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"Grandangolo" - La luce gentile.



Ho letto negli ultimi tempi ampi stralci del “Testamento spirituale” del Murialdo, nella nuova edizione critica riproposta da don Pino Fossati (Lem 2010). Lettura che un tempo si sarebbe definita “edificante”, con un aggettivo che oggi appare però insufficiente a descrivere la complessità, l’ampiezza e la profondità del documento. Sì, perché quando noi pensiamo al testamento, la curiosità corre a questioni di interesse e di proprietà. Spettacolo che spesso sfocia in schermaglie tutt’altro che “edificanti”.

Nello “spiare gli ultimi battiti del cuore” di un uomo, invece, emergono sovente grandi lezioni di vita. “ Non possiedo niente. La roba non mi ha mai fatto gola e tanto meno occupato”, scriveva don Primo Mazzolari ai suoi amici ai quali era contento di “non aver nulla da dare”. Eppure in quelle stesse parole vi era un lascito di testimonianza e bellezza il cui valore ancora oggi viene ricordato con nostalgia. Ma, forse, tra i testamenti più recenti uno dei più belli rimane quello di papa Paolo VI con quell’inizio luminoso, quasi poetico: “ Fisso lo sguardo verso il mistero della morte, e di ciò che la segue, nel lume di Cristo, che solo la rischiara; e perciò con umile e serena fiducia”. Anche gli scrittori, i grandi padri della letteratura, liberandosi progressivamente - verso la fine della vita - della propria immagine pubblica, della gloria, della fortuna, rifuggono dalle falsità per cercare nella solitudine quell’esistenza autentica che traspare dalla grande opera letteraria.

Nei nostri ricordi vi sono poi tanti “piccoli testamenti” legati a situazioni, a persone conosciute e amate. Nei giorni di novembre, visitando i cimiteri, si rivedono volti che riportano alla memoria momenti vissuti, insegnamenti dimenticati, esperienze fatte e che si vorrebbe riproporre. È il momento in cui ci si vergogna di tante piccinerie e, se uno potesse, tornerebbe indietro nel tempo per riparare a una cattiveria, ad una parola di troppo, ad una cosa non detta e che meritava, invece, di essere affermata. È il momento in cui il testamento del cuore scolorisce tutto il resto, rende meschini gli interessi, mostra un senso diverso della vita che viviamo.

“Guidami, luce gentile”, scriveva Newman, “tra la nebbia che mi circonda, guidami tu”. La lettura del “Testamento spirituale” del Murialdo permette di ritrovare la luce che illumina non solo il suo cuore, ma anche quello del lettore.

Giuseppe Novero




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