È una delle più belle e caratteristiche figure della missione del Napo (Ecuador).
Rimasto orfano di padre in tenera età, viene accolto nell’Istituto S. Giuseppe di Volvera, ove compie le elementari ed il ginnasio. Il 27 agosto 1919 entra in noviziato; professa in perpetuo ad Albano Laziale il 30 luglio 1926; a Rivoli è assistente dei novizi; l’11 giugno 1927 è ordinato sacerdote dal Card. Giuseppe Gamba, assieme a P. Domenico Apolloni e P. Massimiliano Spiller.
Il suo lavoro pastorale si svolse all’Oratorio di Rivoli (1928), a Ravenna (1929) e a Lucera (1930). Dal 1934 lo troviamo a Ponte di Piave in qualità di economo ed insegnante dei chierici; nel 1942 a Lucera come direttore.
I Superiori avevano scoperto in lui rare virtù di cuore. Ma P. Cesare sognava di andare in missione, un ideale che coltivava interiormente già dal 1925, quando, in una bellissima lettera al Superiore Generale P. Girolamo Apolloni, manifestava da quale ansia apostolica fosse animato.
Il 13 gennaio 1947 può finalmente coronare il suo ideale missionario, partendo da Genova nella grande spedizione di 51 confratelli diretti in America Latina, sotto la guida di mons. Massimiliano Spiller, allora vicario Apostolico del Napo (Ecuador). Giunge in Ecuador il 31 marzo successivo ed inizia quelle attività apostoliche che si concluderanno solo con la sua santa morte.
Mons. Spiller gli affida subito la direzione del Seminario di Ambato. P. Cesare è riluttante di fronte a quella responsabilità, ma mons. Spiller lo stimola ad accettare l’incarico. “Vale più un atto di obbedienza dolorosa che tutte le imprese fatte per propria volontà”. P. Cesare china la testa perché comprende che è il Signore che gli chiede quel sacrificio.
Durante la sua permanenza ad Ambato la città e la provincia sono scosse da un violento terremoto, che provoca migliaia di morti (6 agosto 1949). P. Cesare è in chiesa ed ha appena finito di recitare il breviario; mentre esce, il soffitto e le due torri crollano sotto la scossa del cataclisma: salvo per miracolo!
Allo scadere del suo mandato ad Ambato, gli viene affidato a Tena l’incarico di economo della Missione, e dal 1961 ricopre pure l’incarico di Vicario provinciale della Provincia Ecuadoriana.
P. Cesare svolge queste impegnative funzioni per 20 anni con competenza e delicatezza. A lui si rivolgono i confratelli di tutti i centri missionari, il personale di servizio, gli operai, gl’insegnanti, i maestri delle scuole, sia per riscuotere lo stipendio, sia per le necessità dei centri. P. Cesare tratta tutti con bontà e pazienza, ma senza fermarsi al livello puramente materiale. Con il suo tratto gioviale, piacevole e arguto, sa conquistare la fiducia e l’amicizia più sincera.
Diviene così il padre e il consigliere spirituale, sempre pronto a consolare i cuori, ad asciugare le lacrime, a incoraggiare i deboli, a condividere con tutti le gioie e le preoccupazioni della vita. “Calmo e signorile nel tratto, smonta con garbo e con qualche arguta facezia gli animi corrucciati”.
P. Cesare possedeva pure un’anima di artista. Uomo di rara sensibilità estetica, ha lasciato varie opere artistiche, quadri ed affreschi, con i quali ha adornato le chiese e le cappelle del Vicariato. Sono opera sua, ad esempio, gli affreschi della chiesa di Archidona, di squisita fattura, nello stile della Scuola Reffo, ispirandosi a Enrico Reffo e Vincenzo Guglielmino. L’ultima sua opera è un busto del suo amico fratel Sante Rebesco.
Sa tener nascosti la gotta ed altri disturbi della salute. Nel volto ha sempre un atteggiamento di dolcezza. Pare avesse chiesto al Signore la grazia di morire martire. Dio gliela concesse, conducendo il suo servo fedele lungo una dolorosa via crucis terminata a Tena l’8 dicembre 1972 a 69 anni di età.
p. Orides Ballardin
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