I Giuseppini da 30 anni in Sierra Leone, da 25 in Guinea Bissau e da 10 in Ghana
Intervista a d. Mariolino Parati (responsabile della Delegazione nel continente nero)
Ciao, d. Mariolino! Nel 2009 tre anniversari in un colpo solo?
Sì, sono gli scherzi del calendario! Una bella coincidenza. Anche se quando si celebrano queste ri-correnze si può pensare che si stia invecchiando. Ma con l'Africa il problema non esiste, perché questo è davvero un continente giovanissimo, così come la presenza dei Giuseppini, ricca di speran-ze. Già qualche anno dunque, ma non li dimostra davvero!
Puoi dirci in pochi flash la storia di queste presenze della Congregazione?
Il primo arrivo dei Giuseppini in Africa è avvenuto in Libia nel secolo scorso, anche se quella pre-senza è durata solo alcuni anni. E' stato poi nel 1979 che l'allora Provincia Veneta decise di aprire una nuova missione nel West Africa e la scelta cadde sulla Sierra Leone; nel 1984 si aggiunse poi la Guinea Bissau, per iniziativa della Provincia Piemontese. Sono stati anni di grande entusiasmo mis-sionario, con tante iniziative in moltissime opere, con iniziative di solidarietà, raccolte di offerte e materiali, allestimento di containers, … In Ghana si arrivò invece nel 1999 per trasferire in ambien-te più tranquillo i nostri seminaristi, disturbati altrimenti dalle vicende belliche.
Quindi siete nati da una costola della provincia italiana?
Be', se ti piacciono le immagini bibliche, sì. Dobbiamo molto all'Italia perché è la madre che ci ha generato, ma, ora che siamo diventati una provincia indipendente, l'Italia continua ad essere l'amica e la sorella maggiore, che ci vuol bene e ci sostiene (e non solo economicamente). Ma devo dire che negli ultimi anni abbiamo stabilito anche un legame più stretto con la Provincia Brasiliana soprattut-to per le affinità linguistiche con la Guinea Bissau; e poi con l'India e gli USA dove pure si parla inglese. Sentiamo una profonda gratitudine per quello che abbiamo ricevuto, e siamo felici di aver cominciato anche a dare.
Qualche nome da ricordare?
Be', quando si fanno i nomi, si dimentica sempre qualcuno. E la lista di chi ha messo qualcosa di suo perché queste presenze dei Giuseppini in Africa nascessero e si sviluppassero, sarebbe davvero infinita: dai confratelli che hanno speso buona parte della loro vita, ai volontari che sono stati qui per pochi giorni o per anni; da chi ha promosso iniziative di solidarietà soprattutto in Italia con una fantasia incredibile; dai tanti benefattori che ci hanno offerto denaro e materiali, alla povera vedova o al bambino a scuola, che hanno raccolto i loro spiccioli con un sentimento di amore e di dono davvero commovente. Comunque mi sembra giusto ricordare almeno il nome dei Giuseppini pio-nieri e fondatori: p. Lino Barbieri, p. Antonio Maculan e p. Tarcisio Riondato, partiti per Lunsar (Sierra Leone) nel 1979; p. Giovanni Martelli e p. Lorenzo Vanini, arrivati a Bula (Guinea Bissau) nel 1984; e p. Giuseppe Cavallin e p. Luigi Cencin, giunti a Ejisu (Ghana) nel 1999. A loro va la nostra gratitudine, per la pagina di storia che con umiltà hanno scritto e per quanto hanno seminato.
Con quale spirito si sta preparando la Delegazione Africa, titolata a san Giuseppe, a vivere questi anniversari?
