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"Reportage" - Un anno dopo...


Conversazione con mons. Celmo Lazzari, un anno dopo la sua ordinazione
come Vescovo del Vicariato Apostolico del Napo

Incontriamo Mons. Celmo Lazzari a Tena, nel suo ufficio, nella tarda mattinata di una domenica speciale, dopo che ha celebrato due messe nella vicina cattedrale. È un giorno “speciale”, questo 9 ottobre, perché proprio un anno fa, veniva ordinato vescovo nella sua città natale, Garibaldi, in Brasile. Naturalmente il discorso va subito al ricordo di quel giorno…


Mons. Celmo, quali sono i ricordi più vivi che restano nel tuo cuore del 9 ottobre di un anno fa?

Sono stati momenti che per me è impossibile dimenticare. Anzitutto è stato molto significativo e sorprendente come le persone mi hanno accompagnato in quel giorno. Dopo l’annuncio della mia nomina, avvenuto l’11 giugno, l’entusiasmo dei Giuseppini del Brasile, delle Murialdine, dei miei concittadini, mi hanno fatto cambiare il programma, che inizialmente era quello di essere ordinato Vescovo nella cattedrale del Tena.

In Garibaldi, lo scorso 9 ottobre, la partecipazione è stata straordinaria, di grande intensità emotiva e di fede da parte di tutti.

Del resto… non ho ancora capito il mistero che ha avvolto la mia vita; cerco di immergermi sempre di più ogni giorno. Forse le persone che mi stavano intorno, con il loro entusiasmo e la loro fede semplice, hanno capito più e meglio di me cosa mi stava succedendo!

Quello che io cerco di capire ogni giorno di più è che si tratta di una “elezione” di Dio, senza guardare i miei meriti o le mie capacità. Io mi domandavo… ma possibile che non ci sia un altro? Mi preoccupava il fatto che non conoscevo quasi per nulla la realtà dove ero chiamato a lavorare: venivo scelto come pastore di una chiesa dove non avevo mai vissuto. La “chiave di lettura” che mi ha reso sereno è stata “l’invio”: lascia la tua terra e va’… “l’hanno fatto in tanti – ho pensato – posso farlo anche io”.


Sei arrivato definitivamente nella “tua” chiesa il 19 ottobre: quali le tue prime impressioni?

Due ore dopo essere sbarcato a Quito, ero riunito in assemblea con i Vescovi dell’Ecuador… subito mi hanno fatto sentire un fratello in mezzo a loro e questo mi ha dato molto conforto. La cosa si è confermata il 13 novembre successivo, quando, all’Eucarisita di inizio del mio servizio come Vescovo del Vicariato, a Tena, erano presenti più di 20 Vescovi venuti da ogni parte dell’Ecuador.


Poi è cominciato… il lavoro. Quali i primi problemi?

La prima fatica per me è stata mettermi in ufficio e ricevere una fila di persone che non finiva mai, tutte dal Vescovo a chiedere qualcosa… La cosa mi ha messo un po’ di angoscia nei primi tempi. È durata un mesetto: ho dovuto confrontarmi con l’immagine del Vescovo benefattore di tutti, che risolve tutti i problemi! D’altra parte, invece, quando visitavo le comunità e parrocchie, mi sentivo accolto come il Pastore, colui che porta speranza, che incoraggia e dà fiducia… questo mi ha molto incoraggiato!


Quali sono le principali risorse della chiesa del Napo?

La principale risorsa è la dedizione generosa e lo zelo missionario dei sacerdoti, religiosi e diocesani, delle suore e dei catechisti. Ma questo, lo dico paradossalmente, è a sua volta la “debolezza” di questa chiesa, perché in essa i laici e l’intera comunità sono chiamati a crescere e a partecipare di più e più responsabilmente, senza restare pendenti o troppo dipendenti dai sacerdoti o dai religiosi. Abbiamo bisogno di crescere come chiesa nella responsabilità attiva di ogni battezzato rispetto alla vita della comunità.


Sei il 6^ vescovo giuseppino qui nel Napo… I tuoi predecessori hanno fondato e dato un’impronta a questa Chiesa; quale sarà il marchio giuseppino del tuo servizio episcopale?

Penso che il tempo sia maturo per passare da una Missione Giuseppina ad un Vicariato Missionario che valorizzi sempre più il clero locale, per preparare la coscienza e l’organizzazione diocesana di questa chiesa. I Giuseppini, del resto, non hanno più la forza per continuare a fare quello che hanno fatto con grandi meriti sino ad ora. Il cammino che ci sta davanti è quello di preparare una chiesa autonoma, magari povera, con le sue difficoltà, ma impegnata a valorizzare tutte le sue risorse; infine, a farsi essa stessa missionaria.


Un messaggio per i lettori di Vita Giuseppina…

Il messaggio è anzitutto un grazie per i nostri benefattori, molti dei quali sono lettori di Vita Giuseppina. Io ho un sogno: che questa Chiesa, che oggi riceve il bene di tanti, sia un giorno in grado di dare essa stessa il suo contributo all’evangelizzazione nel mondo intero.


A cura della Redazione



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