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p. Enrico Roncoli ( 12/04/1918 - 24/05/2009)




* Camaiore (Lucca) - 12 aprile 1918

† Torino - 24 maggio 2009



Padre Enrico Roncoli è nato a Camaiore, provincia di Lucca, il 12 aprile 1918; due giorni dopo fu battezzato a Greppolungo di Camaiore, luogo di abitazione della famiglia e, per don Enrico, il "mio paese".

Aveva già 18 anni quando arrivò a Rivoli, Torino, come postulante in attesa di entrare in noviziato, che fece a Vigone nell'anno scolastico 1936-1937.

Il 29 agosto 1937 fece la sua prima professione a Vigone.

Dopo un solo anno a Ponte di Piave, tornò nell'opera giuseppina di Rivoli, dapprima come studente delle scuole superiori e, poi, per svolgere il tirocinio negli anni 1940-1943.

Il 29 luglio 1942 professò in perpetuo a Rivoli.

Presso il seminario della diocesi di Torino frequentò i quattro anni di teologia, divenendo sacerdote il 29 giugno 1947, nel duomo della stessa città.

L'Oratorio Murialdo di Rivoli fu il suo primo campo di apostolato, quale giovane sacerdote impegnato nell'insegnamento della religione e nell'animazione dei giovani che frequentavano l'opera. Quindici anni intensi, 1945-1960, che tenevano impegnato il giovane don Enrico ogni ora del giorno, e in parte anche eroici, avendo condiviso con tante persone il tempo difficile del dopo guerra.

Don Enrico conservò sempre un bel ricordo di questi anni trascorsi a Rivoli ed anche tanti suoi giovani non persero più il contatto con il loro giovane educatore giuseppino. Come segno di questo legame, tra i suoi documenti sono state trovate le varie tessere da assistente scout del Gruppo Rivoli 1°, della "Fraternità Internazionale degli Adulti Scouts e Guide", della "Società Ciclistica" di Rivoli, della "Associazione Pro Rivoli".

Fu poi destinato all'opera di Milano, dove rimase per cinque anni, sempre impegnato nelle medesime attività: insegnante di religione e animatore in oratorio e in parrocchia.

Un periodo breve, segnato anche da una malattia che lo condizionò per alcuni mesi, ma anche una definitiva preparazione in vista della sua destinazione all'opera della Salute in Torino, dove arrivò nel settembre del 1965 e nella quale rimase fino alla fine, dando completamente se stesso, in modo pieno e totale.

Il Signore lo ha chiamato a sé nella mattina della solennità dell'Ascensione, il 24 maggio 2009, nel giorno in cui a Torino si celebra la festa della Madonna Ausiliatrice e solo a una settimana dall'inaugurazione dell'oratorio rinnovato dell'opera giuseppina di Nostra Signora della Salute.

Certo è facile pensare che la Madonna lo abbia accompagnato in cielo, raccogliendo il premio di una vita lunga e laboriosa, spesa soprattutto per i giovani e, per tanto tempo, fatta dono alla gente di Borgo Vittoria in Torino.

Il giorno 25 maggio sono stati celebrati i funerali; in mattinata, nella chiesa-santuario di Nostra Signora della Salute in Torino e, nel pomeriggio, a Greppolungo di Camaiore, nella sua parrocchia nativa. Don Enrico è stato sepolto a Greppolungo nel cimitero che raccoglie le spoglie dei suoi genitori e dove una lapide ricorda i fratelli Bonuccelli, p. Ubaldo e fr. Marcello, missionari giuseppini in Ecuador.


I "doni" di don Enrico

In occasione del suo 50mo di sacerdozio p. Mario Aldegani, allora suo superiore provinciale, evidenziava di don Enrico due doni.

Don Mario così scriveva: "Il primo è il dono di una presenza. C'è un confessionale nella nostra chiesa, dove una luce è quasi sempre accesa, perché lì tu aspetti i tuoi fratelli per aprire il loro cuore alla misericordia del Padre e per rinnovarli con il suo perdono. Le ore di confessionale in questi cinquantanni sono state davvero tante: e certo tu, celebrando il tuo giubileo, porti davanti all'altare del Signore la gioia di aver potuto far scendere la pace in tante vite, di averle aiutate a riprendere la voglia di essere cristiani sul serio. (...) Il secondo è il dono di una passione. La tua passione per il canto e l'animazione liturgica in questi anni hanno arricchito ed arricchisce la nostra parrocchia e ha sostenuto la corale parrocchiale. (...) Canta le meraviglie che il Signore opera nella nostra vita, cammina con lui incontro ai giorni che verranno: Lui, il Buon Pastore, che ti ha scelto e ti ha accompagnato, sarà sempre con te".

Quante ore passate nella chiesa della Salute, quanti passi fatti in attesa di qualcuno, quanto tempo donato all'ascolto!