Credo con lo spirito della riconoscenza e della disponibilità. Riconoscenza per il bene davvero im-menso e incalcolabile che è stato fatto da Dio, grazie all'opera dei Giuseppini e di una schiera infini-ta di benefattori, amici, volontari e collaboratori. E disponibilità per la voglia di continuare ancora a camminare con gioia e speranza a fianco dei nostri amici africani. Per dirla con un inglese facile e comprensibile a tutti: "For the past: thank you! For the future: Yes!". Poi naturalmente ci si prepara anche con gli ingredienti immancabili delle proverbiali feste locali: celebrazioni, canti, suoni, dan-ze, tamburi, cibo,… In queste cose, lascia fare agli africani e vedrai che festa!
Quanto vi hanno segnato le guerre in Sierra Leone e in Guinea Bissau?
Direi: molto. Soprattutto, ovviamente, quelli che le hanno vissute in prima persona. Ci sono confra-telli che sono stati rapiti, altri che sono scappati per giorni e notti nei boschi, braccati dai ribelli, al-tri che hanno visto depredare e distruggere le missioni e le attività realizzate con anni e anni di duro lavoro, altri ancora che hanno raccolto decine di cadaveri e soccorso decine di feriti gravi nel cortile della nostra missione devastata dalle bombe… Però devo dire una cosa: sono ammirato per il pudo-re con cui i confratelli parlano di queste cose: non cercano facili glorie, non vogliono presentarsi come eroi, ma, in perfetto stile murialdino, continuano "curvi" sul loro lavoro a farsi compagni di strada di questa gente. Era forse la prima volta che la Congregazione viveva così da vicino espe-rienze tanto cruente e dolorose: ne è uscita a testa alta, scegliendo di rimanere vicina ai suoi poveri; e questo, nessuno qui lo ha più dimenticato.
E oggi com'è la situazione nei paesi in cui operate?
Mi sembra nettamente migliorata. Certo, restano notevoli ritardi nello sviluppo socio-economico, gravi carenze soprattutto nella sanità e nel campo educativo, così come non mancano casi sporadici di violenza, resta la piaga della corruzione, … Ma il lavoro dei missionari e di altri enti laici, la maggior consapevolezza delle generazioni più giovani, qualche azzeccato intervento internazionale, stanno determinando una situazione più pacifica, meno esposta a rischi di conflitto tribale, più re-sponsabile e democratica nell'azione di governo, qualche incoraggiante segno di sviluppo.
E la Chiesa cattolica?
Cresce. Anche se con un passo diverso nella varie nazioni. Indubbiamente c'è una fioritura vocazio-nale, per certi versi anche sorprendente, ma soprattutto una forte domanda di catechesi e di accesso al battesimo, specie tra i giovani. Credo che per molti di loro "cristianesimo" stia diventando sino-nimo di maggiore libertà, di progresso, di apertura internazionale; qualità che a volte sentono man-canti nell'Islam o nella religiosità tradizionale del villaggio. Certo occorre prudenza, discernimento delle motivazioni, formazione, ma vedere una chiesa zeppa principalmente di giovani, oppure in-contrare così tanti ragazzi che vogliono unirsi a te per diventare religiosi o sacerdoti, non può che allargarti il cuore: come cristiano, come prete e come Giuseppino!
Molti volontari, venendo in Africa, hanno scritto una delle pagine più memorabili della loro vita, sia che siano venuti per poche settimane, che per qualche mese o anno...
E' vero. E siamo contenti di aver contribuito a far vivere ad oltre un migliaio di loro un'esperienza indimenticabile. Ma anche la loro presenza ha fatto bene a noi, non solo per quanto di concreto è stato realizzato, ma soprattutto per quanto di umanamente e cristianamente bello è stato condiviso.
Ci sono varie associazioni e istituzioni che vi sostengono, vero?
Sì, tante; e non solo italiane. In particolare l'ENGIM-ONG, gli Amici della Sierra Leone, gli Amici della Guinea Bissau e poi altre legate a singoli missionari. Ma ci sono anche altre ONG o enti di al-tri paesi del mondo … è una catena di solidarietà che non sai più dove finisce, ma che produce frutti impensabili di bene.
