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Fr. Gianmaria Gerardi (22/3/1930 - 24/7/2000)


Piasco (Cuneo) 22 marzo 1930

Viterbo 24 luglio 2000


Lunedì 24 luglio, al mattino, presso l'ospedale di Viterbo, chiudeva la sua vita terrena il nostro Fratel Gianmaria Gerardi.

Era stato ricoverato il 2 luglio per una ischemia cerebrale. Dopo le cure mediche aveva avuto un miglioramento tanto da essere trasferito presso una strut­tura di riabilitazione per il ricupero dell'attività motoria. Ma un secondo attacco ischemico lo costringeva ad un nuovo ricovero in ospedale dove entrava in un co­ma irreversibile che lo portava alla morte.

Era nato a Piasco in provincia di Cuneo. La sua famiglia era numerosa e Gianmaria era l'ultimo dei figli. Al termine della scuola elementare il padre lo iscrisse alla scuola di avviamento professionale di indirizzo agricolo che i Giusep-pini gestivano a Cascine Vica. Fu qui che Gianmaria conobbe i Giuseppini e ri­mase colpito dall'esempio di vita religiosa dei fratelli laici che operavano nella colonia. Qui nacque e maturò la sua decisione di entrare a far parte della nostra famiglia come fratello coadiutore.

Dopo il periodo di Postulato presso la Scuola Apostolica di Pocapaglia, fece il suo ingresso in noviziato a Vigone ed emise la sua professione religiosa l'8 ottobre 1951.

Svolse la sua prima attività presso la Scuola Apostolica di Pocapaglia. Qui manifestò il desiderio di impegnarsi nelle terre di missione per dare al suo lavoro un significato più realizzante nel servizio dei più bisognosi. Così nel 1952 fu de­stinato alla nostra Missione del Napo in Ecuador.

Espletò il suo impegno successivamente a Cotundo, ad Archidona, al cen­tro del Tena, occupandosi delle aziende agricole ma nello tesso tempo insegnando il catechismo e curando la costruzione delle cappelle nei centri missionari. Fu que­sta l'attività che lo occupò per 20anni e che Gianmaria affrontò con spirito di sacri­ficio, disponibilità e intelligenza.

Ritornato in Italia, venne destinato alla comunità di Viterbo S. Giuseppe, dove svolse l'attività di sacrestano nella nuova parrocchia S. L. Murialdo. Poi pas­sò a Roma, comunità S. Giuseppe, Rossano Calabro, Milano, ed infine a Viterbo S. Pietro in cui rimase, con una breve sospensione, per 15 anni. Qui esercitò il servizio di sacrestano della chiesa di S. Pietro, curò l'orto dell'Istituto e si prestò per varie commissioni a servizio della comunità e dell'Istituto Filosofico teologico S.Pietro.

Quelli che hanno vissuto con Gianmaria lo ricordano per i suoi servizi svolti sempre con umiltà e semplicità. Amava la riservatezza, godeva dell'amicizia dei confratelli e volentieri si intratteneva su episodi umoristici della sua vita e dei giuseppini che avevano vissuto accanto a lui.

Le qualità che lo caratterizzavano erano la fedeltà e la precisione nei com­piti che sentiva particolarmente suoi. Era geloso se qualche confratello od estraneo lo sostituiva in quello che considerava suo lavoro. Sentiva la chiesa come "sua" e si dedicava con cuore a preparare le varie cerimonie, a riassettare la sacrestia al termine delle celebrazioni, con pazienza e senso dell'ordine.

I fedeli lo ricordano con simpatia per la sua cordialità e per la sua disponi­bilità a venire incontro a tutto quello che gli richiedevano.

Passava molto tempo in chiesa non solo per ì lavori necessari ma ad una certa ora del giorno lo si poteva vedere camminare su e giù per la navata centrale pregando con il S. Rosario. Aveva una particolare devozione alla Madonna. Anche le sue vacanze estive coincidevano sempre con le feste in onore della Madonna della Misericordia del Santuario di Valmala, chiesa tanto cara alla gente della sua terra. Quando poi rientrava in comunità i confratelli lo potevano ascoltare mentre raccontava con compiacenza le sue partecipazioni alle varie manifestazioni religio­se. Quando aveva occasione di passare per Roma aveva l'abitudine di recarsi a S. Giovanni per la devozione della Scala santa. Era orgoglioso che nella sua fami­glia ci fossero un fratello e un nipote sacerdoti.

Ci si potrebbe dilungare nel descrivere altri tratti caratteristici della sua personalità. Ma a nostro conforto è bello richiamare la sua consacrazione religio­sa. Gianmaria si è donato completamente a Cristo. Questa donazione significa co­munione alla vita e alla morte di Cristo e lo pone in una luce unica che ci dà la certezza della sua partecipazione gloriosa alla pienezza di vita di Dio.

Ci è caro fermarci su questa immagine che lo vede nella casa del Padre do­ve ha scelto di vivere per tutta la vita e lo ringraziamo per quanto ha dato alla con­gregazione.

Viterbo, 24 agosto 2000

P. Ignazio Martelletto



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