Essere comunità è avere qualcosa in comune. La comunità murialdina nasce come risposta a una chiamata di Dio: vivere insieme per testimoniare che siamo amati da Dio e testimoniarlo soprattutto ai giovani. È il riconoscimento di questa comune chiamata che fonda l’unità e quindi la comunità. Come per ogni comunità cristiana, la chiamata nasce dall’esperienza dell’effusione dello Spirito Santo. Le persone, siano esse laici o religiosi, rinnovate dallo Spirito, scoprono o riscoprono il senso del loro battesimo e quindi il desiderio di viverlo: la comunità diventa allora il luogo dove la possibilità di vivere intensamente il proprio battesimo si fa concreta.
In comune allora abbiamo una gioiosa esperienza che si alimenta nella preghiera-relazione, relazione con un Dio che ci è Padre e in ogni istante ci sostiene con il suo amore, ci avvolge con il suo amore, ci chiama al suo amore. Ed è la gioia di questa esperienza che desideriamo far vivere ad ogni persona, in particolare ai giovani, e più in particolare ai giovani che nulla “sanno” dell’amore e di Dio. In comune abbiamo allora anche uno stile, un modo di essere presenti nei nostri contesti, una azione apostolica rivolta ai giovani più poveri e alle famiglie, che si può riassumere nel trinomio murialdino: amico, fratello, padre dei giovani.
Questo modo di vivere nella preghiera (relazione d’amore con il Padre) ci porta necessariamente all’evangelizzazione. Infatti il modo murialdino di pregare il Dio che mi ama, porta ogni membro della comunità ad una particolare sensibilità nel credere all’amore misericordioso, tenero, personale, gratuito, attuale di Dio, alla vita fraterna e all’apostolato giovanile.
D’altro canto facciamo ogni giorno esperienza che solo ciò che arriva al cuore resta. Ed è l’amore che riesce a parlare al cuore. Un personaggio di “Il piccolo Principe” afferma: “Ecco il mio segreto. È semplice: non vedo bene che con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”.
Lasciarsi guidare dall’amore, senza mai demordere. Tutto il resto viene di conseguenza.
p. Ferruccio Cavaggioni
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