Megliadino S. Fidenzio (PD) 5 febbraio 1914
Padova 20 settembre 2000
Poco
prima delle ore 7.00 di mercoledì 20 settembre, è stato rinvenuto esanime, ai piedi
del letto il confratello
P. AMEDEO PASOTTO di anni 86.
Nulla faceva presagire una fine
così repentina. Era considerato " a rischio" è vero, e per questo era
curato ed assistito dai confratelli e da tante persone generose e servizievoli
della parrocchia. Il giorno prima aveva mostrato un freschezza e vivacità
singolari. Da molti segni si desume che la morte sia sopraggiunta parecchie ore
prima.
"O Pasqua grande e santissima, o Cristo! O Sapienza!
Verbo di Dio e potenza! Dacci di
comunicare interamente con te nel giorno senza tramonto del Tuo Regnò".
Questa citazione di San Giovanni
Crisostomo, come tantissime altre della
Sacra Scrittura, dei Salmi, dei Padri della Chiesa, di diversi autori, stava
riportata su di un foglietto tra i tanti che lui era solito attaccare qua e là
nella sua camera, nelle ante degli armadi. Le coglieva dalla meditazione
quotidiana, se le trascriveva e poi le conservava: lo accompagnavano nella
giornata, lo seguivano nei piccoli spostamenti. A noi ora permettono di
penetrare, attraverso di esse, nel suo cuore e nel suo pensiero e di capire di
quale sostanza si alimentava la sua preghiera e di quali contenuti si dilettava
nelle sue letture. Ne conserviamo un blocchetto: prezioso tesoro di
miscellanea, chiave di interpretazione della sua spiritualità, piccolo segreto ora a disposizione di tutti noi,
strategia per trasformare la vita in preghiera e la preghiera in vita,
secondo un'altra citazione, questa volta di San Basilio "la preghiera
si fa vita, nella misura in cui la vita si fa preghiera. Chi prega ha le mani
sul timone della storia ",
E già iniziato un lavoro di
raccolta: potrà essere messo a disposizione di tutti, non solo per conservare
la memoria del P. Amedeo, ma per tentare di imitarlo in una metodologia in
fondo molto semplice e alla portata, di tutti.
Le letture della sua liturgia
pasquale hanno voluto ricollegare alla
Parola di Dio tutta l'esistenza del P.Amedeo, per capirla come un compimento della
Parola. Se è vero che ognuno di noi è un "frammento" di Parola
pronunciata da Dio e seminato nei solchi della storia, quello del P.Amedeo va
rintracciato sicuramente nel solco dei
canti. La Bibbia è piena di canti e di cantici: il cantico di Mosè e
quello dell'Agnello esprimono la certezza che il presente, carico di
sofferenza, è la via necessaria per un futuro migliore. Il santo vecchio
Simeone insegna che anche la vechiaia può esprimersi in canto di lode e di
attesa. La tradizione della Chiesa può vantare una miniera immensa di
espressioni. Modi diversi di cantare le stesse lodi al Signore. Il P. Amedeo vi
ha messo un piccolo contributo del suo genio, del suo gusto, dei suoi modi
espressivi. Ora, in cielo non farà che
cantare le lodi celesti, e non farà fatica, perché vi si è allenato mediante il
canto di quelle terrene, sgorgate dal dono di Dio che faceva cantare il
suo cuore e che forniva sempre nuove
melodie al suo talento. I molti che ancora cantano i suoi canti e che hanno
conosciuto la sua bonaria arguzia troveranno la sua esperienza di vita e la sua
testimonianza di consacrazione molto rispondente alle citazioni di cui nutriva
la sua anima, molto di più di quanto si preoccupasse di nutrire il suo corpo.
P.Amedeo Pasotto è nato a
Megliadino San Fidenzio (PD) il 5 febbraio
1914. Molto povera la sua famiglia. Oltre ai genitori, un'altra sorella e lui. Raccontava
della vita di stenti del padre, che, di ritorno da un tempo di emigrazione in
America, manteneva la famigliola scavando sabbia nel campo e passando di casa
in casa a venderla. Indirizzato dal suo parroco al seminario dei giuseppini a
Montecchio Magg.(VI) vi ha compiuto le scuole ginnasiali. Il noviziato a Rivoli
nell'anno 1930-31, lo scolasticato filosofico a Ponte di Piave dal 1931 al
1934, il tirocinio a Montecchio dal 1934 al 1937, gli studi di teologia a
Oderzo dal 1937 al 1941, e l'ordinazione sacerdotale a Treviso il 6 luglio
1941.
Destinato a Montecchio, come
insegnante, assistente ed educatore dei giovani seminaristi, nel 1945 è
nominato direttore fino al 1952, quando viene designato Superiore provinciale:
vi resterà per un triennio, fino al 1955, con sede a Venezia, a San Marziale.
