L'avvenire che ci aspetta
Nell'immagine in copertina di questa rivista c'é, in fondo, l'idea della vita come viaggio. L'incontro tra le generazioni, il confronto, il dialogo sono questioni cruciali per tutti, a qualsiasi età. Ha scritto Simone de Beauvoir: "Nell'avvenire che ci aspetta è in gioco il senso della nostra vita. Non sappiamo chi siamo , se ignoriamo chi saremo".
Così stanno le cose.
Ben lo sapevano i nostri antenati che sul tema della vecchiaia si interrogavano senza sosta. Lo consideravano un problema cruciale, degno di riflessione filosofica. Ad un certo punto tutti i grandi temi etici che avevano dominato la filosofia antica sono apparsi per lungo tempo futili e obsoleti agli intellettuali. Ma è stato un errore, come ha compreso, per esempio, Norberto Bobbio che ha intitolato uno dei suoi ultimi saggi proprio De Senectute.
Chiudersi in categorie non ha mai aiutato nessuno. Riguarda anche il rapporto tra le generazioni. C'è, da sempre, una retorica della senilità che è stucchevole quanto quella della giovinezza. Ma è nell'incontro tra le due che si manifesta il meglio, nelle sorprese di un confronto. Bisogna imparare da giovani il mestiere di essere vecchi, si dice: è vero nel momento in cui siamo pronti a non farci sfuggire la dimensione collettiva del vivere, a riconoscere la ricchezza delle persone a noi vicine, anche quelle più anziane, ad essere capaci di solidarietà reciproca, quella che attraversa gli anni e le aspirazioni di ognuno. Spesso, poi, le delusioni maggiori non vengono da chi è più anziano o più giovane ma da chi ha la tua stessa età perchè, come i capponi di Renzo, nel pieno della vita si rimane incapaci di compiere gesti di solidarietà reciproca.
La foto di copertina ci insegna anche questo: è bello quando si incontrano le generazioni. Spesso inizia un tratto di vita che può riservare sorprese.
Giuseppe Novero
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