L’arte dell’educare si propone, come finalità primaria, la crescita e lo sviluppo dell’uomo, di tutto l’uomo e di ogni singolo uomo. Educatori religiosi, come don Bosco e don Murialdo, miravano alla formazione integrale della personalità, cioè allo sviluppo di tutte le dimensioni e di tutte le potenzialità di cui è capace l’essere umano. Essi mettevano al centro dell’educazione la persona umana nella sua realtà esistente, nel suo modo di essere sociale e di creatura spirituale, che porta in sé l’aspirazione a Dio ed ha un destino soprannaturale.
Diceva Giovanni Paolo II che la dimensione spirituale deve essere coltivata ed armonizzata con le varie attività di svago, tra le quali si inserisce anche lo Sport.
Nell’800 le istituzioni educative, oltre alla famiglia, la parrocchia e la scuola, erano il collegio, l’oratorio, le colonie. Don Murialdo definiva l’oratorio con tre verbi: giocare, imparare, pregare. Tre verbi per una educazione integrale! Al gioco veniva riservata una grande importanza, come pure alla ginnastica finalizzata alla formazione dell’individuo. “La ginnastica, ebbe a dire una volta, ha un grande pregio: mens sana in corpore sano. Dà resistenza, robustezza, forza”.
Oggi è unanimemente riconosciuto che l’Educazione Fisica e lo Sport rappresentano uno degli strumenti più efficaci per aiutare i ragazzi ad affrontare situazioni che ne favoriscono la crescita psicologica, emotiva, sociale, oltre che fisica. I ragazzi, allenandosi, mettono alla prova le proprie capacità e abilità, imparano a “fare squadra”, non solo in campo, ma anche nella vita di ogni giorno. Vivono insomma un’esperienza privilegiata di crescita e di amicizia. Se praticato correttamente e opportunamente orientato, nel rispetto delle persone e delle regole, lo Sport costituisce una risorsa a disposizione della persona umana e della collettività, perché è in grado di svolgere importanti funzioni: ludica, culturale, igienico-sanitaria, sociale, etico-spirituale e religiosa.
Parlando alla festa dei Sessantenni del CSI, il 24 giugno 2004, Giovanni Paolo II ebbe modo di affermare: “Lo Sport non può essere ridotto solo a una questione di goal e di medaglie, di coppe, primati e traguardi tagliati a suon di miliardi e dirette televisive. Lo Sport è qualcosa di più alto e più nobile: è il veicolo privilegiato per la formazione integrale dell’uomo, attento ai valori della solidarietà, del lavoro, del sacrificio, della giustizia. Un veicolo che forma e aiuta a crescere e condanna ogni forma di scorciatoia per raggiungere sogni impossibili e ricchezze effimere, ricorrendo a volte anche al trucco e al doping”.
Ormai è molto diffusa l’idea che lo Sport debba essere considerato un mezzo di trasmissione di valori universali e una scuola di vita che insegna a lottare per conseguire una meritata gratificazione: esso favorisce anche la socializzazione e il rispetto tra compagni e avversari.
Purtroppo l’agonismo, esasperato da fattori economici e mediatici, come si verifica in certi sport professionistici, fornisce ai ragazzi dei modelli sbagliati. L’antagonismo esasperato e la ricerca del successo ad ogni costo sono una vera e propria alterazione dei valori dello Sport.
E’ stato detto: “L’atleta dimostra il suo valore tecnico, il campione dimostra il suo valore umano”.
Ormai tutte le grandi organizzazioni sportive si sono date un codice etico o una carta dei valori. Ricordiamo quella del CSI, del CONI, del CIO…….Ricordiamo il Codice Europeo di Etica Sportiva, che mette in particolare risalto il Fair Play, cioè il Gioco corretto e leale. Le scuole o le società sportive si impegnano a fare in modo che gli atleti, al termine di ogni incontro sportivo, compiano un semplice gesto per rinsaldare l’amicizia e la lealtà: una stretta di mano, un applauso, un complimento.
Anche il Pontificio Oratorio S. Paolo di Roma, che si qualifica come una comunità educante secondo il carisma di san Leonardo Murialdo, ha il suo Codice Etico. Si cerca di coniugare incessantemente i tre fatidici verbi: giocare, imparare, pregare.
Alla persona viene riconosciuto un “valore in sé”: essa occupa un posto centrale nell’opera educativa e costituisce il fine e il metro di ogni attività sportiva. Vi si riafferma altresì il valore dell’eccellenza, come espressione della ricerca e del superamento dei propri limiti e come esempio positivo.
Nel Codice Etico lo Sport è visto come mezzo di formazione e di educazione. Si lavora su se stessi per migliorarsi. Nel quadro generale dei principi e dei valori si inserisce anche una metodologia specifica. Si incoraggiano stili di vita salutari; si conferma il valore della competizione, della vittoria e della sconfitta; viene riconosciuto il senso del limite, delle regole, della fatica e della squadra. Il traguardo finale è sempre lo stesso: la formazione integrale della persona umana.
p. Gino Giansante
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