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Fr. Antonio Manfroni (20/12/1915 - 30/5/2000)


Torino 20 dicembre 1915

Torino 30 maggio 2000


Dopo brevissima malattia è tornato alla casa del Padre il confratello

ANTONIO MANFRONI

di anni 84

In questi giorni di maggio il Signore ci sta conducendo nel mistero della vita e della morte, della gioia e del dolore che segnano insieme l'esperienza della vita, con una intensità che ci pare sorprendente.

Da pochi giorni abbiamo sepolto il nostro confratello d. Pierino Fontana, morto improvvisamente per incidente stradale; abbiamo appena vissuto le emozioni forti ed intense di fraternità e di gioia delle celebrazioni centenarie ed ora siamo qui a dare il nostro saluto a fratel Antonio Manfroni.

Aveva 84 anni, ma possiamo dire che anche lui se ne è andato quasi improvvisa­mente.

Proprio alla vigilia delle celebrazioni del centenario, al mattino, lo abbiamo trovato per terra: era scivolato la sera prima, ma, come ci ha detto, non aveva voluto disturbare di notte. Era, come al solito, molto vigile e grintoso, ma dai suoi discorsi un po' sconnessi si capiva che qualcosa gli stava succedendo.

Ricoverato all'ospedale Gradenigo, nella notte fra domenica e lunedì le sue condizioni si aggravavano repentinamente, rendendo vane le cure dei medici.

Antonio tornava al Signore martedì 30 maggio alle 7,30.

Era nato a Torino il 20 dicembre 1915, nel marzo del 1934 aveva fatto il postulato a Rivoli entrando poi in noviziato a Vigone ed emettendo la sua prima professione il 4 ottobre del 1935.

Si consacrò definitivamente al Signore con la professione perpetua nel 1937.

Gli anni della sua giovinezza li visse nelle opere dove la Congregazione aveva un'attività e una scuola tipografica: così come tipografo compositore fu a Roma dal 1935 al 1937; a Torino Artigianelli dal 1938 al 1942; a Bergamo per 10 anni dal 1942 al 1952; a Pinerolo dal 1952 al 1953; di nuovo agli Artigianelli dal 1953 al 1959 e aPinerolodal 1959 al 1962.

In quell'anno cambiò attività ed incarico: fu destinato a Sommariva Bosco, nella nuova Scuola Apostolica, e lavorò in quell'ambiente per 10 anni come economo.

Nel 1972 fu mandato alla comunità della Salute.

Il provinciale di allora così gli scrisse: "Le comunico il trasferimento all'opera di N.S. della Salute con l'incarico di sovrintendere al decoro del Santuario Parrocchiale e della cappella destinata ad accogliere definitivamente l'urna del nostro fondatore ".

Per 28 anni questo fu il suo impegno e la sua passione: il decoro e la cura del Santuario di N.S. della Salute. Con quanto zelo e generosità svolgesse questo incarico ognuno di noi lo sa: Antonio era una figura familiare per tutti alla Salute.

Custodiva le cose e gli arredi del Santuario quasi con gelosia: proprio nei giorni del centenario, mancando lui, abbiamo cominciato ad accorgerci di quanto fosse preziosa la sua opera: lui solo sapeva dove si trovava ogni cosa, e tutto era custodito con ordine e con cura.

Ora il Signore, dopo una lunga vita di servizio nel tempio costruito dalle mani dell'uomo, lo ha chiamato a servirlo nella dimora eterna, accogliendolo fra le sue braccia come servo buono e fedele e facendolo entrare nella sua gioia.

Credo che il Signore lo abbia anche esaudito in un suo desiderio costantemente ripetuto: "Quando sarà la mia ora - diceva - spero che il Signore mi chiami alla svelta, senza malattie o lunghe infermità, dove debba disturbare o dipendere dagli altri ": il Signore lo ha ascoltato; se ne è andato senza disturbare; come nella vita ha sempre cercato di non essere di disturbo per nessuno.

Chi ha conosciuto Antonio potrebbe dire tante cose di lui.

Proprio la sera prima che si sentisse male, prolungando la conversazione dopo la cena alla Salute con alcuni confratelli, ci aveva regalato, in una specie di testamento, i ricordi della sua giovinezza, le avventure, l'allegria, l'impegno degli anni passati a Bergamo, agli Artigianelli e il suo raccontare era pieno di affetto.

Da questi racconti raccolgo la testimonianza di affetto e di appartenenza alla congregazione e ai confratelli: sentiva e viveva la congregazione davvero come la sua famiglia, sapeva apprezzare il bene e il bello e anche se negli ultimi anni, a causa dell'età, non partecipava più ad incontri o iniziative della congregazione, tuttavia amava esserne informato e così esprimeva la sua partecipazione e la sua appartenen­za.

Chi ha conosciuto Antonio sa del suo carattere speciale; "impulsivo ed autorita­rio" così è scritto in una nota che lo riguarda e che risale agli anni di Bergamo. Le sue "esplosioni " tanto improvvise quanto momentanee: dopo lo scatto d'ira subito tornava il sorriso che quasi volva scusare il momento precedente.

Chi ha conosciuto Antonio sa soprattutto della sua bontà d'animo, della sua sensibilità ed attenzione agli altri.

Un cuore da fanciullo: forse in questa espressione si raccoglie il nucleo della sua personalità: capace di gioire con allegria, di intenerirsi e di commuoversi, di spaventarsi e di meravigliarsi con la spontaneità di un bambino.

Ma quanta delicatezza in certi suoi gesti, quanta tenerezza in talune sue premure per gli altri, per la loro salute e le loro preoccupazioni.

"Ti ringrazio Signore perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai semplici".

Ti ringrazio Signore perché in Antonio hai regalato alla congregazione e a tutti noi un confratello semplice e buono, con un cuore da fanciullo, che ha saputo voler bene, che ha amato la sua famiglia religiosa, che ti ha servito con umiltà e generosità.

Conserva in mezzo a noi il suo ricordo; facci crescere nella semplicità evangelica; rendici umili e generosi, uniti fra noi da amicizia ed affetto: una vera famiglia, sul modello di quella a cui ha appartenuto Gesù nella sua vita terrena.

Accogli il nostro fratello Antonio nella dimora eterna, a fare famiglia con San Leonardo Murialdo e con tutti i santi del cielo.

d. Mario Aldegani
sup. prov.



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