• Cirié, 17 settembre 1963
Lucera, 3 gennaio 2005
Immersi nella vita non siamo sperduti o naufraghi,
ma testimoni sereni e forti di una luce vigilare e notturna:
la fede nel tempo presente, aperta al giorno
che non conosce tramonto!
Sono parole del papa Paolo VI, che p. Paolo aveva riportato sul ricordino della sua ordinazione sacerdotale e che hanno ispirato il suo stile di vita cristiana e religiosa. La lucida percezione di una vita intensa lo spingeva a vivere appassionatamente il presente come occasione propizia e favorevole per seminare il bene. Ogni particolare era stato portato a compimento: i saluti ai parenti e agli amici tutti, gli ultimi sms ai confratelli, la pagina di formazione per la comunità religiosa, l'omelia del 6 gennaio Festa dell'Epifania stampata per tempo, l'agenda 2005 già piena di impegni, la programmazione del viaggio in Terra Santa per la prossima estate, il testamento con tutti i dettagli per la sua dipartita.
Mons. Francesco Zerrillo, vescovo di Lucera-Troia, ricordava che la stella natalizia per p. Paolo e Mario si era posata lì, sulla strada tra Lucera e San Severo ed essi fermatisi hanno adorato il Dio che visita la storia degli uomini, accettando l'invito ad entrare definitivamente nel mistero della Pasqua.
Strano incidente verificatosi per uno scontro in auto alle ore 18.00 del 3 gennaio 2005 mentre p. Paolo rientrava con il collaboratore Mario Benincaso al Convento di Stignano (Fg) dove i giovani erano in attesa per lo svolgimento di un campo scuola.
Riecheggiano nella mente parole recenti e premonitrici pronunciate da lui stesso in diverse occasioni: "la morte fa sempre paura, perché rompe violentemente ogni progetto di vita quaggiù. Per questo la paura della morte non sarà mai esorcizzata del tutto perché ci è naturale come il sangue e la vita", oppure "spesso per malattie, traumi psicologici o morti improvvise, accade che alcuni tra noi rinuncino a vivere o a credere: nel disegno nascosto di Dio ogni evento ha significato", e ancora "la strada mi fa pensare al giorno in cui attraverserò il Giordano per mettere piede nella Terra Promessa, quando, lasciando a terra lo zaino e la tenda dell'emigrante, starò definitivamente con Dio".
Nella chiesa parrocchiale di Devesi di Ciriè, il 7 gennaio 2005, prima di procedere alla sepoltura, ci si è rivolti a lui con le seguenti parole per un estremo saluto.
Paolo, ti abbiamo salutato tante volte. Il saluto che oggi ti diamo è particolare: è un saluto pasquale con una liturgia viva, che vuole rispecchiare, almeno in parte, la tua fede e il modo con cui in simili situazioni hai salutato persone a te care. Per questo saluto pasquale, qui come a Lucera, siamo convenuti in tantissime persone con molti ricordi: campiscuola, recitals, risate, canti, chitarrate, partecipazioni a concerti, confessioni, chiacchierate, ...
La nostra presenza ricorda un racconto a te noto e citato nel romanzo di Dostoevskij in cui un ateo rivolge al principe Myskin la domanda "È vero, principe, che voi diceste un giorno che il mondo lo salverà la 'bellezza'... Quale bellezza salverà il mondo?". Il principe, che si trova in silenzio davanti a un diciottenne ammalato di tisi, con la sua presenza silenziosa sembra rispondere che la bellezza che salva il mondo è l'amore che condivide il dolore. Ti diamo questo saluto pasquale in una località e in una chiesa a te cari. In essi hai vissuto momenti particolari tuoi e della tua famiglia. A questi luoghi hai fatto spesso riferimento, sottolineando l'importanza delle radici.
Ripercorriamo con riconoscenza al Signore alcuni luoghi geografici che hanno caratterizzato la tua vita, iniziata il 17 settembre 1963: Devesi di Ciriè, Torino, Pinerolo, Viterbo con il dono del sacerdozio nel 1991, Milano (1991-1998), Montecatini (1998-2002), Lucera (2002-2005). Lo spazio e il tempo che hai abitato sono stati caratterizzati da alcuni valori che ti hanno plasmato e che hai trasmesso. Non è facile sintetizzarli perché avevi una ricca personalità, di cui in questi giorni risaltano con maggiore evidenza alcune caratteristiche. Ne sottolineiamo tre, in forma di racconto e citando alcuni pensieri espressi in alcuni tuoi messaggi.