Scaduto da provinciale ritorna a Montecchio come direttore per altri due anni,
fino al 1957. Passa quindi a dirigere il patronato Leone XIII di Vicenza per un
anno solo, e poi ad Arcugnano, per un anno di riposo. Di nuovo a Montecchio per
due anni, come insegnante di musica e di matematica. Nel 1961 è trasferito a
Riva del Garda come vicedirettore con l'incarico di seguire la costruzione del
nuovo seminario di Civezzano (TN). Vi si trasferirà,
insieme a tutta la comunità e ai seminaristi trentini nel 1964 e vi rimarrà fino
alla sua chiusura nel 1975. Era passato ad Enego da poco, quando nell'estate
del 1976, l'allora parroco di San Pio X, P. Mario Solerò, d'accordo con il
Provinciale, gli propose di venire alla parrocchia San Pio X di Padova, a
sostituire il P. Remigio Burello, mancato pochi mesi prima, il 15 giugno. Erano
pertanto 24 anni che P. Amedeo si trovava nella parrocchia San Pio X di Padova;
gli ultimi due ritirato nella casa provinciale, dopo il delicato intervento
chirurgico all'intestino che l'aveva debilitato ed avviato al declino.
Gli anni della sua giovinezza e
della prima maturità sono stati anni fecondi nei quali ha sprizzato energie
educative e pastorali, con fantasia a generosità. Moltissimi di noi giuseppini
lo hanno avuto come direttore in seminario a Montecchio, e ne ricordano la severità,
il rigore, l'autorevolezza, ma anche la capacità di tenerezza e le mille
attenzioni che sapeva riservare ai suoi ragazzi, l'entusiasmo che sapeva
infondere per le varie attività del carisma giuseppino, soprattutto per le
missioni, gli indimenticabili giorni di festa dell'Immacolata, di San Giuseppe,
della riconoscenza, la cura del canto con l'istituzione e
l'accompagnamento dei "pueri cantores" e
le attesissime rappresentazioni
teatrali.
Dopo gli anni di Montecchio, Riva
del Garda e Civezzano è subentrato in lui un forte stato depressivo che l'ha
portato a ritirarsi sempre più e a ripiegarsi sulle sue malattie. La vita
pastorale parrocchiale a San Pio X, la possibilità di dedicarsi alla musica,
con le canterine ereditate da P. Remigio e con il coro parrocchiale, le
occasioni di servizi pastorali quale il ministero delle confessioni, la
frequentazione di tante persone e di tanti amici, fedeli della parrocchia,
hanno contribuito non poco a rimetterlo in vita e in attività e a preparalo ad
una vecchiaia serena e distesa, ormai tutta proiettata all'essenziale. In casa provinciale aveva trovato infine il suo nido
di tranquillità e di regolarità, nella persona dei confratelli un punto
di riferimento per le sue sicurezze, al riparo di ansie congenite. Ha
conservato fino all'ultimo giorno una vivacità intellettuale ed un panorama di
interessi, soprattutto in campo ecclesiale, veramente sorprendenti. Soprattutto
ha saputo riempire le sue lunghe giornate di preghiera prolungata davanti
all'Eucaristia e nello sgranare il rosario.
La morte: la desidero e la temo
aveva detto appena qualche giorno prima.
Gli è sopraggiunta senza
preannunci. Non gli ha lasciato segni di sussulto o smorfie di dolore. Come non
riandare, a questo punto ad altre citazioni? // mistero di Cristo morto e
risorto deve accompagnare la nostra vita di ogni giorno... La gioia della
Pasqua, anche quando è vera e sincera, è sempre solo un anticipo...
Il ricordo delle sue debolezze lo
intimorisce: un'altra lettura lo consola: "il cammino che abbiamo
percorso non è forse disseminato di sbagli, di errori, di sconfìtte... guardare
il passato con riconoscenza e ali 'avvenire con attesa e speranza. "
In uno dei concerti che era solito
offrire, con le sue cantorine e con il coro, a Natale e nel mese di maggio, al
momento del saluto finale ebbe a dire: quando mi presenterò davanti al
Signore, che cosagli dirò, a giustificazione dei miei peccati? Ben gli dirò
cosi: Signore ho fatto cantare le tue lodi a
tanti ragazzi, a tanta gente: vedi tu se questo poco può servire.
Servirà
sì, e come!
Ora il suo canto è contemplazione
eterna...
Il nostro riinane ancora incerto e
imperfetto...Però sempre canto è, cioè giubilo, gioia di vivere, di servire, di
celebrare, di evangelizzare. Questo ereditiamo da lui.
Ricordiamolo
con i suffragi prescritti dalla Regola.
Agostino
Cornale
Sup.Prov.