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P. Gino Bisigato (7/7/1929-17/9/2006)


anni 77

Maserada sul Piave (TV), 7 luglio 1929

Roma, 17 settembre 2006



Domenica 17 settembre, nel giorno del Signore, si è conclusa la vicenda terrena di

p. GINO BISIGATO

della comunità della casa generalizia.

Dopo una vita di amoroso ed appassionato servizio alla nostra famiglia religiosa, anche in posti di grande responsabilità, il Signore gli ha chiesto una fede grande che gli consentisse di vedere, attraverso il male che consumava ogni giorno di più il suo fisico, la morte che si avvicinava.

P. Gino ha vissuto la sua malattia non come una prova, ma come un dono, acco­gliendo la "sfida" che il Signore gli aveva lanciato e così, mentre si spegneva ogni giorno di più la sua forza fisica, si rinvigoriva quella morale e più grande si faceva la sua fede.

È andato incontro alla morte come ad un compimento, ad un incontro con il Signore amato per tutta la vita, un incontro pregustato in tanti anni di sacerdozio nella preghiera e nella celebrazione dell'Eucaristia; un incontro desiderato negli ultimi mesi di prova; un incontro vissuto nella serenità e nella pace: l'occhio della fede di p. Gino già vedeva oltre la morte e il suo cuore era già immerso nell'oceano della divina Misericordia.

Quando il Signore lo ha chiamato, nella mattina di domenica 17 settembre, ai con­fratelli presenti, al personale della casa generalizia, alle suore, la sua morte è parsa dav­vero "naturale", così naturale da rivelare in pieno il suo aspetto soprannaturale. Del resto p. Gino si era preparato all'incontro: i medici, che negli ultimi mesi ci avevano annuncia­to il progredire inarrestabile della malattia, ce lo avevano detto più volte: "Non sappiamo quando finirà la sua vita, ma vediamo che è pronto".

P. Gino ha chiuso gli occhi nella sua e nostra casa generalizia, circondato dalla pre­senza affettuosa di chi negli ultimi tempi gli è stato vicino con affetto e premura e questo è stato un dono per lui, che così tanto ha amato la comunità e la Congregazione.

Quando l'ho salutato, qualche giorno prima della sua morte, partendo per la mia visita all'Ecuador, p. Gino mi ha chiesto la benedizione ed io l'ho chiesta e ricevuta da lui e poi insieme ci siamo affidati alla Vergine Maria: porto con me quella benedizione che è per tutta la Congregazione che p. Gino ha servito e amato.

Le ultime parole che mi ha detto sono proprio queste: "Sono giuseppino da quando avevo 13 anni e sono contento di esserlo stato e di esserlo per sempre".

P. Gino era nato a Maserada sul Piave (Treviso), aveva fatto il noviziato a Vigone, nell'anno 1946/1947, la professione perpetua nel 1952 ed era stato consacrato sacerdote a Venezia, il 29 giugno 1957.

Ha servito la Chiesa e la Congregazione a Ponte di Piave, Arcugnano, Civezzano come insegnante; dal 1970 al 1988 era stato in comunità in casa generalizia, prima come animatore dell'ufficio della gioventù, quindi come consigliere generale, nei due sessenni, dal 1976 al 1988.

È stato superiore della provincia veneta dal 1988 al 1994, quindi direttore, per tre anni, dell'Istituto Turazza di Treviso, per ritornare definitivamente in casa generalizia come direttore, fino al 2003, e postulatore della causa di don Reffo.

Il p. Luigi Pierini, che ha presieduto la celebrazione eucaristica nelle esequie, duran­te l'omelia della messa, ha ricordato e messo in rilievo le caratteristiche di don Gino, con queste parole: "Di d. Gino vogliamo ricordare la fedeltà alla sua consacrazione religiosa e alla Regola, la disponibilità nel servizio ai giovani e ai confratelli, specie nel campo della formazione e dell'animazione giovanile; la cura della propria formazione continua per rispondere coerentemente alla fiducia che i superiori riposero in lui, fin dai primi anni del suo ministero educativo e pastorale; la generosità nell 'offrire la ricchezza della sua anima a genitori ed educatori, particolarmente a tante comunità religiose femminili che, conoscendo la sua preparazione, lo hanno ricercato come padre spirituale, predicatore di esercizi e ritiri, confessore e consulente pedagogico; il senso dell 'amicizia personale, donata e ricambiata con naturalezza costante; il carisma di una carità attenta a tanti bisogni e necessità di poveri, verso i quali ha saputo indirizzare la generosità dei suoi amici e benefattori.

Il Signore soltanto conosce l'ampio spazio che p. Gino ha dedicato ali 'ambito della carità: un 'attività di cui era geloso ma che lo ha fatto anche molto soffrire, avendo incon­trato insieme a veri bisogni, anche forme di incomprensione e di cattiveria,

Nessuna opera di bene in questo mondo è priva di rischi e difficoltà; anche ap. Gino non sono certo mancate le prove, specie nell 'esercizio dei suoi compiti di responsabilità, come consigliere generale e superiore.

A noi spetta di far tesoro del suo insegnamento, affidando al Signore il compimento dei suoi desideri di apostolato sacerdotale e giuseppino, specie il buon proseguimento della causa di beatificazione del nostro confondatore, il Servio di Dio p. Eugenio Reffo, di cui p. Gino era postulatore".

Quanti esempi e quanti insegnamenti per tutti noi dalla vita di d. Gino, e quanto attuali!

Quando a Quito ho ricevuto la notizia della morte di d. Gino ho provato, insieme la tristezza di una partenza e la gioia di un compimento.

Così, pur nel dolore per aver perduto una padre ed un fratello, resta in tutti noi una pace e una serenità grande. Più che la tristezza per la sua partenza per il cielo, sentiamo il cuore colmo di gratitudine al Signore e a d. Gino per quanto egli ha donato alla nostra famiglia religiosa come servizio e soprattutto come esempio di dedizione e di apparte­nenza.

Resta per tutti noi l'impegno a custodire nel nostro cuore e nella nostra vita il suo esempio e i suoi insegnamenti.

Restiamo uniti nella preghiera e nel ricordo dei nostri cari fratelli, che nel cielo con­tinuano a pregare e a vivere per noi.

Roma, 17 ottobre 2006 - nel trigesimo

d. Mario Aldegani

PADRE GENERALE

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