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P. Giovanni Guzzonato (20/8/1916-3/1/2006)


anni 89


Carré (VI), 20 agosto 1916
Thiene (VI), 3 gennaio 2006


Da qualche giorno p. Giovanni era ricoverato presso l'ospedale di Thiene a causa di un tumore che gli aveva occluso l'intestino. L'età e la malattia non facevano presagire nulla di positivo. È morto nella mattinata del 3 gennaio assistito dai suoi nipoti che gli si erano stretti intorno in questi ultimi tempi di vita.

Nato a Carré (VI), culla di tante vocazioni giuseppine, il 20 agosto 1916, bambino era entrato nella scuola apostolica di Montecchio Maggiore (VI) per gli studi ginnasiali e, dopo il noviziato a Vigone (TO), vi aveva emesso la prima professione il 4 ottobre 1935. La professione perpetua la fece a Montecchio Maggiore il 27 settembre 1941 dove era stato inviato dopo gli studi superiori per un periodo triennale di esperienza pratica. Compiuti gli studi teologici a Viterbo, fu ordinato sacerdote a Vittorio Veneto (TV) il 29 giugno 1945.

Questi i luoghi che segnano le tappe della vita di d. Giovanni da quando, lasciato il suo paese, ha consacrato la sua vita all'annuncio del Vangelo ai piccoli, vivendo le sue giornate in un contatto quotidiano con le piccole o anche grandi esigenze di presenza, di attenzione, di cura, che domandano i ragazzi ai loro educatori:

Modena - S. Cuore, come insegnante di prima media (1945 - 46);

Padova - Camerini Rossi, insegnante nelle elementari (1946 - 47);

Dopo un breve passaggio per Enego (orfanotrofio) per motivi di salute, fu ad Arcugnano sempre con l'orfanotrofio dal 1947 al 1950; di qui un anno all'Ist. Brandolini Rota di Oderzo e quindi a Thiene - Patronato S. Gaetano dal 1951 al 54. Da Thiene fu tra­sferito a Vicenza sempre in Patronato (Leone XIII) ove rimase dal 1954 al 1957, anno in cui gli fu chiesto di passare a Roma presso la Parrocchia dell'Immacolata. Vi rimase un solo anno perché chiamato ad occuparsi dei convittori del collegio Murialdo di Riva del Garda. Qui rimase fino al 1960, anno in cui ritornò ad Oderzo con compiti di segreteria e assistenza. Nel 1962 lo troviamo al Patronato del Santo di Padova come insegnante e nel 1966 all'Istituto Camerini Rossi sempre a Padova. Qui trascorse un anno poi passò al Costantino di Mirano, ancora un anno, per approdare infine all'Istituto Turazza di Treviso (1968) ove rimase fino alla chiusura della comunità (1997). Dal 1997 si trovava in comu­nità a Thiene (Patronato S. Gaetano).

I funerali, celebrati nella chiesa parrocchiale del suo paese natale (Carré) lo hanno ricondotto nella chiesa della sua infanzia, dove è stato battezzato, dove ha imparato a conoscere il Signore, dove era tornato novello sacerdote tanti anni fa per celebrarvi una delle sue prime messe. Qui si è chiusa la sua giornata terrena, ed è stato come un tornare all'infanzia, al rinascere dall'alto, ad entrare nel Regno facendosi toccare ed abbracciare da quel Gesù che ha annunciato nella sua vita. È stato questo il suo ultimo dono, la sua ultima predica, il suo ultimo vangelo da sacerdote, da educatore, da uomo tra gli uomini: fatevi bambini, fatevi abbracciare e benedire dal Signore per entrare nel Regno.

D. Giovanni ha nascosto dentro di sé quel bambino bisognoso di cura e di tenerezza che è dentro ognuno di noi e tante volte l'ha nascosto dietro una corteccia ruvida, che era, forse, il suo messaggio più forte, di quanto fosse grande il suo bisogno di sentirsi ricono­sciuto e accolto. Prova ne è quel suo frequente tornare al suo paese, a casa sua, all'affetto dei suoi familiari. Nonostante il pericolo delle strade, nonostante il freddo impossibile del­l'inverno o la canicola estiva, lui inforcava la sua bicicletta e pedalava, verso Carré, verso casa. Lì si sentiva accolto, amato e lo si è visto durante i giorni della sua malattia e della sua degenza il ospedale: i suoi familiari gli si sono stretti intorno e lo hanno seguito con tanta premura e delicatezza.

Aveva una sua maniera di esprimere quel suo mondo bambino: dedicandosi al gusto dei colori nel dipingere quadri, nel miniare pergamene con pazienza e minuziosa preci­sione; ricordando gli angoli belli delle città dove aveva vissuto; con una sua spiritualità semplice, distante da ogni complicazione intellettuale. Spesso sembrava provocare la tua "cultura" per il gusto di farsi provocare da te e così vedere quanto stavi al gioco; se ci riuscivi, finiva per premiarti con uno dei suoi rari sorrisi.

L'ultimo breve, ma veramente duro, capitolo della sua vita, la malattia e la morte, ci ha davvero rivelato il bambino nascosto dietro al suo distacco e al suo riserbo. Il dolore ha fatto saltare ogni resistenza e il suo povero corpo afflitto non voleva più lasciare le mani che lo stringevano; ringraziava delle carezze affettuose che gli venivano prodigate. Come un bambino non poteva più parlare, ma implorava con gli occhi di essere capito. Ecco l'ul­timo e prezioso vangelo di d. Giovanni: siate bambini nel cuore, perché solo così si può scoprire e vivere la grande verità che ci è stata rivelata: siamo figli di Dio.

Forse, caro d. Giovanni, le nostre carezze sono state impotenti, ma adesso la carezza del Padre te lo ha rivelato in pienezza e per sempre: sei figlio Suo, godi del Suo amore e del Suo sorriso.

Così ti abbiamo ricordato mentre ti accompagnavamo alla sepoltura nel cimitero del tuo paese natale e così vogliamo ricordarti.

Carré, 7 gennaio 2006

[omelia di d. Fidenzio Nalin]



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