Chions
del Friuli (PO), 16
novembre 1914
Santa Margherita Ligure (GE), 30 dicembre 2006
Tempo di fede e di speranza
In questi
giorni di Natale siamo invitati a contemplare un Bambino e a riconoscere in Lui
il Figlio di Dio fatto uomo per la nostra salvezza. La fede ci invita ad andare
oltre quella capanna: Gesù è venuto perché
noi potessimo nascere una seconda volta e per sempre come Figli di Dio,
grazie alla sua morte e risurrezione.
Alla
notizia della morte di p. Gino la nostra mente e il nostro cuore hanno concentrato
la loro attenzione su questo nostro confratello di 92 anni, che il Signore ha
chiamato a sé. Tuttavia il nostro sguardo al mistero del Natale ci aiuta a
guardare e a vivere da cristiani questo momento di distacco e di inevitabile
dolore.
Siamo
chiamati a vivere questo momento con il cuore pieno di serenità: il Signore non lascia solo chi lo ha servito per tanti anni,
offrendo la sua vita nella consacrazione religiosa e spendendola per i
fratelli, specie per i giovani; chi ha amato con un cuore da bambino,
come faceva d. Gino nella semplicità delle parole e dei gesti, ha certo un
posto accanto al Bambino di Betlemme.
Per la messa nel giorno dei suoi funerali abbiamo scelto il vangelo
delle beatitudini perché chi le ha scelte come programma di vita, oggi possa
godere dell'unica beatitudine che conta,
quella della comunione con Dio per sempre; questo ci colma il cuore di speranza.
Riconsegnando al Signore il nostro caro p. Gino, abbiamo avuto la
certezza che stavamo celebrando un
compimento, una realizzazione, il culmine di un cammino vocazionale vissuto con fedeltà schietta e sincera nella
sua lunga giornata di laboriosità giuseppi-na.
La sua vita
Padre Luigino (ma da tutti chiamato Gino) è nato a Chions (Pordenone) il 16 novem¬bre 1914 e ivi fu battezzato la vigilia della Immacolata.
Dopo gli studi dai Giuseppini del Murialdo al Brandolini-Rota di Oderzo, quindi¬cenne arriva a Montecchio Maggiore per un anno di postulato (1929-1930). Quindi compì il noviziato a Rivoli dove professò per la prima volta il 28 agosto 1931. Dopo gli studi a Ponte di Piave (1931-1933) ha compiuto il suo tirocinio a Bergamo, presso l'allora Orfanotrofio Maschile: tre anni intensi (1933-1936), belli, indimenticabili. Quindi il chie¬rico Gino fu a Viterbo per compiere gli studi teologici al seminario della Quercia.
Il 24 luglio 1937 professò in
perpetuo ad Albano e a Roma divenne sacerdote il 23 giugno 1940. Una settimana
dopo cantava messa al suo paese. Fu sacerdote novello a Rivoli, Torino,
(1930-1932) e subito insegnante di matematica; giovane direttore a Santo Stefano Belbo, Cuneo, (1942-1945). Quindi un anno
direttore a Bergamo (1945-1946), fu un anno di passione e di sofferenza.
Poi fu destinato come insegnante di matematica a Santa Margherita Ligure,
Genova, (1946-1948), a Ponte di Piave, Treviso (1948-1952); torna ad essere direttore al Camerini Rossi di
Padova (1952-1958), con l'impegno di essere economo provinciale (1955-1957).
Dopo la esperienza di direttore e parroco a Bologna, durata solo un anno
(1958-1959), e dopo un breve periodo a Montecchio Maggiore, Vicenza, lo troviamo direttore a Treviso
(1959-1963), poi a Montecchio Maggiore (1963-1968). Quindi p. Gino fu
inviato al pensionato di Padova (1968-1969), di nuovo a Montecchio Maggiore (1969-1970), a Cesena come direttore per un anno
(1970-1971). In questo anno scrisse una lettera chiedendo di non essere
più direttore: desiderava essere a tempo pieno tra i ragazzi a scuola e in
cortile, piuttosto che dietro ad una scrivania in un ufficio o impegnato a
"litigare" con qualche amministrazione. Fu accontentato mandandolo a Enego, Vicenza, (1971-1973), poi a Thiene
(1973-1984), e quindi per la terza volta a Bergamo dal 1984 al 2001. Gli
ultimi cinque anni li trascorse nella comunità di Santa Margherita Ligure,
dedicandosi alla preghiera e alla vita fraterna, ai contatti con confratelli
ed ex allievi, sempre attento alla vita di congregazione, mai tralasciando di
fare ogni giorno alcuni esercizi di matematica per tenere sveglia la memoria e
attenta la mente. Sul suo tavolo sono rimasti gli ultimi quaderni pieni di
esercizi algebrici e matematici.
Pochi giorni di malattia segnati soprattutto da una ischemia cerebrale
lo hanno portato alla morte,
sopraggiunta alle ore 1.30 del 30 dicembre 2006. Il giorno prima tutti i
confratelli della comunità si erano raccolti attorno a lui per salutarlo nel
Signore con il sacramento dell'unzione degli infermi.
