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P. Plinio Dam (12/5/1918 - 22/9/2000)


Monselice (PD) 12 maggio 1918

Noventa Vicentina 22 settembre 2000


Nelle prime ore del mattino di venerdì 22 settembre, all'ospedale di Noventa Vicentina dove era stato inviato per una visita di controllo dai sanitari della casa di cura di San Giovanni in Monte (VI) e ivi trattenuto per complicazioni cardiache e renali, è spirato il

P.PLINIO DAM
di anni 82

Alla casa di cura di San Giovanni in Monte, sui colli Berici, vi era giunto solo il giorno prima dopo essere stato dimesso dall'ospedale di Vicenza. Nell'estate le sue condizioni avevano destato allarme. I confratelli della comunità ed altre persone che lo avevano sempre accudito, cominciavano a sentirsi impreparati per una assistenza diuturna e specialistica. Ma il declino del Padre era cominciato già più di tre anni fa, quando una emiparesi lo aveva molto limitato nei movimenti e soprattutto nella facoltà di articolare la parola. Da allora la sua vita si è svolta per lo più in camera con qualche breve uscita nel corridoio e nel refettorio. Il dover dipendere da altri per i servizi quotidiani dovette essergli costato molto, più ancora delle sofferenze fisiche, perché ciò andava a toccare profondamente la sua natura schiva e riservata, sulla quale aveva impostato il suo stile di vita e intessuto le sue relazioni e sulla quale non permetteva ad alcuno di penetrare.

P. Plinio era nato a Monselice (PD) il 12 maggio 1918, ma fin da quando era fanciullo, la famiglia si trasferi a Conegliano (TV). Le tappe della sua formazione ripercorrono i luoghi "storici" del cammino giuseppino: dopo il postulato a Montecchio, entrò in noviziato a Vigone nell'agosto del 1934. Quindi a Ponte di Piave (TV) e ad Oderzo, il tirocinio a Vicenza nel triennio 1938-1941. Emise la professione perpetua nel luglio 1941 ad Oderzo. Gli studi di teologia li alternò tra il seminario de La Quercia di Viterbo, quello di Vicenza, o in forma privata a Conegliano e ad Oderzo: si era nei tempi difficili della guerra.

Risulta che gli ordini minori li abbia ricevuti al seminario di Vittorio Veneto (TV) e l'ordinazione presbiterale a Motta di Livenza (TV) il 21 dicembre 1945. Conseguì la maturità classica a Santa Margherita Ligure (GÈ) nel 1948. Il suo servizio di educatore e di insegnante lo svolse al Brandolini di Oderzo dal 1945 al 1950, al Camerini Rossi di Padova dal 1950 al 1952. Poi al Murialdo di Riva del Garda (1952-53), al Sacro Cuore di Modena (1953-57). Nel 1957 fu nominato direttore a Riva del Garda per un triennio. Nel 1960 ritornò al Camerini Rossi di Padova come vice-direttore ed insegnante e dal 1963 al 1966 ne fu direttore. Nel 1966 l'obbedienza lo portò alla segreteria del Patronato Leone XIII di Vicenza. Il 1969 è stato un anno cruciale della sua vita e per molti aspetti dirompente. Dei dubbi di carattere canonico e sacramentale, hanno gettato oscure ombre sulla sua identità sacerdotale, su cui ha steso un velo di geloso riserbo che si è portato nella tomba e che noi rispettiamo.

Per quanto nella sua innata riservatezza, abbia sempre cercato di nascondere agli occhi indiscreti le caratteristiche della sua sensibilità, tuttavia non è riuscito del tutto a celare le ricchezze della sua squisita umanità. Ne hanno goduto soprattutto i ragazzi che ha incontrato nelle scuole, nei collegi, nei cortili, ma anche i colleghi insegnanti, il personale coadiutore e dipendente. Gli ex-allievi lo ricordano come uno "splendido insegnante di matematica". Una singolare capacità comunicativa con i ragazzi che non limitava però al rapporto professionale professore-alunno, ma sapeva estendere a tutte le altre dimensioni della vita di collegio, indiscutibilmente artefatta Voleva bene ai ragazzi, sapeva parlare loro ed intrattenerli con arguzia, con ironia, con bonomia, per rendere meno pesanti e monotone le giornate. Ma voleva bene anche ai chierici di magistero. Li aiutava, li sosteneva, aveva con loro delle preferenze, delle delicatezze e furbizie, li difendeva anche quando ce n'era bisogno, di fronte a certe rigidità e pretese di altri. Sono tutte concordi le testimonianze in tal senso di coloro che furono chierici con lui, in tempi in cui i giovani in formazione erano il sostegno effettivo di tante attività nelle opere, senza avere nessuna voce in capitolo. Nel caso, lui diventava la loro voce. Nei 34 anni vissuti al Patronato Leone XIII, dopo il tempo dell'impegno diretto a scuola o in segreteria, non ha disdegnato di prestarsi per servizi ausiliari, con la fedeltà di sempre a la signorilità del tratto. Seduto sulla banchina del porticato, all'ingresso del Patronato, si rendeva disponibile e si faceva avvicinare; ce l'aveva per tutti una parola. Diventava deciso ed irremovibile soltanto quando qualcuno, incautamente, tentava di oltrepassare quei confini di riservatezza che lui stesso aveva tracciato attorno ad alcune dimensioni della vita che aveva deciso di gestire in proprio. Negli ultimi anni, infermo e ritirato, impacciato nell'articolare parole, si illuminava negli occhi e nel volto quando gli si ricordavano i begli anni di Riva del Garda e del Camerini Rossi; ma anche in quel caso per accreditare più sui confratelli che su di sé eventuali meriti e successi.

Forse basta quel poco che si è detto, o forse anche questo è troppo, per i gusti e la sensibilità del P. Plinio. Ci scuserà se abbiamo osato alzare un pochino di più il velo. Se lo abbiamo fatto è perché lo speriamo ora nella luce di Dio. E' passato il tempo delle ombre, ora i dubbi si sciolgono. Ora è il tempo della Verità. Immerso in essa il P. Plinio, espropriato anche della sua carne mortale, comprenderà che oramai anche la sua vita e la sua esperienza sono patrimonio di tutti, e, per quanto tenace sia il suo riserbo congenito, esulterà di gioia scoprendo che i suoi anni più belli e quelli più sofferti, il suo servizio alla Chiesa e alla Congregazione come educatore, la sua ricca umanità, siano parte della storia della salvezza e come tale siano una traccia del passaggio del Signore.

Alla sua misericordia lo affidiamo ora con l'Eucaristia delle esequie, e poi, nel tempo, con le preghiere che la Regola ci raccomanda.

P. Agostino Cornale Sup.Prov.

Vicenza 25 settembre 2000




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