Rossano Veneto (VI) - 9 ottobre 1931
Fontecchio (AQ) - 6 giugno 2008
Padre Mario è venuto a mancare nella notte del 6 giugno 2008, quando da pochi giorni era stato accolto nella casa di riposo "Santa Maria della Pace" nel comune di Fontecchio, in provincia dell'Aquila.
Da tempo p. Mario denunciava uno stato di debolezza generale, faceva sempre più fatica a man-tenere uno stile di vita e qual che impegno come negli ultimi anni. Tra fine maggio e inizio giugno, era stato ricoverato al Columbus in Roma, dove in seguito ad accurati esami clinici non si era ve-nuto a capo di una particolare diagnosi per offrire una congrua terapia. Bisognoso di assistenza e ancor più di alcune sicurezze, specie quella di non sentirsi o trovar si solo, aveva accolto con serenità la possibilità del ricovero. In questi pochi giorni a Fontecchio è parso sereno, tranquillo, così come lo ha salutato la suora che gli ha fatto visita in camera la sera del 5 giugno. Probabilmente un infarto lo ha colto nel sonno, passando così nelle braccia di Dio.
Una Parola di fiducia e di aiuto
Per la celebrazione delle esequie di p. Mario ho scelto come prima lettura un brano dalla seconda lettera di Paolo ai Corinzi: Cor 5, 1. 6-10. San Paolo, con la schiettezza che gli è propria, ricorda la verità che il nostro corpo è avviato al disfa cimento, ma non insiste più di tanto su questo tema, quanto piuttosto vuole indica re a tutti noi, che ci diciamo credenti, il fondamento della nostra fiducia, che sa guardare oltre la realtà materiale e terrena. Siamo invitati a pensare a Dio che per noi costruisce una dimora eterna nei cieli. San Paolo ricorda che Dio ha creato ogni uomo per questo, per raggiungere questa dimora eterna con Lui, quale fine e scopo della vita terrena. Noi cristiani abbiamo allora la ferma fiducia che la vita non corre verso una fine, qualsiasi essa sia, ma verso un fine, anzi verso il fine, che è Dio stesso. L'invito che ci viene rivolto è di essere sempre pieni di fiducia.
Di questa fiducia abbiamo bisogno tutti, ne abbiamo bisogno sempre. Ne sentiamo la necessità, specie in questo momento mentre affidiamo alla misericordia di Dio questo nostro confratello p. Mario, che ha consacrato la sua vita ed ha vissuto in questa fiducia, proprio lui che spesso e lungamente ha sentito la debolezza di questo corpo, e ne ha sofferto molto la fragilità e i limiti.
San Paolo ci invita anche alla responsabilità: soprattutto desideriamo fare quello che piace al Signore o come dice un'altra traduzione ci sforziamo di essere a lui graditi. E' un impegno che ha il sapore della risposta a chi ci vuole con sé, a chi ci chiama ad abitare con lui per sempre.
Certo nasce la domanda: come è possibile vivere graditi a Dio? Come è possibile compiere sempre e solo ciò che piace al Signore?
La risposta la troviamo nel brano evangelico scelto per questa celebrazione: Giovanni 6, 51-58. Gesù afferma di se stesso: Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di que-sto pane vivrà in eterno... Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
Si potrebbe dire che solo una vita "eucaristica" è il sostegno, l'aiuto che ci per mette di es-ere graditi a Dio. Non solo: il riferimento esplicito alla risurrezione, collega questo brano in modo molto chiaro a quello di Paolo: è la vita eterna il centro del discorso, è la meta alla quale siamo chiamati, è il nucleo della nostra fede. Gesù annuncia tale verità alla folla, cioè a tutti, quindi nessuno si deve sentire escluso. Ed è un messaggio consolante: non siamo soli nel cammino, Gesù stesso è cibo e bevanda per la nostra esistenza, con lui e grazie a lui camminiamo verso il Padre.
Un sacerdote è chiamato a vivere e a testimoniare questa consolante verità. P. Mario è diventato sacerdote nel 1959, 49 anni or sono. Forse gli sarà perfino dispiaciuto non essere arrivato a celebrare i 50 anni di sacerdozio, un poco ci stava già pensando, attento com'era alle ricorrenze proprie, ma anche degli amici e dei confratelli. P. Mario si presenta al Signore ricco delle tante messe celebrate, dell'essere stato ministro, diligente e gioioso, per tanti ragazzi che ha preparato alla prima comunione, per essere stato strumento della misericordia di Dio per quanti a lui si sono rivolti. In una relazione sul giovane confratello Mario trovo scritto: Volentieri istruisce i giovani nella dottrina cristiana e domanda per sé l’incarico per istruire gli alunni per la prima comunione e cresima (Albano 1953).
Le tappe della sua vita
P. Mario è nato a Rossano Veneto, Vicenza, il 9 ottobre 1931 in una bella e numerosa famiglia che contava otto figli. Una famiglia che ben presto con papà e mamma emigrò in Canada, dove ancora vivono famigliari e parenti di p. Mario, che qualche volta andò a visitarli. Una sorella abita a San Mauro Torinese.
