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P. Rino Vandelli (7/8/1911-2/8/2001)


Formigine (Modena) 7 agosto 1911

Albano Laziale (Roma) 2 agosto 2001



P. Rino Vandelli ha tagliato il traguardo dei 90 anni in Paradiso. Ad appena cinque giorni dall'atteso giorno di compleanno, durante la notte tra l'I e il 2 agosto, il cuore ha cessato di battere. Negli ultimi giorni, era ricoverato in casa di riposo ad Ariccia.

Era nato il 7 agosto 1911 a Formigine (Modena) e sin da bambino aveva respirato aria di famiglia "giuseppina" nella scuola di Modena.

Un confratello poeta, per anni vicino a lui, in una circostanza gioiosa così ricorda in versi quei primi anni:

lo ti rivedo piccolo scolaro, Don Rino,
all'Istituto Sacro Cuore;
in quella linda prima ginnasiale
che ti forgiò ben presto mente e cuore.
Nell'albero non eri che una foglia sperduta in mezzo al verde generale, ma avevi nel cuore quasi un impulso ad una distinzione eccezionale.
Passò di tra le fronde lieve brezza di vocazione a Cristo redentore, dicendo: - Orsù venite in luce, in alto, nel mezzo dell' azzurro e del fulgore!
E la distinta foglia ben comprese, decisa a distaccarsi dal boschetto.
- Ma presto morirai! -gridavan l'altre.
- Ti porterà a marcire il vento inetto!
- No, vivrò meglio e molto più di voi!
- Porse l'ultimo addio alle sorelle, l'ltimo strappo al debole picciolo e via col vento, su fino alle stelle...

E l'avventura della sequela di Cristo prese il largo con il noviziato sui "colli rivolesi" con la prima professione il 29 agosto 1928, quindi a Oderzo (Treviso), nelle vicinanze del "sacro Piave" con la professione perpetua in data 10 agosto 1934 (mese del tutto singo­lare nella vita di p. Rino per appuntamenti del tutto straordinari!), ed infine dopo gli studi teologici presso l'Angelicum di Roma conseguì la meta del sacerdozio il 15 settembre 1935 a Oderzo.

Subito caratterizzò il suo apostolato come educatore dei giovani attraverso la scuola e l'impegno culturale cristiano. Conseguì la laurea in Lettere presso l'Università di Padova nel 1940 (certamente fu tra i primi giuseppini a conseguire una laurea!), quindi preside a Roma presso la scuola dell'Opera Pio X nel 1945-1946, poi preside ad Albano 1946-1955, quindi direttore ad Oderzo nel 1955-1957, ancora preside ad Albano 1957-1960, inse­gnante ad Albano dal 1960 al 1996, e l'ultimo periodo a riposo ancora ad Albano.

Ha trascorso 53 anni, quasi consecutivamente ad Albano, presso il Collegio Scuola Murialdo. È stato insegnante di più generazioni, padri, figli, nipoti... Volti di giovani che non ha mai dimenticato pur nel mutare del tempo. Zelante impegno da assistente eccle­siastico a livello diocesano anche nella FUCI (universitari cattolici), concretizzato in con­tatti personali, mai interrotti. Gli exallievi costituirono la sua famiglia estesa; con loro rin­giovaniva e continuava a rincorrerli in qualsiasi circostanza, sempre ricercato quale "sacerdote e studioso (con la "S" maiuscola) per curare le anime e pascere la mente ".

Un ex fucino così scrive in occasione del cinquantenario di sacerdozio:

"Padre Rino, nostro professore per lunghi anni, poi amico e consigliere dei momenti diffìcili della nostra vita, poi di nuovo insegnante dei nostri figli ha voluto offrirci il dono immenso di una Santa Messa nella ricorrenza del suo cinquantesimo di sacerdozio murialdino. E stata una cosa intima, ma ha fatto vibrare di commozione ì cuori dei gio­vani e meno giovani, e io rivedevo quell'uomo, ora con ì capelli argentei, mentre in prima media, nei lontani anni della guerra, ci elargiva il suo sapere con parole sicure e decise, che si imprimevano in noi e ci davano la fermezza del sapere, temprando nella verità i nostri caratteri. La sua testa era allora di un nero ebano, ora bianca, ma ciò che sa dirci è sempre un viatico per la nostra vita, delle nostre famiglie, dei nostri figli. Grazie p. Rino, il volerci ritrovare attorno a Lei vuol dire che quello che Lei, insegnante murialdino, ci ha dato, ha permeato la nostra vita e quella dei nostri figli, nella verità e nella ricerca dei valori eterni necessari all'Uomo ".

Non ha mai sentito il bisogno di altri percorsi pastorali attraverso cui realizzare la sua vocazione. Lo stile giuseppino traspariva in tratti essenziali: lo stare in mezzo ai giovani, la sua vasta cultura, l'ascolto tenace e costante delle esigenze del mondo giovanile. La sua identità spirituale ed umana era forgiata semplicemente dalla continua ricerca di armoniz­zare nella vita e negli studi la dimensione religiosa con quella culturale; nella quotidiana missione educativa, la sua mente ed il suo cuore di giuseppino e di sacerdote erano com­pletamente riempiti da quei giovani incontrati tra i banchi di scuola.

In questa ordinarietà era amabile da tutti ed un suo collega docente così lo descrive: "Tu sei stato sempre modesto, ma sapiente e profondo; scientificamente corretto e documentato, aperto e nuovo, perché la tua parola (lezione o omelia che fosse) è sempre stata il frutto di lunga meditazione ed è fiorita semplice e viva, attesa, gradita e dissetan­te come polla sorgiva ".

E volendo ancora ritornare alla poesia attraverso cui è riuscito a colloquiare con il cuore di tanti giovani, richiamiamo ancora pochi versi sempre a lui riferiti, dopo che davanti al Signore si è presentato fedele per tutta la vita terrena al suo imperativo: andate ed insegnate... nel mio nome:

Ammiro il volo tuo, caro Don Rino, perché non s'è perduto in gorghi ambigui. Chiunque cerca gloria senza Dio, sàccascia presto o tardi sui residui.

Chi fa filosofia senza Dio riesce a non comprender più se stesso; e chi a letteratura toglie Dio s'insabbia in un lavoro assai sconnesso.

Ammiro il volo tuo, perché giammai dimenticasti d'esser viva croce brillante della luce di Colui che d'ogni dono e d'ogni pregio è foce.

Ricordiamo a tutti i confratelli i suffragi di Regola.

p. Giuseppe Rainone

superiore provincia romana


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