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P. Giordano Adrogna (27/12/1918 - 11/10/2005)


Vicenza, 27 dicembre 1918

Torino, 11 ottobre 2005


"IL MIO BENE È STARE VICINO A DIO ! "

Le donne andarono al sepolcro di buon mattino, quando era ancora buio e trovarono la pietra rotolata e qualcuno che disse loro: "Perché cercate tra i morti Colui che è vivo? Non è qui è risuscitato! " Anche martedì 11 ottobre 2005 di primissimo mattino (alle 4.00), quando era ancora buio, qualcuno si è recato nella stanza del nostro carissimo confratello P. GIORDANO ADROGNA, e l'ha trovato ... sì, l'ha trovato risorto! Ci possiamo chie­dere cosa è successo a d. Giordano. Quello che è successo, non si sa come dirlo, perché c'è chi dice che è morto, ma la morte cos'è? Poi c'è chi dice che è defunto, ma non si capi­sce cosa significhi, forse ... che è come se non ci fosse più adesso. Poi si può dire che è scomparso o che è mancato, ma sappiamo che anche queste parole sono un po' fuori posto. Noi diciamo che si è addormentato. A un padre, a cui era appena morta la figlia, Gesù dice "non è morta, ma dorme", che pare quasi una risposta provocatoria, un po' irritante e incomprensibile. Ma è questa frase di Gesù quella che la Chiesa continua a dirci. La morte forse non è quello che pensiamo noi, la morte è un'altra cosa. Noi crediamo che il nostro fratello Giordano non sia morto, perché la morte è la lontananza da Dio. Noi lo pensiamo risuscitato e, anche se non comprendiamo pienamente che cosa questo significhi, credia­mo che se uno è vicino a Dio, è vivo sia che sia morto, sia che sia vivo. Per i nostri morti e per noi ancora vivi, ciò che conta davvero è la stessa identica cosa: stare vicini a Dio. Quello è il nostro vero bene, quella è la felicità autentica dell'uomo!

Così, anche i piccoli frammenti dell'esistenza terrena di d. Giordano, che ora possia­mo ricordare, servono solo a farci capire che c'era nella sua vita, come nella nostra, un'o­rigine e un destino, che quel mattino ha trovato per lui il suo compimento. I frammenti della sua vicenda umana erano solo tessere di un mosaico molto più grande e bello, di quello che ogni singolo evento riesce ad esprimere. Raccontando le semplici tappe del suo cammino, ricordiamoci anche quelle che ognuno di noi è ancora chiamato a percorrere per imparare a tenere fìssi mente, cuore e sguardo interiore al punto verso cui tutti noi siamo diretti.

Da tempo le condizioni di salute di d. Giordano erano precarie. Negli ultimi mesi era costantemente assistito in comunità dai confratelli, da una badante e dal medico, che l'a­veva visitato ancora il giorno precedente. Una crisi respiratoria, manifestata già la sera prima, e un conseguente arresto cardiocircolatorio hanno causato il suo trapasso, che è stato comunque sereno.

Don Giordano era nato a Vicenza il 27 dicembre 1918 da papà Edoardo e mamma Maria. Una famiglia operaia, tipica di quegli anni di guerra, dalle solide radici cristiane e con ben sette figli, fra i quali anche don Silvano, anch'egli sacerdote giuseppino, morto alcuni anni fa. Il cammino vocazionale del giovane Giordano segue il classico percorso nelle consuete case della Congregazione: scuola media al Patronato "Leone XIII" di Vicenza, superiori a Montecchio Maggiore, noviziato a Vigone, filosofia a Ponte di Piave, tirocinio a Padova, Thiene e Viterbo e infine gli studi teologici, svolti in parte al semina­rio de "La Quercia" a Viterbo e in parte al "Laterano" di Roma. Quindi l'ordinazione pre­sbiterale, avvenuta a Roma il 22 luglio 1945 all'età di 26 anni; da poco aveva infatti festeggiato l'invidiabile traguardo dei 60 anni di sacerdozio. Le sedi in cui lo troviamo poi presente come assistente, insegnante, economo, segretario e sacerdote sono sostanzial­mente 5: l'orfanotrofio di Viterbo (2 anni), i seminari minori di Dipignano (4 anni) e Valbrembo (2 anni), ma soprattutto i lunghi periodi trascorsi nel teologato "S. Pietro" di Viterbo (22 anni) e il Collegio "Artigianelli" di Torino (29 anni).

Ovunque si è distinto per il suo servizio fedele, preciso e poco appariscente alla Congregazione, nei compiti umili e abbastanza nascosti che gli sono stati affidati, soprat­tutto nel campo economico, amministrativo e di segreteria. Il fratello Silvio lo ricorda anche come "un appassionato e infaticabile studioso di problemi religiosi, di storia della religione, di testi biblici". Ma d. Giordano era anche un prete innamorato dell'Eucaristia che, finché ha potuto, ha celebrato quotidianamente con grande attenzione e partecipazio­ne personale. Ed anche nelle sedi in cui si è trovato ad operare è sempre stato molto dis­ponibile per tanti servizi ministeriali in varie cappellanie: a Viterbo-Farine, a Tobia, dalle Suore del Buon Pastore, nelle case religiose e nelle parrocchie vicine a Valbrembo, nella chiesa di S. Barbara a Torino,... Chi gli è stato vicino negli ultimi tempi sa quanto teneva alla sua celebrazione quotidiana e come gli dispiacesse non essere più in grado di dire la Messa come prima, a causa dei suoi disturbi di salute. D. Giordano è stato molto affezio­nato alla Congregazione: ricordava diversi confratelli defunti ai quali era stato molto lega­to e di cui a volte mi ha parlato, gli piaceva raccogliere qualche testimonianza del passa­to (oggetti, scritti, fotografie, documenti, ...) tuttora preziosa e disponibile; ha seguito con particolare attenzione nel cimitero di Torino le tombe della famiglia Murialdo, di benefat­tori e di confratelli. E sempre con il suo stile discreto, preciso e riservato. Il fatto di esse­re stato molti anni nel seminario maggiore della Congregazione e nella Casa Madre degli Artigianelli, hanno certamente favorito questa attenzione e sensibilità. Una volta mi disse: "Qui a Torino mi trovo bene e sono legato a questa casa: per i ricordi che ho, per quello che ho fatto e soprattutto per quello che devo ancora fare!" (e aveva già 84 anni!). L'uomo tenace e anche un po' lottatore, che non si piega tanto facilmente, che cerca di por­tare, a testa alta e senza troppe lamentele, gli inevitabili acciacchi della sua pur veneran­da età, cercando di sentirsi ancora vivo e attivo: nell'uscire di casa per fare le sue com­missioni, nel guidare la macchina, nel raccogliere e ordinare i suoi materiali, ...

