Dogliani (Cuneo), 27 febbraio 1920
Montefiascone (Viterbo), 29 settembre 2005
La
mattina del 29 settembre 2005, nella clinica "Santa Margherita" in Montefiascone, (Viterbo), è tornato alla casa del
Padre il confratello Padre FAUSTO MASANTE, di anni 85, della comunità
dell'Istituto "San Pietro", di Viterbo.
La
Parola di Dio che ogni giorno ascoltiamo perché sia guida della nostra vita,
luce per il nostro cammino quotidiano, l'abbiamo ritrovata capace di parlare al
nostro cuòre' e alla nostra fede nella
messa di saluto a p. Fausto, concelebrata da oltre 40 sacerdoti (confratelli,
sacerdoti diocesani e religiosi di diverse congregazioni) nella chiesa di
"San Pietro", il pomeriggio del 30 settembre.
L'Apostolo Paolo, (2Cor 5, 1-10), ci ha ricordato che
siamo destinati ad una dimora eterna,
ad una abitazione non costruita da
mani di uomo. L'abbiamo accolta come una parola familiare, perché parla di
casa, di abitazione, di famiglia; perché ci diceva che p. Fausto è ora abitante della dimora di Dio, perché
a lui ed a noi ha rinnovato l'invito di trovarci in ogni istante a Lui
graditi. Così mentre per p. Fausto abbiamo pregato le parole di saluto
da questa terra e di consegna della sua vita al cielo, abbiamo rinnovato la
nostra fede nella paternità di Dio, che tutti, p. Fausto e noi, ci vuole figli
nella sua dimora.
Le parole del vangelo (Gv 14, 1-7) hanno ulteriormente
rafforzato in noi la fiducia e la
speranza. Gesù ha detto: Non sia turbato il vostro cuore; Io sono la via, la
verità e la vita; vado a prepararvi un posto; dove sono io sarete anche voi. Abbiamo
pregato insieme perché queste parole
potessero essere già realtà per p. Fausto, quasi naturale sbocco di una
vita segnata fin dall'inizio dalla grazia del battesimo e poi vissuta come
risposta alla vocazione religiosa e sacerdotale. Anche in queste parole abbiamo
trovato qualcosa di familiare, e non poteva
essere altrimenti per noi che definiamo la nostra scelta una sequela
Christi, di Colui che ci sceglie e ci sostiene, e che alla fine della vita
vogliamo incontrare e godere come dono definitivo della bontà del Padre.
La riassumo brevemente questa vita di p. Fausto, nella
consapevolezza che dentro la cronaca c'è il mistero del suo dialogo con Dio, la gioia e la fatica
della sua riposta, la generosità
del suo apostolato, l'offerta della sua sofferenza; soprattutto, come per tutti
noi, il passaggio della misericordia e della bontà del Signore.
P.
Fausto nacque a San Lorenzo di Dogliani, in provincia di Cuneo, il 27 febbraio 1920. La famiglia si trasferì ben presto nel
Veneto, vicino a Padova, ed il giovane Fausto fu alunno ginnasiale nella
scuola apostolica dei Giuseppini del Murialdo a Montecchio Maggiore (Vicenza). Il 28 agosto 1935 entrò in
noviziato a Vigone (Torino), dove professò per la prima volta il 29 agosto
1936. Fece il triennio dello scolasticato a Ponte di Piave (Treviso) e il
tirocinio a Cesena (1939-1942). Studiò teologia prima a Viterbo, al seminario
regionale de La Quercia (1942-1943) e poi al Laterano, in Roma. Professò in
perpetuo il 25 settembre 1942 a
Montecchio Maggiore e divenne sacerdote ad Albano (Roma) il 19 marzo
1948. Nel 1953 conseguì a Roma il titolo di professore di Educazione Fisica.
Sono
state diverse e un poco sparse in tutta Italia le opere e le comunità nelle
quali p. Fausto espresse la sua vocazione
di educatore giuseppino. Si può affermare che l'ubbidienza gli offrì la
possibilità di esercitare il suo apostolato nelle molteplici dimensioni del
carisma giuseppino: in parrocchia, nella scuola, nell'accoglienza,
nell'oratorio e nel patronato, nelle associazioni interne alle varie
istituzioni e, soprattutto, in quella degli ex-allievi. Vogliamo ricordare
queste tappe della sua vita religiosa e sacerdotale, in alcune di esse è ancora
vivo il suo ricordo: Milano, parrocchia (1948-1951; 1952-53); Pinerolo,
Istituto "L. Murialdo" (1951-1952); Torino, Collegio
Artigianelli (1953-1955; 1960-1962); S. Margherita Ligure, Collegio-scuola
"Larco" (1955-1958); Bergamo, Orfanotrofio Maschile (1958-1960);
Rivoli, Collegio-scuola "San Giuseppe" (1962-1963); Padova, Patronato
del Santo (1963-1966); Padova, Collegio "Camerini Rossi" (1966-1971);
Mirano, all'Istituto "Costantino" (1971-1975; 1985-1986); Padova,
Pensionato "Murialdo" (1975-1980); Vicenza, Patronato "Leone XIII"
(1980-1985); San Giuseppe Vesuviano, nella
scuola apostolica e in parrocchia ( 1986-1989). Nel 1989 p. Fausto giunse a Viterbo, all'Istituto "San
Pietro", e svolse per diversi anni i compiti di segretario della scuola
e di incaricato della biblioteca.
