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"Anniversario" - Padre Ettore Cunial...


Sono passati dieci anni da quella tragica notte, ma il ricordo è ancora vivo. La mattina del 9 ottobre 2001 giunse in Italia la notizia che p. Ettore Cunial era stato ucciso nella notte dell’8, mentre si trovava a Durazzo, in Albania, nella “Casa Nazareth”. Un giovane di 17 anni, istigato da un adulto cinquantenne, ambedue vicini di casa, gli autori del feroce delitto. L’adulto organizzò il piano e il giovane lo realizzò.

P. Ettore era arrivato a Durazzo il 25 marzo precedente, e fu subito apprezzato per la sua vicinanza umana e cristiana alle persone, per la sua disponibilità, per quell’essere prete con una attenzione particolare al ministero della consolazione e della misericordia. Pochi mesi, ma sufficienti perché la presenza di questo prete segnasse il cuore di tante persone. D’altra parte, proprio i tempi dell’indagine e del processo legati alla sua uccisione hanno messo in luce di quale statura umana e spirituale fosse ricco p. Ettore, tanto che lo stesso procuratore al processo, di religione mussulmana, ne divenne uno dei principali ammiratori.

Nei giorni 7-8-9 ottobre 2011, ricorrendo il decennale della sua morte, a Fier e a Durazzo si sono svolte una serie di manifestazioni, che hanno coinvolto quattro vescovi, molti sacerdoti e religiosi/e, gente dell’Albania e dell’Italia.

A Fier, presso la nostra opera, la mattina del 7 ottobre i ragazzi del centro professionale hanno potuto conoscere questo sacerdote attraverso alcune testimonianze offerte da p. Rino Cozza, dalla signora Daniela, nipote di don Ettore, dal procuratore del processo. Non è mancato un prolungato momento di preghiera sul tema della testimonianza. Nel pomeriggio il vescovo Hil Kabashi ha presieduto la solenne concelebrazione nella chiesa parrocchiale di Fier; concelebranti una decina di confratelli giuseppini; presenti, oltre a religiosi e religiose di Fier e dintorni, anche una trentina di persone giunte dall’Italia, specie da Taranto e dalla Sicilia.

Molto intenso il programma di sabato 8 ottobre. La chiesa con cattedrale di Santa Lucia, in Durazzo, si è ben presto riempita per la concelebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo di Tirana-Durazzo, mons. Rrok Mirdita; circa trenta i concelebranti. Nella sua omelia il vescovo ha messo in luce la esemplarità della testimonianza di padre Ettore. Dopo la messa ci si è recati a Casa Nazareth, sulla collina di Durazzo, dove lo stesso arcivescovo ha benedetto il monumento in ferro della Santa Famiglia. Pioveva, ma questo non ha per nulla impedito la visita da parte di molta gente, molti dei quali per la prima volta visitavano il luogo della tragedia. Prima di pranzo ci si è poi radunati nella sala del teatro della cultura di Durazzo. Testimonianze (don Rino Cozza, mons. Damian, la nipote Daniela), intervallate da momenti musicali offerti da un gruppo di giovani musicisti, hanno preceduto il momento ufficiale di consegna di una targa, di un piatto d’argento e di una medaglia dorata, offerti dall’associazione culturale di Durazzo alla memoria di p. Ettore. Non previsto, ma gradito, è stato l’intervento del sacerdote don Giorgio, albanese, allora a Durazzo con don Ettore proprio nei giorni precedenti l’8 ottobre, e ora parroco e portavoce della conferenza episcopale albanese. Alla sera sacerdoti, religiosi/e e laici si sono ritrovati nella chiesa di Santa Lucia, da dove è partita la processione-fiaccolata verso casa Nazareth; qui il vescovo ausiliare di Tirana, mons. Giorgio Frendo, ha presieduto la concelebrazione eucaristica e la adorazione, terminando oltre le ore 24.00.

Il giorno 9 ottobre, domenica, don Ettore è stato ricordato in tutte le parrocchie della diocesi e nel pomeriggio i confratelli giuseppini hanno concelebrato nella cappella di Spitalla, zona limitrofa di Durazzo. Alla sera, presso l’opera delle suore benedettine in Durazzo, un tempo di riflessione offerto da musica, da testi sulla vita di don Ettore, e da immagini di commento allo Stabat Mater del Perosi, ha concluso la giornata. Era presente il nunzio apostolico in Albania, mons. Ramiro Moliner, che ha preso la parola alla conclusione dell’incontro.

Giornate di riflessione, di preghiera, di memoria, che hanno certo aiutato a conoscere meglio la figura di don Ettore e che invitano a guardare il futuro con fiducia e speranza, perché il suo messaggio permane valido e la sua testimonianza sorregge la fatica dei missionari di oggi. Una memoria che diventa un tesoro e un seme che potrà ancora portare frutto.

p. Tullio Locatelli


Casa Nazareth: “l’estremo abbandono ala volontà di Dio”


A dieci anni dalla morte di p. Ettore Cunial, a Durazzo in Albania, si sono celebrate giornate di intensa spiritualità, caratterizzate dalla partecipazione sentita e corale della chiesa locale – vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, fedeli, dei collaboratori giovani e amici Albanesi e dai confratelli giuseppini e laici provenienti dal’Italia e dalla significativa presenza dei nipoti.

