che ha potuto, con i suoi limiti umani e con la grazia divina. Merita accogliere la sua esemplarità per il nostro tempo.