Nel cuore delle Dolomiti bellunesi p. Egidio Bianchi nasceva, il 31 agosto 1902, a Cibiana di Cadore da Fedele e Caterina Da Col. Lo splendore di quelle montagne testimoniarono la felice e spensierata infanzia di Egidio.
La sua pietà, intelligenza, impegno e bontà non passarono inosservate ad un chierico giuseppino, Marco Benetazzo, che nel 1915 si trovava in zona per servizio militare (siamo nel periodo della prima guerra mondiale). Ed un giorno gli chiese: “Vuoi essere sacerdote, vuoi farti giuseppino per educare i giovani?” La risposta di Egidio fu pronta: “E perché no? A chi mi devo rivolgere?”
Così cominciava il suo cammino come Giuseppino del Murialdo. All'età di 14 anni lasciò, con sacrificio certamente non piccolo, le sue splendide montagne e, percorrendo centinaia di chilometri, raggiunse Volvera (TO), sede del seminario giuseppino.
Qui completò il ginnasio; e nel 1919, ormai diciassettenne, fece domanda di entrare in noviziato. All'esaminatore della sua vocazione, P. Marcello Pagliero, che gli chiedeva per quale motivo volesse farsi religioso, rispose: “Mi sento mosso dalla chiamata divina, per farmi santo”. D. Reffo, da parte sua, scrivendo a p. Marco Benetazzo, ormai sacerdote, lo aveva descritto come “un caro angioletto che è l’edificazione dei suoi compagni”.
Terminato il noviziato con la prima professione, passò ad Oderzo per lo studio della filosofia e poi della teologia. In questo periodo fu anche assistente ed insegnante dei ragazzi del Collegio Brandolini. Fu ordinato sacerdote il 16 aprile 1927 a Vittorio Veneto dal vescovo diocesano mons. E. Becegato.
A questo punto p. Egidio inizia il lungo e prezioso cammino di formatore dei giuseppini. Inizia proprio qui, a Oderzo, con i giovani confratelli giuseppini studenti di filosofia (1926-1931). Continua a Ponte di Piave (1931-1936) nel nuovo Scolasticato, dove tutto il gruppo, studenti e responsabili della formazione, si trasferisce.
La buona prova e l'esperienza acquisita da p. Egidio convinsero i superiori ad affidargli la formazione dei confratelli studenti di teologia. Si trasferì pertanto a Viterbo, località La Quercia (1936-1943); seguì il gruppo a Roma (1943-1945) e, di seguito, a Viterbo, Istituto s. Pietro (1945-46).
Nel 1946 ebbe l'incarico di padre maestro dei novizi, a Vigone (TO), ma, al termine dell'anno, nel 1947, dovette tornare dai teologi che lo reclamarono a gran voce e con loro, a Viterbo, rimase fino al 1956.
Da quest'anno, e fino al 1969, lo troviamo a Vigone come maestro dei novizi. Infine dal 1969 al 1999 il suo campo di lavoro fu Ponte di Piave, prima come confessore degli aspiranti e chierici e poi, seguendo le trasformazioni dell’opera, impegnato in un multiforme apostolato, anche come confessore di diversi sacerdoti, finché le forze glielo permisero.
Ci rendiamo subito conto che sono veramente molti i giuseppini che al P. Egidio devono tanto, per i contenuti e l’impronta della formazione ricevuta.
Nonostante la sua salute sempre delicata, si dedicò con tutto se stesso e lavorò senza sosta e con grande entusiasmo nella formazione di generazioni di giuseppini. Trasmetteva loro amore alla Congregazione e fedeltà alla vocazione, proponendo loro come esempio i confratelli impegnati nell’apostolato con la gioventù povera e bisognosa di quel tempo. Spronava alla imitazione della S. Famiglia di Gesù Maria e Giuseppe, del Murialdo e dei Santi Patroni della Congregazione.
Nel pieno dei cambiamenti epocali della società e della Chiesa, specialmente dopo il Vaticano II, si mantenne tranquillo, sereno e fiducioso, esercitando fino in fondo il suo compito di esimio e santo formatore. Il suo insegnamento a tutti quelli che il Signore gli affidava, era semplice e concreto, focalizzato sull’amore fraterno, sull’amore a Dio, sulla preghiera e sul servizio umile e nascosto. P. Egidio, dallo sguardo limpido e sorriso accattivante, ci ha dato esempio di un servizio sempre disponibile, essendo lui uomo di virtù, di semplicità, di attenzioni squisite e di amicizia verso tutti senza distinzioni. Era sempre pronto ad ogni attività, quando veniva richiesto. Era un sacerdote di preghiera e di gran fede.
Come formatore, specialmente nei contatti personali, cercava di capire la storia e la situazione di ognuno. Come padre spirituale, maestro di vita spirituale, confortato dalla stima e dalla fiducia di tutti, sapeva trovare la parola giusta nel guidare, nel confortare e nell’incoraggiare. Mai parlava male di nessuno né criticava confratelli e superiori.
Il suo dono era quello di leggere nei cuori e nell’animo dei formandi, dei penitenti e di coloro che orientava spiritualmente. Esercitava la sua incomparabile capacità di ascolto, la sua fede nell’azione della grazia divina; rasserenava, chiariva, orientava e dava fiducia a tutti nel cammino della virtù e della santità.
Lo ricordiamo infine come un uomo che passava, perfino illuminato in volto, lunghe ore davanti a Gesù Eucaristico. E qui trovava il segreto della sua abilità e del successo spirituale come formatore di anime.
Mori santamente il 3 gennaio 1999. Continua ora dal cielo a pregare per la sua cara Congregazione, specialmente per ottenere da Dio che altri giovani abbiano il dono della vocazione alla vita religiosa giuseppina, seguendo s. Leonardo Murialdo come Amico Fratello e Padre.
p.Orides Ballardin
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