Incontro con padre Aleixo Susin, giuseppino del Murialdo, nella parrocchia di San Paolo Apostolo a Guarà I in Brasile
Padre Aleixo Susin, sacerdote giuseppino di 83 anni, vive nella comunità di Guarà I (Brasilia), nella parrocchia San Paolo Apostolo, di cui è stato il fondatore.
È un tipo un po’ speciale, molto cordiale ed arguto. Ha raccolto nei suoi quaderni e diari le sue storie di vita e, su richiesta, volentieri le tira fuori e le legge ai confratelli. Un uomo molto attivo che nella sua vita ha lavorato tanto, imbarcandosi in fondazioni di opere e parrocchie; ma ciò che sorprende è quello che fa ora, per molte ore al giorno, alla bella età di 83 anni: da mattina a sera sta seduto in una piccola stanzetta, nei locali della parrocchia, ad ascoltare le persone. C’è sempre la fila davanti alla sua porta: gente di tutti i tipi e di tutte le età.
P. Aleixo, vuoi raccontare ai lettori di Vita Giuseppina, cosa fai tutto il giorno?
Oltre ai miei impegni di celebrazione delle Messe, passo tutto il giorno ad ascoltare la gente per la confessione, la direzione spirituale e molto spesso semplicemente per dare l’opportunità alle persone di sfogarsi, di raccontare le loro pene, di… piangere un po’.
Tutto il giorno?
Al mattino mi metto nella mia stanzetta verso le 8.00 e ci rimango fino alle 11.00; al pomeriggio dalle 14.00 alle 18.00, ma spesso esco solo verso le 19.00 per non interrompere l’ascolto di qualcuno.
Da quanti anni fai questo lavoro?
Da sempre ho cercato di essere a disposizione della gente che mi cercava; ma ora che ho più tempo, lo dedico tutto a chi chiede una parola di conforto o solo vuole raccontare le sue pene. Vengono anche molti giovani…
Quali sono i principali problemi che i giovani vengono a raccontarti?
La maggior parte chiede un consiglio o un aiuto per prepararsi bene al matrimonio o per risolvere una difficoltà affettiva: i problemi affettivi per i giovani sono i più frequenti e importanti. Ma trovo nei giovani anche una sete di contatto con Dio e di verità. Qui, dove mi trovo ora, vedo che i giovani sentono la necessità di pregare e questo mi sorprende; non l’ho visto altrove in maniera così evidente e significativa.
Quali sono i momenti più difficili nell’incontro con le persone?
Quando vengono persone disperate, che piangono e quasi non riescono a parlare. Io soltanto le ascolto con attenzione, con simpatia, a volte piango con loro, facendo diventare mia la loro sofferenza. Il solo fatto di sentirsi ascoltati è una grande consolazione. Più volte mi è capitato un fatto curioso: al termine dell’incontro, cha magari dura più di un’ora, la persona si alza, mi abbraccia e mi ringrazia dicendo: “Grazie, Padre; mi sento molto meglio ora; questa nostra conversazione mi ha sollevato; grazie per quello che mi ha detto”… E, in verità, io non ho detto proprio niente: ho solo ascoltato! Penso che la carità più grande che si può fare ad una persona è di ascoltarla. Io, come mio sistema, non interrompo mai una persona che mi sta parlando, anche se avrei sulla punta della lingua la parola da dire o il consiglio da dare; mi sforzo di ascoltare in silenzio e con attenzione e lascio che la persona tiri fuori tutto e si liberi completamente.
Incontrando P. Aleixo ci sono venute in mente le raccomandazioni di Sant’Agostino ai catechisti. Egli diceva: “Ascolta, ascolta, ascolta… e dopo saprai parlare con le loro stesse parole!”.
A cura della redazione
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