Qualche nube sulla Giornata Mondiale della Gioventù, celebrata l’agosto scorso a Madrid, si era addensata nei primi mesi del 2011. Ci si chiedeva come avrebbe reagito la Spagna sempre più laicista, quanti giovani – o in più o in meno - rispetto alle altre edizioni avrebbero partecipato, come sarebbe stato accoltolo stesso pontefice il suo messaggio ai giovani e alla società. Si diceva che qualche diocesi in Spagna facesse fatica a mettere insieme un gruppo dignitoso di giovani, in Italia qualche diocesi ha allungato i tempi di iscrizione.
Ora sappiamo tutti come si sono svolte queste giornate, al di là dei limiti che certo si sono presentati, non è sbagliato parlare di successo. Per conferma rimando ai titoli e agli articoli specie dei giornali spagnoli, interessati alla cronaca dell’avvenimento.
La visita del papa in Germania ha ripresentato il medesimo schema: preoccupazione prima, soddisfazione dopo.
È quindi lecita la domanda: perché?
Benedetto XVI ha detto ai giovani di essere forti e saldi nella fede, di rendersi, testimoni ed evangelizzatori di questa fede presso tutti, a partire dai propri coetanei.
In Germania il discorso di papa Benedetto è stato più articolato e modulato su varie tematiche, ma accolto ed apprezzato anche da chi, per esempio, non era in parlamento a sentirlo. Ci sono state delle manifestazioni di protesta, ma non così massicce come certa stampa aveva previsto. Ne aveva parlato lo stesso pontefice con i giornalisti in aereo nel viaggio di andata, riconoscendone la legittimità e senza mostrare alcun fastidio.
Ma cosa ha detto il papa? Piero Gheddo scrive: Benedetto XVI ha posto al centro di tutti i problemi dei popoli e degli uomini d’oggi il problema di Dio: siamo in crisi perché abbiamo abbandonato Dio; - ha incontrato i protestanti e gli ortodossi, gli ebrei e i musulmani per invitare tutti i credenti a riportare Dio nella cultura moderna; - “la fede in Cristo non deve essere qualcosa di esclusivamente privato, ma un tesoro da testimoniare al mondo e da vivere nel contesto comunitario della Chiesa”; - ha parlato dei fondamenti dell’agire politico e del diritto naturale, secondo i quali l’uomo non può essere manipolato; - ha sottolineato che la Chiesa stessa è anzitutto in crisi di fede ed ha richiamato alla conversione del cuore.
Da mettere in conto anche il modo con cui papa Benedetto si è presentato e ha parlato: coraggio e chiarezza, mitezza ed autenticità.
Mi permetto un’ultima considerazione. Ancora una volta quando l’annuncio di Dio è esplicito, incontra l’interesse e l’attenzione degli uomini, anche di coloro che sembrano o si dicono lontani. Credo che la nuova evangelizzazione parta dalla fiducia dell’evangelizzatore nella forza e nella potenza della Parola, che sa incontrare il cuore dell’uomo, nei suoi bisogni e desideri più profondi.
p. Tullio Locatelli
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