1. La Famiglia
In momenti di grandi e significative sintesi, come quelle in occasione di trasferimenti, nel saluto ufficiale alle comunità di Milano e Montecatini hai affermato: "siano benedetti i miei genitori, Carlo e Bernardina, per il bene che mi hanno voluto e per avermi educato cristianamente: non li ringrazierò mai abbastanza! ". Parlavi anche spesso dei tuoi fratelli Giuseppe e Claudio con le rispettive famiglie. "La famiglia è stato il mio primo luogo di formazione! (...) Più passano gli anni e più mi rendo conto che, attraverso la mia famiglia, Dio mi ha voluto tanto bene!". Pensando alla famiglia più volte hai ricordato alcuni familiari defunti: il cugino don Francarlo Novero, sacerdote della diocesi di Torino, i due zii giuseppini fr. Giacomo e p. Mario Canova, "l'uomo del rio". Nel 1998, comprendendo anche tuo papà, dicevi: "ringrazio Dio di avermeli donati e, nonostante il distacco che sento ancora molto forte, sono sicuro che continuano ad assistermi dal cielo, in attesa di ritrovarci per celebrare la domenica senza tramonto!".
La famiglia era anche una famiglia allargata alla Chiesa e alla Congregazione. È significativo che l'e-mail contenente la tua omelia dello scorso 1 gennaio fosse preceduta dalla presentazione Invio la riflessione che ho preparato per la mia comunità di appartenenza.
Ed è altrettanto significativo che prima di trasferirti da Montecatini sei andato al cimitero per visitare alcune persone defunte. Volevi gustare e far vivere il sapore della comunità. E nel tuo testamento con gratitudine così confidi: "Ringrazio la Congregazione dì San Giuseppe che mi ha formato e tutti i confratelli che mi hanno stimato e voluto bene. Sono felice di aver speso gli anni della mia vita nel sacerdozio al servizio dei giovani, pur con i miei limiti e l'inevitabile bagaglio di fatica che ogni scelta comporta.
Chiedo perdono a quanti posso avere offeso con il mio comportamento ed il mio carattere.
Credo di aver servito la Chiesa con passione ed entusiasmo! Custodisco il ricordo di tutto coloro che Dio ha messo sulla mia strada ".
2. La fede
"Nella mia vita, la fede è tutto! Non riuscirei nemmeno a immaginarmi come persona o a pensare alla mia vita senza una prospettiva di fede!". Una fede che desideravi far crescere e che a volte trovavi segnata dalla fragilità quando scrivevi "attraverso periodi logoranti, Dio ha permesso che toccassi con mano la mia vulnerabilità. A questi periodi unisco anche gli insuccessi e le delusioni pastorali, che mi hanno aiutato a capire che il vero educatore è Dio solo. (...) Anche nelle prove si serve il Vangelo: lo si serve da poveri e da deboli, consapevoli della propria vulnerabilità".
Una fede che scrutava la Parola di Dio, con particolare attenzione al mondo ebraico: "mi accorgo che la Bibbia parla di me, di noi... ecco perché mi ci ritrovo dentro sempre più, sento di amarla e vorrei contagiarvi in questa passione, anche a costo di essere insistente ".
Una fede che cercava di imitare i testimoni: il Murialdo (di cui è significativa l'iniziativa "Sui passi del Murialdo"), Bonhoeffer, Buber, Aldo Moro, Paolo VI. Ultimamente ci hai inviato due fotografie di questo Papa: in una di esse sul retro hai trascritto un brano del suo Pensiero alla morte. Ricordiamo la tua ammirazione per il card. Carlo Maria Martini.
Una fede vissuta nel sacerdozio. Con riconoscenza al Signore ricordavi il 27 aprile 1991, giorno della tua ordinazione sacerdotale, tenendoti anche in costante contatto con il Vescovo che ti aveva consacrato.
Una fede caratterizzata dalla scelta della vita religiosa nella famiglia del Murialdo, ove, in una stagione segnata da vari "traghettamenti", operavi con creatività avendo particolare attenzione ai giovani e facendoti carico anche di situazioni di bisogno e di disagio. Al riguardo più volte ci hai parlato di un carcerato che andavi a trovare in Toscana.
Una fede incarnata, con attenzione al mondo tramite la cultura, la lettura quotidiana dei giornali, l'attenzione alla vita politica.
3. La comunicazione
Eri l'uomo dei media: sms (ad esempio quello in cui avvisavi che alla sera in televisione trasmettevano la vita di Paolo VI), e-mail con tuoi testi o letture di particolare attenzione, telefonate,... Al riguardo, lo scorso 2 gennaio, parlando di te con una persona che ti conosceva, si evidenziava come coniugavi sempre meglio il discorso della montagna che invita ad essere sia luce sul monte "perché gli uomini vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" sia operatori silenziosi perché "il Padre vostro, che vede nel segreto, ti ricompenserà".