Abbiamo
pregato per p. Gino a Santa Margherita Ligure la mattina del 2 gennaio 2007, celebrando la santa messa esequiale nella
Basilica della parrocchia centrale di Santa Margherita Ligure; poi lo abbiamo
accompagnato a Valbrembo, Bergamo, dove nel pomeriggio nella cappella della nostra opera abbiamo rinnovato la nostra
preghiera per lui e la comunione tra
noi con una celebrazione eucaristica partecipata da un buon numero di confratelli, presenti i parenti e molti ex allievi.
Quindi lo abbiamo deposto nella terra al cimitero di Paladina, accanto
ad altri confratelli, in attesa della risurrezione finale.
Il suo messaggio
Cordiale,
fedele e sincero nell'amicizia, umile, simpatico, sapeva voler bene e farsi
voler bene: così lo ricordano parenti, amici, confratelli ed ex allievi. Certo
sapeva vedere in ognuno qualcosa di buono,
per questo in qualunque situazione e con qualsiasi persona non chiudeva
il dialogo, non spezzava alcun legame, riusciva ad avere pazienza. Era la
lezione della mamma che egli ha tradotto in vita vissuta. La mamma in una
lettera del 1943 lo chiama affettuosamente
"Caro el me brontolont" e lo invita più volte ad avere pazienza,
come lei ha portato pazienza perché la lettera del figlio Gino che è a Santo
Stefano Belbo, in provincia di Cuneo, è arrivata dopo tanti giorni che "si
può farla a piedi".
Ha sempre
mantenuto rapporti cordiali e fraterni con i suoi parenti, specie con i nipoti
cui non faceva mancare i suoi consigli e, quando poteva, la sua presenza e con
il suo paese di origine; anche ultimamente
si era fatto presente per lettera al cambio del parroco.
Soprattutto p. Gino fu un Giuseppino tutto per i giovani. È
significativo che nella sua stanza si
trovino alcune scatole con dentro le cartoline ricevute dai suoi ex alunni,
sistemate per ordine alfabetico. Basta
guardare la sua agenda dove ha scrupolosamente segnato le date importanti da
non dimenticare dei suoi giovani ora divenuti papà, nonni, professionisti,
e magari già con qualche acciacco: compleanni, anniversari, ricorrenze famigliari, tutto annotato per mandare un saluto
o per fare un colpo di telefono al momento giusto. Ai giovani ha dedicato una
buona parte del suo testamento. Scrive così: "Un pensiero
per i miei giovani, tutti i giovani, con cui ho avuto modo e consuetudine di
vivere insieme, che sempre ho tanto amato,
essendo divenuti l'unico motivo della mia esistenza per portarli alla
conoscenza di Dìo e per farlo amare, nonché al culto e alla venerazione
della Vergine Santissima ".
P. Gino fu un grande devoto della Madonna. In un appunto del 1966
annotò: "£ 'atteggiamento
nostro verso la Madonna è quello del bambino che spesso chiama la mamma, la
interroga anche con l'occhio, sente continuamente la sua protezione e sotto il
suo sguardo si sente sicuro. Madonna ti
invocherò con migliaia di volte al giorno come ho sempre fatto: Madre
mia, fiducia mia".
Infine fu un innamorato della propria vocazione religiosa e
sacerdotale. C'è una valigetta intera di
appunti per le prediche, un buon numero di riviste sulla predicazione e di libri per la formazione sacerdotale e religiosa.
In questo, suo modello era il Murialdo, che cita spesso nei suoi
propositi agli esercizi spirituali.
Il
nostro augurio
Nella immaginetta della prima messa, p. Gino ha scritto: Questa sola
cosa io chiedo al Signore, questo soltanto io cerco, abitare nella casa del
Signore per tutti i giorni della mia
vita (Salmo 26, 7). Come non augurare
nella preghiera e nell'affetto che oggi questo augurio sia realtà e realtà eterna per il nostro p. Gino, che sia nella
casa del Signore per sempre?
In una busta abbastanza voluminosa p. Gino aveva raccolto tante
immagini del volto di
Gesù, e vi aveva scritto Ostende faciem tuam, vultum tuum requiro. Certo
è il premio al servo
buono e fedele, quello di essere ammesso alla gioia del suo Signore nello stare
alla sua presenza e nella contemplazione
del suo volto. P. Gino ha vissuto l'ultimo
tratto della sua vita durante il primo capitolo della nostra provincia
italiana: a lui arridiamo i nostri propositi e i nostri progetti; vorremmo
avere anche noi il suo entusiasmo di Giuseppino del Murialdo.
Parenti,
amici, ex allievi, confratelli ti dicono "Grazie, p. Gino"! e dal
cielo ti chiediamo di essere protettore delle nostre vite e compagno dei
nostri cammini.
Santa Margherita Ligure -
Valbrembo, 2 gennaio 2007
p.
Tullio Locatelli, c.s.j.
SUPERIORE
PROVINCIALE