anni 70
S. Vittoria d'Alba
(CN), 21 marzo 1936
Viterbo, 20 marzo 2006
1. CENNI BIOGRAFICI
P. Domenico
Sartore è nato a S. Vittoria d'Alba (Cuneo) il 21/3/1936. Ha iniziato il suo
cammino presso i giuseppini con la frequenza delle medie inferiori nella scuola
apostolica di Pocapaglia (CN) e del ginnasio a Sommariva del Bosco. Fece il
noviziato a Vigone nell'anno 1952-1953 ed
emise la sua prima professione P8 ottobre 1953. Studente di liceo a
Ponte di Piave dal 1953 al 1956, a Ponte rimase, poi, come insegnante dei suoi
confratelli più giovani nello scolasticato per due anni; in seguito, per un
anno, sempre come insegnante, fu di comunità ad Arcugnano, con i giovani
seminaristi. Dal 1959 al 1964 ha compiuto gli studi di teologia a Viterbo dove
emise la professione religiosa perpetua l'8 novembre 1959 e venne ordinato
sacerdote il 14 marzo 1964. Dal 1964 al 1967 p. Domenico fu a Roma per gli
studi, laureandosi in Sacra Teologia con specializzazione in Liturgia presso il
Pontificio Istituto Liturgico nel 1968. Nel 1983 si laureò anche in Filosofia
presso l'Università di Genova. Oltre all'insegnamento a Viterbo presso
l'Istituto Filosofico-Teologico "San Pietro" a partire dal 1968, fu
docente presso il Pontificio Istituto Liturgico di Roma dal 1969 e dal 1974
anche presso la Facoltà teologica della Pontificia Università Lateranense.
È stato membro di redazione della "Rivista Liturgica" e di
"Ecclesia Orans". Spesso fu
chiamato a collaborare nelle commissioni CEI e presso gli uffici dell'Azione
Cattolica Italiana.
La malattia in p. Domenico si è fatta presente fin dal 1985-86 ed è
andata progressivamente minando sempre più la sua salute. Visite, controlli,
ricoveri prima ad Aquila, poi al
"Gemelli" di Roma, oltre ad alcuni interventi chirurgici, hanno
scandito questi anni di sofferenza. Fin quando ha potuto ha continuato ad
insegnare, anche se la voce si faceva sempre
più flebile.
Dal 19
febbraio 2002, p. Domenico era ricoverato, nella Casa di cura "Villa Immacolata" nella località di San Martino
del Cimino in provincia di Viterbo. Sentiamo il dovere di ringraziare
quanti lo hanno aiutato, confortato, visitato e sostenuto con affetto ed
amicizia in questi lunghi anni.
Sabato 18
marzo 2006 fu ricoverato presso l'ospedale Belcolle di Viterbo perché le sue condizioni si erano improvvisamente aggravate.
Il Signore è venuto a chiamarlo nella tarda sera del 20 marzo 2006,
giorno in cui si celebrava la solennità liturgica di san Giuseppe. I suoi
funerali sono stati celebrati nella chiesa dell'Istituto San Pietro, presieduti dal vescovo diocesano mons. Lorenzo
Chiarinelli; hanno concelebrato circa 80 sacerdoti, tra cui il superiore generale, p. Luigi Pierini con il suo
consiglio al completo, i superiori della provincia italiana,
confratelli giuseppini, sacerdoti diocesani e religiosi. Tante le persone in
chiesa, tra cui le sorelle di p. Domenico con i rispettivi mariti, presenti in Viterbo fin da domenica 19, parenti ed amici
giunti dal suo paese natale, colleghi di insegnamento, parrocchiani di San
Sisto, dove p. Domenico ha svolto per tanti anni il suo ministero
pastorale, e di altre parrocchie viterbesi, alunni dell'Istituto
Filosofico-Teologico Viterbese.
Dopo il funerale p. Domenico è stato sepolto nella cappella della
congregazione nel cimitero di Viterbo.
