Inserisci username e password nei campi sottostanti.
Username:
Password:

"In Famiglia" - La ciabattina di Dorentina



Se qualcuno ci chiedesse qual è il ricordo più intenso dell’Albania, dove come famiglia abbiamo trascorso le vacanze, gli risponderemmo “la ciabattina di Dorentina”.

È importante conoscere la storia di un popolo prima di giudicarlo, e questo vale in particolar modo per l’Albania. Dopo cinquecento anni di dominazione turca, le due guerre mondiali che hanno visto l’Albania come zona di passaggio, conquista e spartizione, 45 anni di una dittatura comunista spietata e feroce hanno devastato l’animo del popolo albanese. Si stenta davvero a credere alla follia di questo dittatore, Enver Hoxha, se non avessimo visto gli effetti materiali e morali, sull’Albania e il suo popolo. Anzitutto materiali: l’Albania al termine della dittatura (1990) era ferma al 1950, la popolazione soffriva la fame, le infrastrutture erano inesistenti. L’Albania è disseminata di 600.000 (sì, proprio seicentomila, per una popolazione di poco più di tre milioni) bunker di cemento armato, commissionati - e quindi pagati – dall’Albania alla Cina nel 1967. La dittatura aveva fatto credere di essere un paese sotto assedio da parte delle potenze occidentali, Italia in primis, che erano pronte ad invadere la fiorente terra d’Albania. Ma gli effetti peggiori la dittatura li ha prodotti sullo spirito e l’identità del popolo albanese. Anzitutto è stata una dittatura ferocemente antireligiosa, tanto da vantarsi di essere il primo stato ateo per Costituzione. La chiesa cattolica d’Albania ha subito una persecuzione totale: centinaia di preti, tutti i vescovi, le suore, sono stati torturati, internati in campi di prigionia e di lavoro, uccisi. Qualsiasi manifestazione religiosa è stata vietata e severamente punita, le chiese rase al suolo o trasformate in caserme, palestre, depositi. La dittatura ha tentato in tutti i modi di cancellare ogni traccia religiosa dalla terra e dall’animo della popolazione. Ha ricercato con perizia maniacale coloro che professavano una fede religiosa per internarlo, obbligando i figli a denunciare i genitori, i vicini fra di loro, trasformando tutti in sospettati o controllori degli altri, creando un clima di terrore e di delazione. Distruggendo la religione hanno distrutto anche la cultura del popolo albanese. La persecuzione religiosa ha avuto come effetto anche l’aumento spropositato del credo nella superstizione, nei riti magici e nel malocchio. Se all’animo umano viene proibito di volgere gli occhi al cielo per cercare le ragioni del suo essere, è inevitabile che esso si fabbrichi le sue credenze che possano rendere ragione di quello che accade partendo dalla terra, imputando gli eventi alla magia, alla sorte da rendere benevola con riti propiziatori e pratiche superstiziose. Quale shock deve essere stato per gli albanesi quando si è alzata la cortina fumogena che li avvolgeva e hanno visto… hanno visto se stessi e hanno visto ciò che li circondava… Chi ha potuto è fuggito, chi è rimasto sogna di andarsene da un paese che sta compiendo in dieci anni quel cammino che noi abbiamo percorso in 50 anni.

Noi ci siamo affiancati nell’attività di animazione portata avanti dai Giuseppini e dai loro collaboratori. Abbiamo visto lo sforzo della Chiesa locale e dei Giuseppini nel ridare dignità a questo popolo, restituendogli l’opportunità della fede, l’occasione della crescita culturale e sociale tramite la formazione e l’educazione. Anche i Giuseppini hanno dato un martire a questa terra: uno dei primi giuseppini arrivati in Albania, p. Ettore Cunial è stato ucciso da un vicino che aveva più volte tentato di aiutare.

A Spitalla, quartiere periferico di Durazzo, i Giuseppini hanno eretto una “cattedrale” di legno dedicata alla Sacra Famiglia, su un terreno prima paludoso, ora secco e arido, dove la gente si raduna al suono della campana per la preghiera o la messa, cui seguono un po’ di gioco e di animazione per i bambini. Il suono della campana assume davvero i connotati di un rintocco di speranza, che chiama a raccolta, che infonde la certezza di una presenza e la speranza di novità.

A Fier i Giuseppini hanno attivato un Centro di formazione professionale, che appare come un avamposto d’Europa in Albania: un centro attrezzato che prepara segretarie, meccanici ed elettricisti, oltre che offrire corsi per apprendisti anche di altre professioni. L’opera offre anche bellissimi spazi ogni giorno frequentati da molti ragazzi senza alcuna discriminazione, e si coglie ogni occasione per favorire la formazione umana.

L’attività prosegue anche con i più poveri fra i poveri, i rom, che abitano alcuni villaggi vicini, per favorire l’integrazione scolastica dei bambini.

Dall’Italia, con le adozioni a distanza, si sostengono le famiglie più povere, che da sole, per situazioni di fragilità sociale, non sono in grado di mantenersi e di avere il necessario soprattutto per i bambini.

E se c’è speranza, questa è racchiusa nell’innocenza e nel sorriso di Dorentina, che ci correva incontro a Spitalla e durante la messa si sfilava più volte la ciabattina infradito che andava in pezzi, tenuta insieme da un chiodo di ferro… La ciabattina di Dorentina…

Laura e Stefano Imi




torna al sommario


Versione per stampa
 
2007 © Congregazione di S. Giuseppe - Giuseppini del Murialdo - Tutti i diritti riservati • Informativa sulla Privacy • P.Iva 01209641008
Design & CMS: Time&Mind