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p. Mario Biancosino (12/10/1946 - 26/01/2010)




* Casteguidone (Chieti)     12 ottobre 1946

† Napoli                             26 gennaio 2010


Padre Mario conobbe i Giuseppini del Murialdo ancora giovanissimo, essendo stato portato dalla famiglia a Santa Marinella, "Colonia San Pio X", dove fu convittore per alcuni anni. Qui fece la sua Prima Comunione e ricevette il sacramento della Confermazione.

Attratto dall'ideale giuseppino, fu studente a San Giuseppe Vesuviano, nella scuola Apostolica, per le due classi del ginnasio e per il postulato in preparazione al noviziato. Novizio a Vigone nel settembre del 1963, fece la sua prima professione il 29 settembre 1964. Al termine del triennio di studi superiori a Ponte di Piave nel 1967 ottenne l'abilitazione magistrale.

Il tirocinio lo vide prima per due anni a Viterbo presso l'opera "San Giuseppe Artigiano" e poi per un anno nel seminario di San Giuseppe Vesuviano.

Fece la professione a Viterbo il 25 ottobre 1970 e a Viterbo, al termine degli studi teologici, fu ordinato sacerdote il 15 marzo 1975.

Proprio l'opera di Napoli fu la sua prima destinazione, dividendo il suo tempo tra la presenza nell’attività oratoriana e parrocchiale e l'insegnamento della religione in una scuola statale. In quell'anno tessè soprattutto profondi legami con l’AGESCI.

Dopo un solo anno fu trasferito a Foggia, dove fu maestro elementare, assistente spirituale della ACI e degli Scout, senza tralasciare l'assistenza nel cortile dell'opera "San Michele", sempre pieno di ragazzi.

Dal 1980 al 1985 fu di nuovo a Napoli, dove ricoperse anche gli incarichi di vicedirettore e di economo; riprese il suo lavoro di assistente nelle associazioni e di insegnamento della religione. In quel periodo con tutta la comunità Giuseppina condivise con la gente della parrocchia i disagi del dopo terremoto, che, tra l'altro, rese inagibili la chiesa e l'abitazione della comunità religiosa.

Dopo un anno a Lucera, padre Mario arrivò a Cefalù dove rimase per 14 anni. Segretario del CFP ed economo, furono le sue principali occupazioni, accanto alla sua presenza in oratorio e nella parrocchia. Quattordici anni intensi, spesi per il bene di tanti ragazzi che nel Centro di Formazione Professionale potevano trovare la possibilità di una qualifica per ottenere un buon posto di lavoro.

Nell'anno 2000 p. Mario fece parte della comunità di Foggia: un periodo breve, segnato dalla malattia e da una difficile operazione, che fece entrare nella vita di p. Mario una sofferenza che non l'avrebbe più lasciato.

Dall'anno 2003 era ritornato nell'opera di Napoli ad offrire il suo servizio, facendo appello alla sua buona volontà e mettendo in campo quanto ancora gli era possibile. In questi anni fu soprattutto legato alla cappella "Ascarelli".

Una lettura "religiosa" della vita

La celebrazione delle esequie di padre Mario ha offerto ancora una volta la riflessione sulla nostra vita, particolarmente su quella dello stesso p. Mario, alla luce della Parola di Dio.

È stato proclamato il brano del Vangelo di Luca (Le 23, 44-53; 24, 1-6), che annuncia la morte e la risurrezione del Signore, due eventi che tra loro non si possono staccare, che insieme ci dicono il fondamento della nostra fede: Gesù morto e risorto. Da una parte un Dio così vicino a noi e così immerso nella nostra umanità, tanto da condividere con l'uomo il momento estremo della sua esistenza, cioè la morte. Dall'altra il Dio che vince la morte, offrendo all'uomo la speranza che va oltre ogni limite e che solo nella partecipazione alla morte e alla risurrezione del Signore è possibile rendere vera.

Padre Mario ha certamente annunciato e fatta propria tale verità e nella preghiera noi abbiamo chiesto al Signore che questa verità diventasse il principio della nuova vita per questo nostro confratello.