Ora che la Delegazione Africa sta muovendo i primi passi con le sue gambe, quali sfide intra-vedi all'orizzonte?
Eh, più d'una! Quella dell'internazionalità, ad esempio, tracciata dai nostri ultimi Capitoli, Generale e di Delegazione. Quella della formazione iniziale per i nostri seminaristi. Quelle delle attività pa-storali e sociali che conduciamo, così come il cammino verso una maggiore autosufficienza econo-mica. Ma forse quella più importante è di saper vedere il bene che c'è e farlo crescere a dismisura. Perché presentare sempre un Africa che soffre, che piange, che ha fame o sete, o che è nuda e pove-ra? L'Africa è ricca di risorse, di speranze, di vocazioni, di crescita della Chiesa...Noi cerchiamo il bene, che qui c'è già nel cuore di tanti, per esaltarlo: il sorriso, la voglia di progredire, il senso della gioia e della festa, l'amore per la famiglia, il rispetto per l'autorità, la sensibilità religiosa,..
D. Mariolino, cos'è che ti sorprende di più di questa esperienza che stai vivendo in Africa?
Il bene che si fa a tanti … e il bene che ci vogliono in tanti, sia in Africa che altrove. Avere la con-sapevolezza di fare del bene e sentirsi così amati è ogni volta una specie di miracolo che si rinnova nel cuore. C'è qualcosa del tocco e della carezza di Dio nell'incontro con questa gente e nel dare la vita per loro.
Un messaggio per i lettori di "Vita Giuseppina", che volessero contattarti o aiutare …
Il mio indirizzo e-mail (mariolino@murialdo.org) è il modo migliore per tenersi in contatto e defi-nire eventuali aiuti. Grazie fin d'ora!
I NUMERI della DELEGAZIONE AFRICA
➢ 46 i confratelli (di cui 22 di voti temporanei)
➢ 38 gli anni dell’età media
➢ 43 i seminaristi (dai postulanti ai teologi)
➢ 6 le comunità presenti in 3 nazioni
➢ 10 le nazionalità tra i confratelli e i seminaristi (Sierra Leone, Guinea Bissau, Ghana, Italia, Brasile, Nigeria, Benin, Ecuador, India, Inghilterra)
➢ 800 circa gli allievi nei 4 CFP di Lunsar, Bula, Bissau e Kissy
➢ 1100 circa gli allievi nelle 2 scuole secondarie di Lunsar e Bula
➢ 150.000 circa gli abitanti delle nostre parrocchie di Bissau, Bula e Kissy
➢ 4500 i giovani catecumeni nella nostra parrocchia di “S. Antonio di Bandim” a Bissau
➢ 50 i ragazzi delle Case famiglie della Sierra Leone
➢ Oltre 1000: i volontari e i visitatori giovani o adulti venuti per brevi o lunghi periodi
➢ 2000 circa le adozioni a distanza
➢ 450 circa i pozzi realizzati in villaggi di Sierra e Guinea (specie zone di Lunsar e Bula)
➢ 140 circa le piccole cooperative agricole create nei villaggi di Sierra Leone e di apicoltura in Guinea Bissau
➢ E poi: piccole scuole edificate nei villaggi, chiese e cappelle, magazzini, laboratori e capannoni per cooperative di ex-allievi, ambulatori e centri medici, corsi di alfabetizzazione, sostegno eco-nomico per le tasse scolastiche e le cure mediche, aiuto ad amputati e poliomielitici, …
SIERRA LEONE
Capitale: Freetown
Superficie: 71.740 km²
Popolazione: 6.144.562
Speranza di vita 40,6 anni
Mortalità infantile: 156 per 1000 nel primo anno di vita
Tasso alfabetizzazione 30,3%
PIL pro capite annuo: 692 dollari
Moneta: Leone; 1 € = 4000 Leoni circa
Lingua ufficiale: inglese (comunemente il Krio)