2. LA SUA OPERA
La vita di p. Domenico è stata contrassegnata dalla
"vocazione" per la liturgia, vocazione che egli ha vissuto con
passione scientifica e pastorale e con competenza. Nel 2002, in occasione della presentazione degli studi in onore
di p. Domenico, don Manlio Sodi, collega e amico di p. Domenico, ha delineato
così la sua opera:
"Sono
molti gli elementi che vanno ricordati, allo scopo di comprendere meglio sia la personalità del p. Domenico, sia il tipo di
servizio che egli ha svolto, sia il peso dei suoi interventi così qualificati quali emergono dalle
sue pubblicazioni o che i numerosissimi allievi hanno potuto apprezzare dalla
viva voce delle sue lezioni. Questa "vocazione" alla liturgia
non si è manifestata solo nell'ambito accademico. C'è un capitolo costituito da
quelle diverse forme di ministero pastorale che se da una parte completano la
vocazione ecclesiale del teologo, dall'altra testimoniano l'animus pastorale di
ogni ricerca e docenza, e insieme l'afflato ecclesiale di ogni servizio alla
Chiesa. Il riferimento va a tutto il lavoro
svolto in ambito parrocchiale per l'accompagnamento dei diversi gruppi e movimenti,
in particolare per l'Azione Cattolica, i Catechisti e i Gruppi biblici; ma
anche a livello diocesano partecipando ai
lavori del Consiglio e soprattutto alla Commissione diocesana per la
pastorale familiare.
Resta la
sorpresa di come il p. Domenico sia riuscito a valorizzare ogni istante del tempo passando dalla preparazione di una lezione
ad una riunione in parrocchia, dall'elaborazione di un articolo, alla
correzione di una tesi o alla predicazione di un ritiro spirituale.
All'interno
di questa "vocazione" c'è ancora una sottolineatura doverosa da
compiere ed è il riferimento al tipo di partecipazione che il p. Domenico ha
prestato all'interno dell'Associazione dei
Professori e Cultori di Liturgia in Italia. Le varie testimonianze parlano
di una "presenza" puntuale durante le Settimane di studio; una
presenza fatta di disponibilità al colloquio personale e di interventi in
pubblico per completare o integrare quanto proposto dai vari relatori.
II capitolo
del lavoro "accademico" è ben difficile da scrivere. Solo chi ha
avuto la possibilità di far tesoro delle lezioni può testimoniare la precisione
dei concetti, la linearità del discorso, la semplicità della proposta,
l'attenzione di fronte alle domande, la familiarità del tratto. E tutto questo
all'insegna di una nota che ho sempre percepito come "dominante",
quella del sentire cum Ecclesia*. Anche nei momenti in cui l'attuazione della
riforma liturgica postconcihare ha subito delle soste improvvise o delle
inversioni di rotta, il p. Domenico ha cercato di aiutare l'interlocutore a
guardare il futuro con quell'ottimismo che viene da una certezza: è lo Spirito
che guida la sua Chiesa.
La lezione
che ne è scaturita, sempre, si è comunque condensata in un costante invito allo
studio, serio e impegnativo, che può essere sintetizzato in alcune costanti che
mi sembra di identificare negli ambiti qui di seguito individuati. Alcune aree
di studio hanno particolarmente appassionato p. Domenico:
1.- La storia come
"luogo" teologico-liturgico-ecclesiale.
2.-
L'approfondimento della preghiera accostata nelle sue varie dimensioni, soprattutto
come base per comprendere e vivere in pienezza ogni forma di culto in Spirito e
verità.
3.- La
pastorale e la catechesi, negli aspetti propri di animazione e formazione.
L'ambito che ha assorbito più di qualunque altro l'attenzione pubblicistica del
p. Domenico è senza dubbio questo, relativo all'azione pastorale e catechetica
accostata come luogo di confronto, di animazione e di attualizzazione di
metodologie per aiutare il fedele nel suo incontro con il Dio della vita
attraverso le più diverse espressioni cultuali. È stato questo inoltre il
capitolo più sviluppato della ricerca, dell'insegnamento e della produzione
letteraria del p. Domenico.
Scorrendo
la bibliografia del p. Domenico il lettore sarà sicuramente colpito dal fatto
che numerosi studi sono apparsi sulla "Rivista Liturgica". Il p.
Domenico dal 1969 fino al 1996 fa parte del Consiglio di Redazione; egli lascia
con semplicità il suo posto di membro del Consiglio, quando si accorge che le
forze fisiche non gli permettono più di poter offrire una collaborazione
effettiva. Rimarrà sempre vivo, comunque, il suo rapporto con la Rivista non
solo seguendone le pubblicazioni ma offrendo ancora valide collaborazioni.
La
bibliografia del p. Domenico si apre con un contributo sulla preghiera: Mattino
e sera davanti a te, e si chiude con la voce Silenzio. Sembra di
vedere tra questi due interventi - distanti tra loro ben 32 anni - quasi la
parabola di una vita e di una missione. Se è vero - come predicava J.-B.
