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"Grandangolo" - Preti e laici


Negli ultimi tempi abbiamo assistito ad un atteggiamento sprezzante, spesso ostile,verso il mondo cristiano. Un’aggressività che ha preso di mira la Chiesa, dappertutto. Questo sentimento si è nutrito di spunti diversi (la validità del celibato sacerdotale, la pedofilia, la manipolazione della figura di Gesù, la complicità nell’Olocausto,le speculazioni finanziarie): la lista dei capi d’accusa è pressoché infinita, quasi si volesse arrivare ad una resa dei conti con una presenza giudicata ingombrante.

In una lucida riflessione apparsa sul “Corriere della Sera”, Ernesto Galli della Loggia, studioso laico e lontano dagli ambienti cristiani, tra i tanti e assai complessi motivi che stanno dietro questo atteggiamento ne cita tre. Li riassumo. “Al primo posto l’ingenuità modernista, l’illuminismo divenuto chiacchera da bar. Ci piace pensarci compiutamente moderni, e modernità sembra voler dire che gli unici limiti legittimi siano quelli che ci poniamo noi stessi. Le vecchie autorità sono tutte morte e al loro posto ha diritto di sedere solo la Scienza. Che cosa c’entrano dunque la religione con i suoi comandamenti, i preti con i loro divieti? E poi –ecco un secondo motivo – la Chiesa e tutto ciò che la riguarda ricadono nella condanna liquidatoria del passato. Sempre più diffusi l’ignoranza della storia, dei contenuti reali delle questioni e l’antistoricismo, l’applicazione dei criteri di oggi ai fatti di ieri: da cui la ridicola condanna di tutte le malefatte, le uccisioni e le incomprensioni addebitabili al Cristianesimo, a maggior gloria di un eticismo presuntuoso che pensa di avere l’ultima parola su tutto. E da ultimo il disincanto della secolare antropologia italiana , e cioè il fondamento limaccioso, il cinismo che sa come va il mondo e dunque no se la beve; che appena sente predicare il bene sospetta subito del male; che ha il piacere dello sporco, del proclamarne l’ubiquità e la forza”.

Fortunatamente – e lo sappiamo – non tutto è come il quadro descritto dallo scrittore ma è indubbio che l’idea cristiana , nel suo complesso, deve misurarsi in un terreno diverso rispetto al passato. Non fosse altro che per ragioni numeriche. Sapendo poi che “gli uomini preferiscono le tenebre alla luce”, parole di Giovanni che Giacomo Leopardi mette in cima a “ La ginestra”: quel tratto che per principio non può credere in alcuna cosa che cerchi la luce, che miri oltre e tenga lo sguardo rivolto in alto, perché ha sempre bisogno di ridurre tutto alla sua bassezza.

Non è facile inserirsi nel coro o cambiare il suo orientamento, ma si deve provare con libertà e secondo le proprie convinzioni. È vero che certi attacchi formano l’opinione pubblica. Ma non è solo così. C’è una percezione che non è dipendente dai media. La gente sa cos’è la Chiesa , perché la conosce, l’ha vissuta, ne vede i volti, tutti i giorni. Julien Sorel in “Il rosso e il nero” di Stendhal esclama a un certo punto: “Ah! Se trovassi un prete, un vero prete!” Ancora oggi, più che mai, c’è bisogno di bussare a quella porta.

Giuseppe Novero



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