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p. Paolo Toschi (06/12/1911 - 09/08/2009)



* Maranello (MO) - 6 dicembre 1911

† Cognento (MO) - 9 agosto 2009



È tornato al Signore la mattina del 9 agosto 2009. Aveva raggiunto la bella età di 97 anni ed era il confratello giuseppino più anziano in congregazione e, per ora, il confratello che ha vissuto più a lungo.

P. Paolo si è spento lentamente, sazio di anni e di esperienza, lucido fino alla fine. Qualche giorno prima aveva ricevuto l'unzione degli infermi nella consapevolezza che era venuto il momento di prepararsi all'incontro definitivo con il Signore.

Un buon numero di confratelli e di fedeli, tra cui diversi parenti ed ex allievi, la mattina dell'11 agosto, hanno preso parte alla concelebrazione di saluto per p. Paolo nella chiesa di Sant'Antonio alla Cittadella in Modena.

La concelebrazione è stata presieduta da p. Ferruccio Cavaggioni, vicario provincia-le, che nell'omelia così ha ricordato p. Paolo.

Una lunga vita da Giuseppino

«E così anche d. Paolo ci ha lasciato, è tornato alla casa del Padre. Il Signore lo ha chiamato a sé. Certo una vita lunga, ma una vita che si conclude diventa sempre parola di Dio che ci interpella personalmente e ci chiede ragione della speranza che è in noi. Io credo: Risorgerò, questo mio corpo vedrà il Salvatore.

"Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio" (Sap 3, 1). Le parole della Scrittura ravvivano nel nostro spirito la luce della fede e la speranza nel Dio della vita. Mentre ci apprestiamo a dare l'ultimo saluto a don Paolo, apriamo il cuore alla speranza che, come ci ricorda la Parola di Dio, "è piena di immortalità" (cfr. Sap 3, 4).

Don Paolo si è riunito alla schiera di confratelli che hanno amato la Chiesa, i giovani, la congregazione. Sono tutti i giuseppini che ci hanno preceduto nel segno della fede, sono nella comunione del Signore, hanno trasportato un pezzo della nostra congregazione nel cielo, pregano ed intercedono per noi, pellegrini di fede e di speranza.

Oramai sono più i confratelli che sono in cielo di quelli impegnati qui in terra.

"Se tu m'accogli, o Padre buono, prima che giunga sera, se tu mi doni il tuo perdono, avrò la pace vera". Sì, il Signore che è Padre buono, lo ha accolto accanto ai suoi cari, ai suoi tanti affetti, riunito nella comunione dei santi.

Per don Paolo è finito il tempo del servizio, è giunto il tempo di passare al banchetto della gioia eterna, nel quale il Signore stesso si cinge le vesti e passa a servire i suoi servi fedeli. In questa condizione beata pensiamo ora don Paolo e ci sentiamo in profonda comunione di fede, di affetto fraterno e di preghiera: lui al banchetto eterno e noi al banchetto dell'Eucaristia che lui per 70 anni di sacerdozio ha celebrato.

"Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese" (Lc 12,35). Mi piace, in questo momento, pensarlo e quasi vederlo così, "con la cintura ai fianchi e la lucerna accesa”, pronto, grazie alla sua personale virtù e al suo ministero educativo, per il definitivo incontro con Cristo Signore. Don Paolo ha concluso la sua lunga fatica terrena e ha consumato il disegno di infinito amore e misericordia di Dio, Padre Onnipotente! È andato incontro alla morte consapevole e preparato.

L'Eucaristia che celebriamo, prima di essere suffragio per la sua anima, è lode e ringraziamento a Dio: grazie per la sua predilezione per don Paolo; grazie per il dono della vita umana e di grazia, della consacrazione religiosa giuseppina, del sacerdozio e di tanti doni e illuminanti intuizioni, di cui Dio lo ha arricchito, e in lui, ha arricchito noi e la Chiesa tutta.

Don Paolo! 97 anni di vita, 70 di sacerdozio e quasi 79 di professione religiosa: una vita spesa a servizio della Congregazione e dei giovani finché le forze gliel'hanno consentito.

Nato a S. Venanzio di Maranello il 6 dicembre 1911, era il confratello più anziano della congregazione. Aveva emesso la prima professione a Rivoli (TO) nel novembre del 1930. Ordinato sacerdote a Treviso il 9 luglio 1939, aveva quindi da poco ricordato 70 anni di sacerdozio. Giovane sacerdote aveva svolto il suo ministero in Veneto: Conegliano Veneto, Padova. Vicenza, Thiene. Dal 1963 era qui a Modena presso l'Istituto S. Cuore e da qualche tempo viveva presso la Casa del Clero di Modena.

Voglio esprimere sincera gratitudine a nome della Comunità dell'Istituto S. Cuore e di tutta la congregazione dei giuseppini alla Casa del Clero, che amorevolmente ha accolto don Paolo e lo ha accompagnato con delicatezza all'incontro con il Signore. Un grazie al direttore, ai confratelli e a tutto il personale, per le cure, l'affetto e la fraterna vicinanza con cui hanno accompagnato don Paolo in questi ultimi tempi, un grazie alla diocesi di Modena.