Lacordaire quasi riecheggiando il ciceroniano "cum silent clamant -
che "il silenzio è, dopo la parola, il secondo potere del mondo ",
possiamo essere certi che quanto seminato nei solchi, talvolta aridi,
della vita come pure della scienza teologica, porta il frutto che solo lo
Spirito è capace di far maturare fino alla pienezza. In questa logica il
silenzio è accettazione, contemplazione e glorificazione del Mistero
Pasquale!".
3.
TESTIMONIANZE
In
occasione della sua morte sono pervenuti molti messaggi che testimoniano quanto
p. Domenico fosse stimato ed apprezzato come insegnante, come collega, come confratello,
specie per il suo stile ricco di "umanità" con sui sapeva rapportarsi
con tutti. Ne riportiamo alcuni.
"È stato sempre vigile ed attento alla vita della congregazione e
della chiesa, offrendo il suo contributo
di studioso di liturgia, di docente preparato e sempre aggiornato, ma
soprattutto il suo amore alla Chiesa e alla famiglia religiosa. Ha avuto grande
attenzione alla vita sociale e pubblica, ha curato grandi amicizie. Il legame
con i suoi famigliari e parenti, specie con
le sorelle Gina e Lucia, è stato sempre forte, affettuoso; non solo voleva
essere informato di quanto avveniva in famiglia e in paese, ma vi ha
partecipato per quanto gli è stato possibile. Alle sorelle e rispettive
famiglie un grande grazie per l'amore e la costanza con cui hanno seguito p.
Domenico specie in questi ultimi anni.
Fu sempre
attento al mondo dei giovani e ad esso sono indirizzati alcuni lavori preparati
per l'Azione Cattolica Italiana ed altri sussidi, specie in vista di un cammino
cristiano che fosse una vera e profonda introduzione al mistero di Cristo e
della Chiesa, sia nell'aspetto della
conoscenza come in quello celebrativo. Ha colpito la serenità e la calma con
cui ha accettato, pur con sofferenza, di vivere gli ultimi anni della sua vita
in un ambiente certo non ricco di relazioni umane vivaci e stimolanti dal punto
di vista umano e culturale, a contatto con tanta gente sofferente di cui si è
fatto compagno di viaggio; p. Domenico ha fatto appello alla sua fede, alla sua
convinzione che anche allora era Giuseppino e sacerdote, specie quando si
accorse che le sue sole forze non bastavano più a spingere la carrozzella e che
stare in piedi era diventato impossibile; perdere quel poco di autonomia che la malattia gli aveva lasciato
gli deve essere costato molto. Col passare del tempo certamente p.
Domenico ha approfondito il dialogo personale con il Signore, perché l'animo si aprisse a spazi infiniti mentre
il corpo dava segni sempre più evidenti di chiudersi su se stesso. Se
gli si portava una scatola di cioccolatini ti chiedeva se ce n'erano per
tutti: sapeva quanto fosse importante condividere un poco di gioia. I confratelli
hanno ammirato in lui la bontà d'animo, la sapienza del saggio, il confratello
con cui si poteva parlare con sincerità e serenità. Da lui si poteva ascoltare
anche la critica o il rimprovero, perché sempre detti in modo garbato,
delicato, mai offensivo, accompagnati da quel
suo sorriso discreto che te li rendeva accetti" (p. Guido Bassanello,
direttore della sua comunità di Viterbo).
"Ho
letto con profonda commozione la notizia della morte del mio carissimo amico p.
Domenico. Quanti cari ricordi ho di lui, specialmente da quando, nei primi anni
del nostro sacerdozio, siamo andati insieme
in Germania durante l'estate per imparare il tedesco, utile per i
nostri studi teologici nelle università pontificie, e poi l'insegnamento a Viterbo, gli incontri quinquennali insieme delle
nostre tre annate di ordinazione sacerdotale: 1962, 1963, e 1964. E poi la sua
malattia... e sempre... il suo lavoro liturgico appassionato e la sua
invidiabile capacità di spaziare un po' su tutti i campi delle scienze ecclesiastiche...
e il grande amore alla congregazione. Ricordo che eravamo in Germania quando
abbiamo ricevuto con gioia la notizia che con il motti proprio Ecclesiae
Sanctae Paolo VI disponeva la celebrazione di un capitolo
speciale per ogni istituto religioso. E poi la
gioia nel leggere insieme i primi documenti conciliari, tra essi la
Sacrosanctum Concilium sulla liturgia, ammirando insieme la novità del
linguaggio teologico. E poi la sua
saggezza, la sua lungimiranza, la sua tranquillità e serenità di fondo, chissà
accresciuta anche dalla sua malattia lentamente progressiva accettata con
fede. E ricordo l'incontro ultimo con lui, nel settembre scorso a Villa
Immacolata: lucido, attento, paziente, affidato alla volontà amorosa del
Padre. Lui è andato a preparare la liturgia per quando saremo chiamati anche
noi a parteciparvi" (mons. Paolo Mietto, vescovo, Vicario Apostolico
del Napo, Ecuador).