In questa pastorale della accoglienza i riferimenti di don Enrico erano molto chiari; basta guardare la chiesa della Salute a partire dal suo confessionale: di fronte Gesù Eucaristia, a sinistra l'altare della Madonna della Salute, a destra il Murialdo. Da loro ha attinto l'efficacia del suo ministero sacerdotale ed a loro ha affidato la sua vita e quella di tante persone segnate da ogni tipo di sofferenza e bisognose di aiuto e di pace.

"Don Enrico è stato un sacerdote di grande zelo e di grande pietà", ha voluto testimoniare un parrocchiano. È vero perché ha vissuto il suo essere religioso e sacerdote in pienezza, con uno stile sobrio e discreto, ma sempre attento agli altri e legato profondamente all'Eucarestia, alla Madonna e al Murialdo.


La "sua" corale

In queste brevi note non può mancare una parola particolare della "sua" corale.

Carissimo Don Enrico. Mi sto accingendo a compiere ciò che, conoscendo i tuoi natali ed il tuo carattere, definiresti: "una bischerata". Ricordare fatti e situazioni della nostra vita e del gruppo della corale parrocchiale.

Il tuo incarico alla Corale Parrocchiale Nostra Signora della Salute è del 1971, il nostro incontro risale al 1980, in una sala con Agostino e non molti cantori, attorno ad un armonium, ad imparare melodie da eseguire alla S. Messa.

Negli anni successivi, venne la tua richiesta se fossi disponibile a dirigere al posto tuo.

Sino ad allora infatti, con "sprezzo del pericolo" e costante patema di sbagliare, ti eri sottoposto allo stress che tale incombenza ti procurava.

La tua presenza puntuale in sala prove richiamava alla puntualità i partecipanti alla scuola di canto. Alle nove e tre minuti avevi già guardato l'orologio tre volte ed arrivava il tuo "cominciamo?!". Così come, quando io, preso dal perfezionismo, sforavo oltre le dieci di sera, arrivava il "chiudiamo.?!", segno di misura e moderazione.

Come non ricordare il rito degli avvisi a metà delle prove, con la solita disattenzione di alcuni (da qui la necessità di ripeterli più volte), intercalandoli con un "..oh via !!..." perentorio?

Come non citare le prove generali, con l'immancabile paternale a tenere in ordine le cartelline, con l'immancabile cantore che si lamenta che: " manca un pezzo nella cartellina", e la tua reazione a dirgli: "guarda meglio!".

E l'elenco dei brani da eseguire elencati secondo i tempi della liturgia e scritti in bella calligrafia?

E il "...bene, bene..." detto sottovoce (quasi tra sé e sé), al termine della esecuzione di un brano che ti aveva soddisfatto? Belle esperienze e condotte con fatica e perseveranza.

La tua costante presenza alla guida dei canti in chiesa, con in mano il libretto o la cartellina rossa, durante le azioni liturgiche, era attenzione al bello, al moderato, al ben eseguito, non perfezionismo, ma servizio in cui si offre il meglio delle proprie capacità, e per noi invito alla attenzione ed al dono.

E che dire della tua organizzazione? L'elenco degli impegni annuali con sul frontespizio scritto il nome di ciascuno di noi, il costante aggiornamento dell'elenco, mi ha fatto pensare al motto "ne perdantur". Perchè non se ne perdesse uno, in tutti questi molti anni, sei stato presente ad ogni singola prova di canto. Seduto al tuo posto, attento leggevi la parte, memorizzavi presenti ed assenti, incitando i presenti a ricordare agli assenti la fedeltà all'impegno delle prove.

La gita annuale, la S. Messa cantata ed il pranzo sociale scanditi nei relativi tempi, chiusura, in bellezza e allegria, dell'anno sociale.

Ma non finiva qui; a Luglio, tutti in attesa della... "lettera da Greppolungo". "Rilassatevi, divertitevi, ossigenate i vostri polmoni che il prossimo anno ci attendono nuovi impegni e nuova musica !!!". L' entusiasmo del "giovane novantenne" trasmesso ai più giovani!


Caro Enrico, non ti trattengo con altre amenità, perché credo che tu ora abbia superiori impegni, che al momento assorbono il tuo "non tempo".

Organizza per intanto, anche per noi, un gruppo (al momento non dovresti fare fatica), in modo che al nostro incontro tu possa presentarci a chi di dovere dicendo: "questo è dei miei, sa cantare bene l'Alleluia di Haendel".

Ricevi da tutti noi che, nel tempo, abbiamo cantato con te nella Corale Parrocchiale di N.S.D.S. un caro abbraccio ed un saluto. (Agostino, Gilberto e La corale parrocchiale)


Infine...

Caro don Enrico ricordando bene alcune parole, scambiate con te a proposito dei religiosi e dei preti di oggi, che non solo ti sembravano diversi rispetto al tuo tempo, ma anche fuori da certi parametri di preghiera e di apostolato, voglio chiederti ancora un favore: prega per tutti i religiosi e i sacerdoti perché possano vivere con fedeltà la vocazione che hanno ricevuto e le promesse che hanno pronunciato. Grazie.

p. Tullio Locatelli
superiore provinciale

Roma, 24 giugno 2009










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