Dopo il postulato a Riva del Garda, Trento, p. Mario fece il noviziato a Vigone (1948-1949) terminando con la prima professione il 30 agosto del 1949. Compie gli studi superiori a Ponte di Piave, Treviso, e nel 1952 consegue l'abilitazione magistrale. Per il tirocinio è inviato nell'opera di Albano, sede di un convitto e di una scuola, dove p. Mario ha professato in perpetuo nel 1955. Dal 1955 al 1959 ha studiato teologia a Viterbo, dove è stato ordinato sacerdote il 14 marzo 1959.
Il giovane sacerdote p. Mario accettò di essere inviato in missione in Ecuador dove svolse la sua opera nelle scuole e nelle parrocchie, spendendo le sue energie tra la cattedra e i servizi pastorali, a Salinas e ad Ambato.
Ritornato in Italia nel 1966, è destinato a San Giuseppe Vesuviano per tre anni, quindi a Napoli (1969-1973). Dal 1973 al 1979 per la prima volta è a Roma prima all'opera San Pio X e poi all'Oratorio San Paolo. P. Mario svolge soprattutto il compito di insegnante e di assistente. In parrocchia è soprattutto stimato per avere creato un bel gruppo di chierichetti; tra essi due di-verranno giuseppini del Murialdo.
P. Mario nel 1979-1980 è a Montecatini, dove svolge anche la mansione di economo, un compito che gli è stato rinnovato per l'opera di Cefalù (1980-1985) e a Roma nell'opera San Leo-nardo Murialdo. Nel 1987 p. Mario rimase colpito da un infarto: un fatto che minò profondamente la sua salute, e che, quando lui ne parla va, avrebbe come diviso la sua vita tra un prima e un dopo. Ritornato a Roma da Milano, dopo il ricovero ospedaliero, p. Mario fece parte in tempi diversi delle comunità romane, fino ad approdare nel 2001 ad Albano. In questi anni p. Mario ebbe l'incarico di seguire nella Provincia Romana i confratelli ammalati; un incarico delicato che p. Mario svolse con carità e diligenza, forte anche della esperienza personale.
Dal 2003 si trovava nella sede della Provincia Italiana, con diversi compiti: vicedirettore della comunità, cappellano e confessore di comunità religiose femminili, attento all'accoglienza di quanti fossero ospiti in via Etruschi 7.
La sua testimonianza
In un volume della liturgia delle ore ho trovato questa preghiera scritta da padre Mario, probabilmente risalente a pochi anni or sono. Dice così: "Eccomi, Signore. Io vengo! Dopo una vita non breve ed abbastanza faticosa, anche il corpo è stanco e frusto, ed il vestito logoro si sfibra; per un poco si ripara, ma poi si strappa e non può più servire. E' la sorte comune: è Dio che così ha disposto. Sia fatta la sua volontà. Mi usi Egli misericordia e mi accolga nelle sue braccia. Pregate anche voi tutti per me e per l'anima mia. Del resto sono alla sera e la notte non tarda a venire: poco ormai mi resta, per il grande giorno, per il grande viaggio, e conviene che docilmente mi prepari. A tutti, per tutto: grazie. Don Mario ".
Di padre Mario, specie i suoi chierichetti, i ragazzi ricordano la pazienza, la capacità di sta-e con loro anche in gita, il dialogo personale che riusciva ad intavolare e il legame con le ri-spettive famiglie.
I confratelli sono testimoni del suo stile educato, diligente, un poco pignolo.
Personalmente mi faceva piacere quando ritornando in sede provinciale, era sempre pron-o ad accogliermi con un saluto cordiale, a chiedermi come era andata e a dirmi di riposarmi un poco. Era il suo modo di rendersi vicino e partecipe, riconoscendo con semplicità che questo poteva dare e lo dava volentieri.
Sapeva essere accanto agli amici specie nel momento della sofferenza. Ad una famiglia amica, colpita dalla perdita del papà, così scrisse p. Mario: durante la nostra vita piccole o grandi, frequenti o rare “valanghe/tempeste/lutti ", scivolano eventi che ci sconvolgono ma poi splende sempre il sole del buon Dio che vede e sa... a noi resta di leggere tra le righe... e la lettura non è sempre facile e convincente. .. ma di una cosa dovremmo essere sempre convinti (è di fede!) che Lui ci ama e in Lui e con Lui ci amano anche i nostri cari viventi o già passati all'al tra sponda.
Era molto attento a quanto succedeva in congregazione e lettore curioso di quanto si pubblica nel nostro mondo di Giuseppini; non faceva mancare il suo apprezzamento e le sue osservazioni.
Molto devoto della Madonna, fedele al rosario, a Lei lo raccomandiamo in modo particolare.
I suoi funerali sono stati celebrati il giorno 7 giugno 2008 nella parrocchia dell'Immacolata al Tiburtino in Roma, quindi p. Mario è stato sepolto nella tomba di congregazione al cimitero del Verano.
p. Tullio Locatelli
superiore provinciale