Vorremmo, ancora, illuminare la tua vita e il nostro saluto pasquale facendo un breve riferimento alla Parola di Dio proclamata in questa ultima celebrazione eucaristica. Il Vangelo ci riferisce l'episodio di Emmaus: una pagina che ti piaceva particolarmente e che sceglievi come lampada per i passi e luce per il cammino in particolari situazioni tue o di altri. Al termine di ogni pellegrinaggio in Israele, situazione politica permettendolo, programmavi sempre come ultima tappa una visita di preghiera e di meditazione proprio nella località di Emmaus.
Emmaus ci richiama l'icona della strada: "...attraverso lo scoutismo e numerose esperienze di "campi mobili " e pellegrinaggio, soprattutto in Terra santa, ho imparato a guardare la vita come una strada. Quella della strada è un 'icona di grande fascino: la strada che lega le città, unisce le persone, favorisce l'incontro e la conoscenza; la strada educa il cuore ali 'essenzialità e ali 'accoglienza, allo sguardo libero e generoso, superando visuali grette, inconsistenti e dal "fiato corto "; la strada invita a riprendere il cammino con fiducia, sapendo che Dio porta a compimento l'opera iniziata in noi; infine la strada ricorda il cammino di Mosè nel deserto, oppure il percorso di Gesù dal monte Tabor in Galilea fino a Gerusalemme, la città santa dove, dal giorno di Pasqua, il Risorto rimane con noi per sempre. (...) Guardando alla vita come una strada e avendo la Pasqua nel cuore, ci rendiamo conto che gli uomini passano ma Cristo rimane! Lui è il Signore ieri, oggi e sempre! Ringrazio Dio perché in tutti i mutamenti nostri e della storia, Lui non cambia!". E proprio sulla strada... sei entrato nella Gerusalemme celeste!
Emmaus, infine, ci richiama anche l'Eucarestia. Nell'ultimo tuo articolo sulla "Voce dell'Opera S. Giuseppe" di Lucerà, parlando dell'anno eucaristico in corso, hai lasciato spazio a quattro sogni, ricordando come "nel cenacolo Gesù offre l'Eucarestia agli apostoli in un momento di grande vulnerabilità. Questo mi fa capire che l'Eucarestia non è il nutrimento per i perfetti, ma il pane per i pellegrini, cioè per coloro che sono in cammino".
PREGHIERA
Ti ringraziamo e ti benediciamo, o Dio, per il dono di d. Paolo e di Mario, per la loro amicizia e per tutto.
Ti domandiamo: Cosa vuoi dirci con la loro morte? I tuoi disegni, Signore, sono diversi dai nostri!
E ora, Signore Gesù, ci immaginiamo pure noi in cammino verso Emmaus come la sera di Pasqua, mentre stiamo conversando dell'accaduto. I nostri occhi, incapaci di riconoscerti, fanno fatica a scrutare il mistero nascosto al di là delle vicende presenti. Ma tu ti affianchi al nostro passo, e cominciando da Mosè e da tutti i profeti ci sveli, attraverso le Scritture, ciò che si riferisce a te e il significato del tempo che ci doni di vivere.
Don Paolo e Mario, ci mancate... : continuate ad esserci vicino dal cielo come lo eravate qui in terra! Ciao.
"Per il suffragio, di cui ho grande bisogno, mi affido alla vostra sensibilità,
affinché, purificato da ogni peccato,
possa contemplare il volto di Dio
e riabbracciare i miei cari.
Nelle SS. Messe da celebrare si abbia un ricordo
per i miei genitori e tutti i defunti di famiglia"
(dal Testamento dip. Paolo Novero).
I funerali di p. Paolo Novero e del sig. Mario Benincaso sono stati celebrati nella chiesa parrocchiale di Cristo Re dell'Opera S. Giuseppe di Lucerà il 5 gennaio alle ore 15.30 con la partecipazione di S.E. Mons. Francesco Zerrillo, vescovo di Lucera-Troia, e p. Luigi Pierini, Superiore Generale dei Giuseppini del Murialdo. La salma di p. Paolo è stata trasportata a Devesi di Ciriè dove nella chiesa parrocchiale il 7 gennaio alle 14.30 si è svolta una seconda celebrazione per la partecipazione dei parenti, dei familiari, dei confratelli della Provincia Piemontese e di quanti lo hanno conosciuto e amato. Si è proceduto, infine, alla tumulazione nel cimitero di Devesi di Ciriè nella cappella dei sacerdoti.
p. Giuseppe Rainone
sup. prov. romana