Tra queste tappe forse quella che più gli aveva dato
soddisfazioni fu il periodo padovano e vicentino, impegnato con gli ex allievi e
assistente della associazione "La Giovane Montagna". In una lettera al superiore provinciale
di allora scrisse di essere contento perché credeva nello spirito e nel metodo
dell'associazionismo, che gli dava la possibilità di essere educatore in mezzo ai giovani.
Nel
1986 accettò con sacrifìcio e con grande spirito di ubbidienza un compito un
poco particolare: fu incaricato di mettere in computer gli scritti del
fondatore, San Leonardo Murialdo, prima tappa di un lavoro non ancora concluso
che porterà alla pubblicazione
dell'edizione critica di tali scritti. Un lavoro paziente, da tavolino, ben
lontano dalle forme di apostolato fino ad allora da lui vissute con
tanto dinamismo.
La
prima volta che ho incontrato p. Fausto fu a Bergamo nel 1959. A me parve un
prete attivo, pieno di energia, severo in classe e in studio, vivace e aperto
in ricreazione.
Era
un buon musico ma soprattutto aveva una bella voce. Era bello sentirlo cantare
in chiesa specie le antifone di certe novene che eseguiva da solista, ma non
meno a tavola per fare gli auguri a qualche
confratello o per dare un tono di allegria e di festa in qualche
circostanza.
Non aveva difficoltà nel relazionarsi con le persone, nel
farsi amico, compagno, vicino, anche se andava sullo... sbrigativo nel dire una buona parola e
suggerire un consiglio.
Era certamente molto sensibile. Ho trovato una sua
lettera, di non molti anni fa, scritta in un momento particolare della sua vita, piena di
ringraziamenti per chi gli aveva dato fiducia,
per chi lo aveva aiutato, per chi aveva assistito il papà rimasto solo e
ammalato. Lui, figlio unico, esprimeva il
bisogno di sentirsi in una famiglia più grande, di dare e ricevere
affetto, di costruire legami di comunione e di fraternità vera.
Nella
sua vita non erano mancate le prove e lui stesso riconosceva che non sempre gli
era stato facile offrire al Signore il tutto che gli andava chiedendo, senza
riserve. Ne era sinceramente dispiaciuto e chiedeva perdono.
Chi lo ha conosciuto negli anni della formazione lo ha
definito "volenteroso", "laborioso", alle volte perfino
"esuberante". P. Fausto, quasi a conferma di ciò, in una lettera da prete novello scriveva: Ho preso la vita dell
'apostolato con slancio e decisione.
Nel
1951 si era dichiarato disponibile ad andare missionario in America e aveva
cominciato a sognare l'Ecuador, la missione del Vicariato Apostolico del Napo;
poi, in considerazione del fatto che fosse figlio unico, fu consigliato di
rimanere in Italia.
In questi ultimi anni la malattia lo ha portato a
percorrere l'ultimo tratto di strada, in salita. A lui così generoso nel dare e
volenteroso nel fare, gli è stato chiesto di dipendere, di ricevere, di essere servito.
Non gli è stato facile entrare in una situazione del genere. Un poco per volta la rassegnazione
ha fatto spazio all'accettazione e all'offerta, grazie ai confratelli della sua comunità e a
tante altre persone che lo hanno accompagnato e seguito con affetto e dedizione. A loro un grazie sincero con la
certezza che il Signore saprà ricambiare il bene fatto.
Forse
non tutti sanno del p. Fausto scrittore. Ricordo Curiosando per Padova, un
libretto che mette in luce aspetti della storia e della toponomastica di
Padova, interessanti per alcune
particolarità, spesso del tutto dimenticate. E poi una seconda opera che continua
ad essere ristampata: I Santi dell'Anno. L'intento dell'autore è di
aiutare il lettore a scoprire un qualche legame con il santo di cui porta il
nome, perché I santi vivono nei nostri
nomi, e quindi nella parte più intima di noi stessi. Questo libro non è solo
ricco di notizie e di curiosità, ma è un'occasione per farsi degli amici
preziosi, dei compagni di viaggio giorno dopo giorno, durante tutto l'anno (dalla
quarta di copertina).
A
questi santi abbiamo affidato p. Fausto e a loro abbiamo chiesto di accompagnarlo
nella casa del Padre.
Sappiamo che nella comunione dei santi non si spezzano i
legami di affetto e di comunione, per
questo abbiamo salutato p. Fausto offrendo e chiedendo la preghiera e il
perdono reciproci.
Abbiamo
ringraziato il Signore per i doni di cui ha arricchito la sua vita e abbiamo
detto grazie a lui per quanto ha fatto da religioso e sacerdote giuseppino.
Dopo
la celebrazione del funerale, p. Fausto è stato sepolto nel cimitero di Viterbo
nella cappella di congregazione.
La
nostra preghiera di suffragio continui sia in ubbidienza a quanto ci chiede la Regola sia soprattutto come espressione del
nostro legame con tutti i nostri confratelli che sono già presso Dio.
p. Tullio Locatelli, c.s.j.
vicario generale