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fr. Giulio Botalla Chiesetto (16/12/1913 - 29/06/2009)



* VERCELLI -16 Dicembre 1913

† SOMMARIVA DEL BOSCO (CN) - 29 Giugno 2009




Fratel Giulio Botalla è mancato la mattina del 29 giugno 2009 nella casa di riposo di Sommariva del Bosco, situata a poche centinaia di metri dal santuario e dalla abitazione della comunità giuseppina, alla quale fr. Giulio apparteneva.

Pur avanti negli anni, stava reggendo bene gli inevitabili acciacchi dell'età ultra novantenne, ma una caduta nell'inverno scorso ha dato inizio ad un lento ma graduale declino. Operato all'ospedale di Bra e poi ricoverato nella casa di riposo di Sommariva del Bosco, ha vissuto serenamente questa ultima stagione della sua vita. È rimasto lucido fino alla fine. Il giorno prima insieme avevamo recitato un'Ave Maria e da solo aveva fatto il segno della croce, ricevendo la benedizione.

Il giorno dopo, 30 giugno, sono stati celebrati i funerali in santuario, con la partecipazione di confratelli provenienti da Sant'Ignazio, dove stavano facendo la settimana di esercizi spirituali e di altri provenienti dalle comunità vicine.

Fr. Giulio è stato poi sepolto nella tomba di congregazione nel cimitero monumentale di Torino.


Una vita raccontata

Fratel Giulio ebbe modo di raccontarmi la sua vita nelle visite che gli ho fatto a Sommariva. Nelle tante vicende vissute, si cercava insieme il segno della presenza del Signore, il Padre che non abbandona mai i suoi figli.

Nacque a Vercelli il 16 dicembre 1913. I suoi primi anni sono segnati dall'abbandono da parte dei genitori e il suo affidamento ad una zia, dall'età di sette anni. Vive per cinque anni in collegio al Cottolengo, in un ambiente che fr. Giulio ritenne la fucina della sua formazione, tanto da pensare di diventare "Tommasino". Tramite conoscenze di famiglia entra in collegio dai Giuseppini del Murialdo nella Cascina Agricola di Bruere, dove impara il mestiere di agricoltore.

A 17 anni, dopo aver terminato il periodo del collegio, chiede di entrare come fratello laico nella Congregazione di San Giuseppe, iniziando il noviziato nel 1932, con una quarantina di compagni sotto la guida di don Giovanni Apolloni. Il noviziato, iniziato a Rivoli, termina a Vigone, dove fr. Giulio vi è trattenuto per lavorare nell'orto. Il 28 agosto 1933 professò per la prima volta.

Fr. Giulio ricordava bene un episodio vissuto durante il noviziato: su invito del padre maestro offrì alla Madonna il proprio orologio, una delle pochissime cose che gli appartenevano e a cui teneva particolarmente. Dal punto di vista spirituale fr. Giulio ricordava con gioia l'aver appreso a confessarsi bene e ad avere un buon confessore; una scelta che nella sua vita fu sostegno prezioso e costante di vita spirituale.

Dopo tre anni passati nella comunità di Cascine Vica, fu destinato a Vascon (1937). Ma ormai stava per cominciare la guerra e fr. Giulio per cinque anni visse fuori comunità. Non fu mai al fronte, ma addetto ai vari servizi nell'ambiente militare: all'ospedale da campo, attendente di cappellani. Ritenne sempre una fortuna il fatto di non aver mai dovuto combattere. Fece comunque quasi due anni di prigionia, in parte in un campo di concentramento e in parte in un campo di lavoro, coltivando patate. Finalmente potè ritornare in Italia e rientrare in congregazione. Il 4 ottobre 1951 a Ponte di Piave professò in perpetuo.

Rimasto a Vascon fino al 1950, in seguito fr. Giulio fu destinato a varie opere (Riva del Garda, Ponte di Piave, Montecchio Maggiore, Pinerolo-Cascina Maffei, Valbrembo), fino a che nel 1959 giunse nella Colonia Agricola di Bruere - Cascine Vica, dove rimase fino al 1991.

Di questo periodo fr. Giulio ricordava con ammirazione il confratello signor Rolando, per il quale fungeva da segretario e da economo per la azienda agricola.

Al "Cottolengo", ambiente sempre ricordato con affetto, vi era ritornato per subire diversi interventi chirurgici, che fr. Giulio ricordava come tante tappe (circa 14) della sua lunga vita di uomo e di religioso.

Dal 1991 faceva parte della comunità di Sommaria del Bosco, presso il santuario della Madonna. Non ha fatto mancare il suo apporto in comunità, continuando a lavorare nell'orto, ma soprattutto dando esempio di povertà e di pietà, accettando la strada della vecchiaia e della sofferenza, che il Signore un poco per volta gli andava tracciando.


Una testimonianza umile e discreta

Ogni confratello lascia a noi una sua particolare eredità, una qualche esemplarità della sua vita, per la quale lo abbiamo stimato ed apprezzato. Fr. Giulio fu innanzitutto un religioso laborioso, sull'esempio di San Giuseppe. Fino a che le forze glielo hanno consentito, era contento di portare a tavola i frutti dell'orto da lui curato e di partecipare alla vita della casa offrendo il suo contributo in alcune cose pratiche che gli venivano affidate.

La sofferenza fu compagna della sua vita. Fu provato nel fisico e appartiene al suo mistero di uomo e di religioso la sofferenza causata dalle condizioni famigliari che hanno segnato i suoi primi anni di vita. Ma non era il tipo che si piangesse addosso e anche in questo ultimo periodo non gli mancarono la voglia e lo spirito di potere tornare in comunità, anche se ormai costretto a vivere in camera e a far passare il tempo facendo un poco di parole crociate.

Pochissime le cose che ho trovato in camera sua. Probabilmente molto è andato perso tra un trasferimento e l'altro o lui stesso ha creduto opportuno lasciar perdere; di fatto non ho trovato né foto né scritti. Lo leggiamo come un segno di povertà e di distacco, magari condizionato dalla mancanza di legami parentali e anche dal non avere particolari interessi.

La sua vita di pietà era semplice, fondata sulla partecipazione quotidiana alla celebrazione eucaristica, alla presenza alla preghiera comunitaria, alla recita del rosario e di altre preghiere devozionali. Un bagaglio un poco scarno, per un certo verso, vissuto però quotidianamente e quindi divenuto parte integrante del suo essere religioso.

Gli piaceva condividere la mensa e i momenti di conversazione tra confratelli. Non mancava al momento opportuno la sua risata franca ed aperta.


Una dimora per i figli di Dio

Nella celebrazione delle esequie abbiamo risentito la parola di Dio che ci ricorda di essere chiamati ad abitare la città santa, la dimora di Dio con gli uomini e degli uomini con Dio (cfr. Ap 21, 3-8). Abbiamo pregato che ora fr. Giulio divenisse abitante di questa città, perché in essa regna la gioia e la pace. E a fr. Giulio affidiamo la nostra preghiera al Padre perché ci doni altri fratelli che nella nostra Congregazione vivano sull'esempio di San Giuseppe e di San Leonardo Murialdo la loro consacrazione al Signore.


p. Tullio Locatelli
superiore provinciale













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