Sabato 8 ottobre, anniversario della morte , le celebrazioni nel ricordo di p. Ettore si sono concentrate a Durazzo. Al mattino si è tenuta la solenne Eucarestia, presieduta dall’Arcivescovo di Tirana mons. Rrok Mirdita e concelebrata da 36 sacerdoti – del clero locale e Giuseppini – nella Chiesa Concattedrale di Santa Lucia, nel centro storico della città. Nell’omelia il Vescovo ha sottolineato due caratteristiche dell’esperienza sacerdotale di p. Ettore: la sua fede piena e disarmata in Dio e la sua sapienza, che lo portava a cercare in tutto la volontà di Dio.

Dopo la Messa, con una faticosa salita – sotto la pioggia – su per una viuzza ripida lungo le pendici della collina di Mosè, si è raggiunta Casa Nazareth, dove dopo una sosta di preghiera sul luogo della uccisione di p. Ettore, il Vescovo ha benedetto un’immagine di ferro battuto della Sacra Famiglia , posta nell’orto, sulla cupola sporgente di un vecchio bunker interrato.

Di seguito, ormai verso fine mattinata, si è svolta nel Palazzo della Cultura di Durazzo,la commemorazione ufficiale della figura di p. Ettore Cunial.

Coinvolgenti le varie riflessioni e testimonianze di p. Giovanni Salustri, della comunità giuseppina di Fier, di p. Rino Cozza, suo confratello e compagno di banco, del parroco della cattedrale mons. Damian Kurti e della nipote Daniela. Ognuno ha evidenziato la fede, la povertà, la semplicità, la disponibilità totale, l’infaticabilità, la condivisione, la disponibilità al martirio… Siamo stati tutti profondamente coinvolti: è stata una lezione di sequela del Signore, sacrificato per noi e vivo e operante con il suo amore nell’Eucarestia.

P. Ettore Cunial, era nato a Possagno (Treviso) nel 1933, da una famiglia mancante di tutto eccetto che di fede: “quando la mamma si accorse di essere incinta di Ettore disse alla papà Pietro: sono di nuovo incinta!” Lui rispose: “Maria, ho chiesto un prete a Gesù!” Entrato nel seminario dei giuseppini, divenne sacerdote nel 1962 a Viterbo.

Dedicò gli inizi del suo servizio sacerdotale alla formazione dei seminaristi e poi ebbe incarichi di responsabilità in varie opere giuseppine. Fu Provinciale della Provincia Romana.

A 67 anni, ecco l’obbedienza per l’Albania. Sceglie di passare dalle “opere” alle sfide e di accogliere non solo le povertà visibili ma anche quelle invisibili a cui nessuno risponde. Quello che sorprende di p. Ettore è l’estremo abbandono a quella che chiamava la volontà di Dio da lui considerata come il bene più grande che potesse esserci. Conosce bene i suoi limiti. Trova la forza nella sua debolezza. Soprattutto a Durazzo con il suo modo di vivere ha espresso una cristologia narrativa, cioè il far vedere o almeno far intuire la presenza ed il fare di Cristo. Dunque una spiritualità dal volto bello, umanizzante e di ridirla con il linguaggio di coloro a cui si rivolgeva, un vangelo narrato con la vita e dove fossero trasparenti i segni dell’annuncio messianico:”guarire gli infermi…. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”.(Mt.10,8)

Aveva capito che l’impegno sociale dei religiosi portava ad essere dove di fatto è più impegnativo e rischioso a starci, dove c’è di più da sperimentare. Per questo aveva scelto di andare a vivere in una povera casetta. Si era insediato nel cuore del disagio sociale e religioso.

Ed era notte (Gv.13,30), Faslli, un giovane ancora minorenne, quella notte dell’8 ottobre 2001, alza la mano contro il suo benefattore, p. Ettore Cunial – “l’uomo che gli faceva carità che innanzitutto era benefattore degli autori del crimine… l’uomo che dava loro da mangiare e li aiutava ad alleggerire la vita difficile in quella città di mare lontano da Kukès, da dove provenivano”, pugnalando il suo corpo 17 volte .

Il Comune di Durazzo ha proclamato p. Ettore Cunial: “Nobiltà della città di Durazzo” con la seguente motivazioni: “p. Ettore Cunial con la sua fede nel Signore e la sua dedizione a Lui, ha stupito i cittadini di Durazzo. Con la semplicità e la grandezza dello spirito ha ravvivato la speranza nei giovani, i poveri, gli afflitti. Donava benedizioni e sorrisi. Portava la consolazione del Signore a tutti senza distinzione”.

Alla sera il coronamento delle due giornate; guidata dal Vescovo Ausiliare, ancora dalla chiesa di Santa Lucia si è snodata una processione – fiaccolata, con tante persone, che ha attraversato parte della città per inerpicarsi nuovamente sulla collina di Mosè, verso Casa Nazareth, questa volta seguendo le mura romane verso la villa del re Zog: una lunga fila di luce rompeva il buio della stretta ed erta arrampicata.

Qui è stata celebrata ancora l’Eucarestia, seguita da un intenso momento di adorazione , in risposta alla testimonianza eucaristica offerta da p. Ettore. Era ormai passata mezzanotte quando l’assemblea si è sciolta, portando ciascuno nel proprio cuore la ricchezza di una giornata ricca di spiritualità.

Infine ecco l’espressione finale della nipote Daniela che esprime l’invito di Mons. Cunial, già vice gerente della diocesi di Roma: “ p. Ettore deve ritornare in Albania – all’interno delle mura di Casa Nazarethvedrai che sul sangue del suo martirio nascerà e troverà compimento il suo sogno”; la terra che è stato chiamato a fecondare e per la quale ha dato la vita , non è quella del Verano, il cimitero di Roma dove è sepolto, ma quella di Durazzo.

Anche la nostra Chiesa Trevigiana deve essere orgogliosa di questo interprete della fantasia di Dio.

p. Guglielmo Cestonaro



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