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P. Virginio Ponso (4/7/1916-17/7/2006)


anni 90

Grumolo delle Badasse (VI), 4 luglio 1916

Vicenza, 17 luglio 2006



Ed ecco che in una sera d'estate anche il nostro caro d. Virginio se n'è andato. Veramente aveva cominciato ad andarsene già una decina d'anni fa, quando la memoria lo aveva gradualmente abbandonato, quando il morbo di Alzaimer lo aveva preso nelle sue spire e ridotto ad un bambino bisognoso di tutto: udopo una vita di attività, non si basta più a se stessi - agli inizi della sua malattia mi andava ripetendo con un po' di amarezza -ho bisogno di tutti, per vestirmi, per pregare, per celebrare,..'". Il Signore ha voluto che vivesse i suoi ultimi anni così, come un bambino, come quei bambini cui aveva dedicato tutta la sua vita, geniale e spiritoso maestro di scuola elementare. D'altro canto, lo sap­piamo, chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà.

Una vita lunga quella di d. Virginio: 90 anni! Era nato in piena prima guerra mon­diale. Entrato giovanissimo nel nostro seminario di Montecchio Maggiore (VI), era parti­to per il Noviziato a Vigone (TO) nel 1933. Nel 1934, sempre a Vigone (TO) aveva fatto la sua prima professione. A Oderzo nel 1940 la professione perpetua e ordinato sacerdote in tempo di guerra (la seconda) a Cesena il 3 giugno del '44. Era prete da 62 anni! La guer­ra in un qualche modo è stata presente alle due tappe più importanti della sua vita. E non è che anche questa terza tappa, la morte, avvenga in un mondo rappacificato: venti di guer­ra, di violenza, di massacri di vittime innocenti, spirano sempre più forti, appena fuori dalla porta di casa nostra e con il timore che arrivino anche dentro.

Due fondamentalmente i luoghi del suo apostolato: Cesena dove ha fatto il tirocinio da giovane studente e dove poi ha vissuto il suo primo sacerdozio fino al 1960, e qui, Vicenza, dal 60 ad oggi. La sua attività: maestro di scuola elementare, il maestro di una volta, che sapeva tutto, che doveva intrattenere sempre gli stessi bambini per sei ore al giorno, vincendo la loro noia, il loro lasciarsi andare... Di qui il suo spirito arguto, dalla battuta facile, la sua creatività, fantasia. Di qui anche la sua curiosità mai paga. E poi assi¬stente, come si diceva allora, dell'Azione Cattolica, degli scouts, degli ex allievi, e anco¬ra i chierichetti,... e avanti sempre. Giornate piene quelle dei nostri confratelli di un tempo, non dovevano esserci momenti vuoti, momenti per sé, se non il tempo di preghiera. La laboriosità era il suo, il loro, credo. Forse anche troppo. Una laboriosità che in d. Virginio era condita di giovialità, di facezie, sembrava che le studiasse di notte! E tutto per aggan¬ciare o tenere agganciati i suoi "ragazzi", anche quelli già padri di famiglia. Il suo modo di essere "buono": aveva solo pensieri di benevolenza, parole di benevolenza, anche quan¬do doveva correggere. Correggeva più spesso con una caramella, con una smorfia, con una arguzia. Il suo universo era quello dell'infanzia. Per i bambini dimenticava se stesso, dimenticava le sue preoccupazioni. Pensare a loro e a ciò che poteva fare loro piacere, seminare gioia, gusto di venire in patronato. Interessarsi delle famiglie dei suoi alunni,.., con simpatia. Nei pochi appunti che ho rintracciato (tutti relativi ai suoi primi anni di sacerdozio) scriveva: "Sorridi a tutto, anche quando ti senti debole, mal disposto. Il meri­to sarà maggiore", "sii sempre accogliente verso gli altri. Questa è la tua forma di cari­tà". E ancora: "Perché così spesso tanto fiele, tanto sdegno, tanta indifferenza, quando basterebbe un po' di vera simpatia ad avvicinare gli animi e ad aprire i cuori? " Altrove: "Ovunque mi trovo, mi sforzerò di essere un testimone della benevolenza divina verso tutti. Questa benevolenza è fatta di rispetto e di amore, di ottimismo e di fiducia. Ci pos­sono essere coloro che ne abuseranno, ma non sarà la maggioranza... " "Tutto sta nel modo: un sorriso amabile, un'accoglienza benevola, una gentilezza gratuita... Quante cose possono essere per molti altrettanti raggi di sole. Un raggio di sole sembra una cosa senza consistenza; ciò non di meno illumina, riscalda e risplende ". Sono espressioni che lui cercava di mettere in pratica, sono frasi che costringono anche noi a un po' di esame di coscienza. D'altro canto, lo sappiamo, ogni vita è una Parola che Dio pronuncia e se ce la fa incontrare è perché questa Parola, questa vita, ha qualcosa da dire a me, mi sta inter­pellando, mi si sta proponendo. Soprattutto nel momento in cui, liberata dal peso e dai limiti del corpo, si libra davanti a noi così come Dio l'ha pronunciata, senza veli e senza condizionamenti.

Visto così, il d. Virginio che sta già nella gioia e nella gloria del Padre, ci insegna che cosa significa amare in modo pratico e concreto. Infatti è nelle umili azioni della vita quotidiana che si verifica l'autenticità di una carità che è prolungamento ed espressione di quella di Cristo. Per d. Virginio e per noi consiste nel desiderare e cercare che intorno a noi tutti siano felici, consolati, confortati. D'altro canto, a che serve vivere, se non per crescere nell'amore? A che serve morire, se non per realizzare eternamente il proprio amore e realizzarsi per sempre in esso? Ora d. Virginio è nella luce, all'incontro per cui è stato creato, ha lavorato, ha sofferto. Il nostro incontro per cui siamo stati creati, lavo­riamo e soffriamo. Lui ora è nella gioia senza fine: un'anima irradiata di luce e di amore, che vive in pienezza lo slancio, l'offerta di tutto il suo essere per Dio e per il prossimo. Gusta questa gioia infinita e sta ricevendo dal Padre ogni luce e ogni gloria. Per lui non c'è più sofferenza, né ignoranza, né malintesi, né equivoci, né meschinerie, ma azione di grazie filiale verso Dio e azione di grazie fraterna. Infatti, lo sappiamo bene, la morte (soprattutto ad una certa età) più che una partenza, è un arrivo, con più ricongiungimen­ti che separazioni. D. Virginio sta ritrovando tutti i suoi affetti, familiari e amicali. Sta rivedendo i minimi avvenimenti della sua vita terrena nella sintesi dell'amore che li ha permessi, trasfigurati, purificati, sta riconoscendo tutti coloro che ha beneficato e da cui è stato beneficato. Davanti a lui è squadernato in tutta la sua evidenza, per noi ancora misteriosa, il piano amorevole che Dio ha per ciascuno e ci sorride, amiccando con il suo occhio furbesco.

Abbiamo un altro protettore accanto a Dio che prega per noi e ci compatisce. Il suo corpo terreno riposa nella nostra tomba di famiglia nel cimitero maggiore di Vicenza

Vicenza, 20 luglio 2006

p. Ferruccio Cavaggioni

VICARIO PROVINCIALE



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