In tutte le sue esperienze pastorali e formative don Paolo è stato un sacerdote e giuseppino dalla testimonianza autentica, fedele, limpida e luminosa, dalla profonda inte-riorità, che trovava la sua origine in una fede convinta e credibile.

Dire di don Paolo è dire testimonianza di fedeltà giuseppina e sacerdotale;

è dire servizio liturgico di lode e di gloria a Dio, celebrazione e adorazione eucaristica, fonte dell'amore e della capacità di donazione a Dio e ai fratelli! Penitenza e misericordia di Dio;

è dire umiltà, fedeltà;

è dire sincerità a qualunque costo, lealtà, schiettezza, limpidezza, semplicità;

è dire discrezione, vita sofferta e offerta, anche negli acciacchi di una vita che si andava indebolendo e spegnendo;

è dire amore alla Madonna, amore tenero, ma anche schietto e forte, espresso attraverso la preghiera del s. Rosario, la preghiera da don Paolo più raccomandata, più capita, più amata: la preghiera dei piccoli e dei poveri;

è dire un temperamento forte, irruente;

è dire coscienza della propria condizione di peccatore e del bisogno di essere sempre perdonato da Dio, dalla Chiesa;

è dire un uomo e un prete non certo senza difetti, e don Paolo direbbe subito: con molti difetti, ma con grandi doni di Dio, soprattutto fede in Dio, Padre misericordioso! Mai stanco, sempre in cerca di fare qualcosa.

Preghiamo la pace e il riposo eterno per l'anima del nostro don Paolo: il Signore conceda al suo servo di godere della visione dei misteri, di cui fu dispensatore nella Chiesa: "Io per la giustizia contemplerò il tuo volto, al risveglio mi sazierò della tua presenza".

Chiudo con alcune righe dal testamento spirituale di don Paolo che rivelano un po' del suo animo dedito all'essenziale:

"Caro Gesù, non è uno dei consueti incontri quello che farò quando Ti comparirò davanti. Ti prego di usare tutta la tua grande misericordia. Spero che il Cuore Immacolato della Tua Santa Madre, che, nonostante tutto, ho sempre amato e pregato, mi aiuti nell'ora della mia morte; e con lei, S. Giuseppe carissimo, e tutti i Santi e gli Angeli di Dio. Ti ringrazio, Signore, di avermi creato, fatto cristiano e sacerdote, e di avermi conservato e sopportato fino ad oggi. Ringrazio immensamente la S. Madre Chiesa che mi ha accolto, custodito, nutrito e curato nelle mie molteplici miserie e peccati: la Madonna, gli Angeli e i Santi mi aiutino a farlo...".

"Grazie per questa strana Tua scelta nel rendermi strumento, non so quale, e di-spensatore dei tuoi doni"».

Il segreto di un prete

La rivista "Vita Giuseppina" nel luglio del 2007 pubblicò una intervista a don Paolo, nella quale egli espresse il suo cuore di sacerdote e di giuseppino. Ne riporto le ultime battute che mi sembrano esprimere il cuore del suo modo di essere stato religioso e sacerdote.

«Si dice che ogni prete ha un segreto e anche p. Paolo confida: " Non è il mio segre-o, ma è il dono più bello che mi ha fatto la Madonna: essere suo fervente devoto. Nel 1971 abbiamo fondato il Gruppo "Devoti e consacrati a nostra Signora di Fatima" per fare conoscere e vivere il Messaggio della Madonna a Fatima. Questo gruppo sussiste ancora oggi anche se ora si è molto assottigliato.

Ho lavorato e lavoro ancora per quello che posso per prestare assistenza spirituale ai consacrati specie nelle loro difficoltà e in preparazione al loro ritorno alla casa del Padre. In questo gruppo sono passate diverse centinaia di persone. Avrei il desiderio di fare vivere questo gruppo anche in altri ambienti (parrocchie, ecc.) ma ora per me questa cosa rimane difficile.

La devozione alla Madonna la sento come una necessità per meglio vivere, ognuno al proprio livello, la propria vita cristiana, religiosa, sacerdotale, fedeli al motto "per Mariam ad Jesum".

Ricordo a don Paolo che quest'anno avremo alcuni sacerdoti novelli e gli chiedo un consiglio per ciascuno di loro: "Gli direi: Guarda Maria in tutta la sua realtà: come ha ri-posto alla vocazione ricevuta mettendosi a servizio del Signore fino ai piedi della croce e fino al cielo. Riconosci sempre Maria come nostra Corredentrice, Madre, Signora e Regi-na!".

Ma i consigli di p. Paolo non sono solo per i giovani sacerdoti, vanno bene per tutti: "La realtà della vita è ciò che ognuno sperimenta giorno per giorno e non c'è sicurezza di buona riuscita senza Gesù e Maria. Con loro e per loro il Signore ci fa conoscere i veri valori e pregi della nostra vocazione al loro servizio"».

Ora don Paolo riposa nel cimitero di Modena, nella tomba di congregazione, insieme ad altri confratelli.

A lui affidiamo la nostra preghiera per le vocazioni sacerdotali e religiose.


p. Tullio Locatelli
superiore provinciale

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