"Ho
appresa con profondo dolore la notizia della morte del caro Domenico Sartore
per tanti anni amico e maestro della riforma liturgica del Concilio Vaticano II,
religioso esemplare" (mons. Piero Marini, arcivescovo, Maestro delle
cerimonie liturgiche pontificie).
"Averlo
conosciuto, frequentato, collaborato con lui nell'insegnamento, nei seminari di studio e nei tanti convegni, è ancora oggi
per tutti una grande ricchezza. In lui abbiamo apprezzato sempre con la
sua competenza, il suo entusiasmo, la sua passione per la liturgia e la grande umanità. La sua lunga e
penosa malattia che progressivamente ce lo ha sottratto, non gli ha impedito
comunque di testimoniare e credere ancora in quei valori che lo hanno qualificato e contraddistinto. Domenico
Sartore faceva parte della grande schiera di coloro che hanno tracciato un solco e che ci hanno consegnato la
grande riforma liturgica del
Vaticano II" (p. Filippo Resta osb, segretario Associazione Professori
di Liturgìa e direttore Istituto Liturgia Pastorale di Padova).
È in
occasione del suo XXV di ordinazione sacerdotale che l'allora vescovo di
Viterbo, mons. Fiorino Tagliaferri, il 16 marzo 1989, scrisse tra l'altro:
"Voglio dire grazie a te, a nome della nostra Chiesa diocesana alla quale
hai offerto, insieme all'esempio, le tue risorse di spiritualità e di impegno
formativo, di dottrina e di ministero pastorale ordinario. Lo dico a nome dei
sacerdoti, dei giovani, delle famiglie, delle comunità parrocchiali che hai
aiutato con tanta evangelica dedizione, per ciò che sei e per ciò che fai, con la tua persona e con la tua vita. Il tuo
premio è Dio, ma anche in noi vi è tanta ammirazione e gratitudine
verso di te".
4. UN GRANDE GRAZIE
Infine,
voglio esprimere a p. Domenico un grande grazie per il servizio svolto nell'ambito
della formazione iniziale e permanente nella nostra famiglia religiosa dei
Giuseppini del Murialdo. Il suo ministero di religioso e sacerdote Giuseppino
ha avuto come luogo privilegiato le case di
formazione. P. Domenico ha insegnato con la parola e con l'esempio a
generazioni di giovani confratelli che si avviavano al sacerdozio. Ma è
importante sottolineare anche l'apporto che p. Domenico ha dato con scritti,
con conferenze in Italia e all'estero,
alla formazione continua dei religiosi Giuseppini del Murialdo. Due campi
soprattutto hanno avuto la sua attenzione: la preghiera, personale e comunitaria,
e la pastorale liturgica in mezzo ai giovani. A lui, specie i confratelli
impegnati nelle parrocchie, ricorrevano per consiglio su tante questioni di
carattere pastorale e liturgico. Le sue risposte precise e fondate, mai
"gridate", sapevano suggerire vie di soluzione rispettose della
"rubrica" e delle persone, della bellezza del mistero e del decoro
della celebrazione.
Grazie, p. Domenico. Ti ricorderemo spesso pregando con i testi
liturgici preparati da te e con i sussidi che ci hai lasciato perché fossimo sempre più
"comunità in preghiera" dinanzi
all'altare. Nella eterna liturgia del cielo prega per noi e aiutaci a
celebrarla e a viverla già fin d'ora, almeno un poco.
p.
Luigi Pierini c.s.j.
SUPERIORE
GENERALE
PER CONOSCERE P. DOMENICO SI
PUÒ LEGGERE:
Actuosa Participatio, Conoscere, comprendere e vivere la
Liturgia, Studi
in onore del prof. Domenico Sartore csj, a cura di agostino montan - Manlio
sodi, Libreria Editrice Vaticana,
Città del Vaticano, 2002, pp. I-XXXIX, 1-645.
Domenico sartore, "Flores Vernantes ",
Trent 'anni di studi e ricerche in Liturgia, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano,
2002, pp. I-XI, 1-555.