La sua testimonianza di fede, documentata anche da alcuni appunti nei 7 quaderni del suo registro delle Messe, è stata confermata anche dalle espressioni dell'ultima sera in cui si è coricato. Parole magari un po' sconnesse e apparentemente scollegate fra loro, ma ripetute più volte e inequivocabili nel loro significato. Sapendo che sono state pronuncia­te da un uomo, un prete e un consacrato di 86 anni, che morirà dopo poche ore, si com­mentano da sole: "Mamma" ... "Pace" ... "Messa" ... "Abbi pietà dime".

Le donne al sepolcro quel mattino di Pasqua, quando era ancora buio, trovarono una pietra rotolata: quello fu il primo segno per loro e si spaventarono. "Non abbiate paura! " fu la rassicurante risposta. Ognuno di noi ha il suo macigno; una pietra enorme messa a volte all'imboccatura della nostra anima, che non lascia filtrare né luce, né aria, né cielo. Talvolta è il macigno della solitudine, della malattia o della vecchiaia, oppure dell'incom­prensione, della stanchezza o dell'infedeltà alla nostra vocazione. Il passaggio vissuto oggi da d. Giordano è lì a dirci che la pietra può essere rotolata via, che le sofferenze nostre e del mondo non sono i rantoli dell'agonia, ma i travagli del parto, la primavera di gioie più grandi, di rapporti più nuovi, di giorni più belli. La croce sul Golgota o le croci che certamente anche questo nostro fratello ha sperimentato nella sua vita, erano solo provvisorie; i segni sulle mani e sui piedi di Gesù, così come il declino fisico di d. Giordano nell'ultimo periodo della sua vita, più che ferite erano le feritoie di una luce sfol­gorante, che il mattino di Pasqua ha fatto prevalere su qualsiasi buio.

Con queste certezze nel cuore accompagniamo con la preghiera l'ultimo viaggio di d. Giordano e chiediamo anche luce e forza per il cammino che noi, per ora, continuiamo quaggiù.

d. Mario Parati
sup. prov. piemontese


27 dicembre 1918 Nasce a Vicenza da papà Edoardo e mamma Maria Landò

26 gennaio 1919 Viene battezzato nella parrocchia "S. Pietro" di Vicenza

6 maggio 1928 Riceve la Prima Comunione a Vicenza

10 giugno 1928 Viene Cresimato a Vicenza

1930-1932 Frequenta le Scuole Medie Inferiori nel Patronato di Vicenza

1933-1934 Frequenta le Scuola Media Superiore a Montecchio Maggiore (Vi)

1934 Anno del postulato a Montecchio Maggiore (Vi)

1934-1935 Anno del noviziato a Vigone (To)

28 agosto 1935 Prima professione religiosa a Vigone (To)

1935-1938 Filosofia a Ponte di Piave (Tv)

1938 Consegue il diploma magistrale a Padova

1938-1939 1° anno di tirocinio al "Camerini Rossi" di Padova (assistente)

1939-1940 2° anno di tirocinio al Patronato di Thiene (Vi) (insegnante elementari)

1940-1941 3° anno di tirocinio alla Scuola Apostolica di Viterbo (insegnante e assistente)

23 luglio 1941 Professione perpetua a Viterbo

1941-1943 Teologia a Viterbo "La Quercia" e ministeri del lettorato e accolitato

1943-1945 Teologia a Roma "Laterano"

23 dicembre 1944 Ordinazione diaconale nella Basilica di "S. Giovanni in Laterano" di Roma

22 luglio 1945 Ordinazione sacerdotale nella chiesa di "S. Antonio" in Roma - Via Merulana

1945-1947 Viterbo - Scuola Apostòlica (insegnante e assistente orfanotrofio)

1947-1951 Dipignano (Cs) - Scuola Apostolica (insegnante ed economo)

1951-1973 Viterbo - Istituto "S. Pietro" (economo e viceparroco a "S. Maria del­le Farine")

1973-1977 Torino - Collegio "Artigianelli" (aiuto segreteria Opera Pia e segre­teria ITI)

1977-1979 Valbrembo (Bg) - Scuola Apostolica (economo, insegnante e assistente)

1979-2005 Torino - Collegio "Artigianelli" (segretario amministrazione Opera Pia e riposo)

11 ottobre 2005 Muore nella sua stanza del Collegio "Artigianelli" di Torino

13 ottobre 2005 Funerali nella Cappella dell'Immacolata del Collegio "Artigianelli" di Torino

Tumulazione nella tomba di Congregazione del cimitero di Torino.





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