Nella prima lettura abbiamo riascoltato il profeta Isaia (Is 25, 6.7-9) che annuncia un tempo in cui non ci sarà più la morte e nel quale il Signore raccoglierà tutti i suoi figli attorno alla sua mensa, segno di festa e di gioia.

Abbiamo pregato perché a questo banchetto, con una bella veste, sia partecipe p. Mario, terminata ogni sofferenza umana e perdonato ogni peccato. È una pagina che apre la preghiera alla fiducia e alla speranza, perché Dio si presenta come il Padre che non vuol perdere nessuno dei suoi figli.

Mi pare che solo in questo modo la consolazione possa entrare nei nostri cuori e che venga rinforzata la fede e la speranza di tutti coloro che nella celebrazione eucaristica hanno salutato p. Mario e lo hanno affidato alla misericordia del Padre.

Tra questi voglio soprattutto ricordare i due fratelli di p. Mario e le loro rispettive famiglie, abitanti in Germania.

La sua testimonianza

Crediamo che il Signore non ci faccia incontrare per caso e che ogni confratello intessa con gli altri una serie di relazioni e di scambi che ne segnano l'esistenza.

Padre Mario aveva certo una buona intelligenza e gli piaceva leggere, anche volumi di una certa profondità e di un qualche spessore. Leggeva molto per il tempo che era costretto a stare in camera, anche se magari non comunicava molto.

Piuttosto riservato e discreto, non faceva mancare il suo parere sulle questioni che fanno parte della nostra vita comunitaria ed apostolica. Intuitivo nel conoscere persone e fatti, gli bastavano poche parole per esprimere una valutazione e presentare un suo personale giudizio. I compagni di corso si divertivano a sentirlo esprimere il proprio parere con arguzia ed intelligenza, con quel sorriso appena accennato che difficilmente diventava una risata.

Le sue battute alle volte possono aver fatto soffrire qualcuno, visto che le esprimeva con schiettezza e franchezza; forse è stato poco attento alla sensibilità altrui, lui così sensibile specie verso coloro che gli mostravano un qualche segno di amicizia e di vicinanza fraterna. Ricordo il giorno che ci trovammo al suo paese per il funerale della mamma: era sorpreso e contento per la presenza di diversi confratelli, e non finiva di ringraziare.

Lo avremmo voluto più attento nel suo modo di apparire in pubblico, visto che aveva i numeri per essere all'altezza degli incarichi che gli furono affidati.

Padre Mario, specie negli ultimi tempi, ha certo capito e ringraziato per quanto la sua comunità ha fatto per lui.

Nella sua vita non è mancata la sofferenza fisica e morale, che, se da una parte lo ha limitato nella sua azione apostolica, dall'altra lo ha fatto più esperto nel comprendere come la croce segni la vita di ogni uomo.

Gli piaceva fare dei lavori in legno e aveva una buona conoscenza dell'arte. Sono sue opere le cappelle delle comunità di Cefalù, di Lucera, di Napoli: un bel ricordo di p. Mario per quanti vi si ritrovano a pregare. Innamorato della bellezza della chiesa della "Sacra Famiglia", ha preparato un cd per presentarne le bellezze artistiche con un commento in parte estetico e in parte religioso.

Per molti anni durante il periodo estivo si recò in Germania per stare con i suoi famigliari; in quei mesi in parte prestava la sua opera come presbitero, ma anche si adattava a lavorare insieme ai suoi fratelli, conoscendo bene la fatica dell'essere emigrante.

Nell'anno sacerdotale

L'anno sacerdotale che stiamo celebrando ci invita a tenere alta la tensione nel nostro cammino con il Signore, per poter essere dei buoni testimoni della sua grazia e del suo amore. Affidiamo questo proposito a padre Mario, nella consapevolezza che, nella luce del Signore, possa essere anche lui insieme a tanti confratelli ancora compagno del nostro sacerdozio e della nostra consacrazione al Signore.

Questi confratelli, che ora conoscono la pienezza della verità, intercedano per noi perché possiamo scoprire ogni giorno la bellezza della vocazione che abbiamo ricevuto.


d. Tullio Locatelli
superiore provinciale






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