Cesena
(Forlì) 29 Marzo 1914
Lucera
(Foggia) 10 Luglio 2000
P.
Nazzareno è morto a Lucera [Foggia] il giorno 10 luglio c.a. In Cristo Gesù, assieme a San L. Murialdo e a tutta
la nostra congregazione celeste lo vogliamo pensare attento come sempre alla
nostra famiglia religiosa tutta
raccolta attorno ai confratelli radunati in capitolo proprio lo stesso giorno della
sua morte.
Il suo cammino terreno è iniziato a Cesena [Forlì] il 29
marzo 1914. Quello
religioso è segnato dal noviziato a Rivoli nel 1929, dalla professione perpetua, sempre a Rivoli, il 28 agosto 1936 e dalla
ordinazione sacerdotale nella basilica di S. Giovanni in Laterano in Roma il 21
marzo 1942. La sua preparazione carismatica
e culturale (abilitazione magistrale, licenza in teologia, equipollenza per l'insegnamento di lettere)
si svolge tra Oderzo, Ponte di Piave,
La Quercia-Viterbo e la Pontificia Università Gregoriana in Roma. Il suo lavoro
apostolico segna le opere di Rivoli, dove svolge il tirocinio come insegnante
ed assistente dal 1933 al 1936; del "Tata Giovanni" in Roma, come assistente e poi vicedirettore dal 1939 al
1943; di Ponte di Piave dove insegna
filosofia dal 1943 al 1946 ed è nominato direttore fino al 1952; di Santa Margherita Ligure dove resta direttore un anno;
della Salute in Torino, dove rimane come insegnante dal 1953 al 1958 e poi
direttore fino al 1961. Ha 47 anni
quando nel 1961 è chiamato a compiere il servzio di superiore provinciale in Veneto con sede prima a Mirano e poi a
Padova. Nel 1964 è eletto vicario
generale della congregazione, nel 1970, come membro del consiglio generale, è Assistente per l'Italia e nel 1976 è
direttore di casa generalizia.
Nel
1978 un giovane confratello in tirocinio, oggi P. Giuseppe Rainone, si vede presentare a Santa Marinella un
sacerdote con una valigia in mano: "Sono un Giuseppino che ha fatto il
superiore fino a ieri; mi accogliete oggi
come semplice confratello?". Così P. Nazzareno apre la sua ultima lunga, forse più preziosa, pagina di storia
personale, che si chiude a Lucerà dal 1986 al 10 luglio 2000.
Il superiore provinciale della provincia romana, P.
Francesco Prisco accogliendolo
in provincia e destinandolo a Santa Marinella così gli scrive: "La
ringrazio sin d'ora per il bene spirituale che farà a ragazzi tanto bisognosi di cure e di affetto e alla
comunità che riceverà tanto da una persona esemplare e incoraggiante". Di P. Nazzareno, uomo di governo,
non so cosa dire.
Per esperienza personale so cosa significa averlo vicino quando ti trovi di fronte a certi detentori
assoluti di verità e che non sbagliano mai. Due confratelli prima della mia
partenza da Torino per partecipare al rito funebre mi affidano questa testimonianza.
Uno mi chiede di toccare la sua bara come ultima piccola risposta alla grande amicizia di P.
Nazzareno, l'altro mi ricorda che se non ci fosse stato lui, P. Nazzareno, ora non sarebbe
Giuseppino! Nella sua
prima lettera circolare come provinciale sì dice: "piuttosto restio
alle cariche". Come frutto delle sue visite alle comunità elabora il
seguente programma: 1° "Portarmi il
più sovente di comunità in comunità [...] per constatare 'de visu ' le difficoltà che [i confratelli] incontrano nel loro quotidiano
lavoro". 2° "Limitare ed organizzare le varie
attività delle nostre case in modo che i confratelli non siano dei forzati al
lavoro, con un sovraccarico di occupazioni che li sfibri nel fisico e li
impoverisca nell 'animo ". A tale scopo desidera esaminare di persona l'orario giornaliero
dei confratelli per vedere se è garantito
tempo per "le pratiche di pietà ", e "tempo libero da
poter distendere un po' i nervi"; vuole frenare, citando D. Reffo, la
"smania di chi regge la comunità
di voler fare molto, troppo, più di quello che è necessario [...]. Non bisogna che lo zelo affoghi la
pietà". 3° "Suscitare nei confratelli maggior spirito di amore alla congregazione e di fiducia
nei superiori mediante una più
convinta pratica delle virtù dell'obbedienza". Per questo chiede di "essere schietti e premurosi nel riferire al sottoscritto
quanto possa servire ad un governo più equo e illuminato di questa provincia
" e lui farà altrettanto con
i superiori maggiori "Però
sia ben chiaro: fatto tutto ciò ed esposto quanto in coscienza riteniamo dover riferire, non solo
dobbiamo obbedire, ma sostenere ad ogni costo, in pubblico ed in
privato, quanto i superiori hanno stabilito, anche
se ciò apportasse disagio e difficoltà d'ogni genere: ciò, ben inteso, vale per qualsiasi specie di autorità ". 4° Farà suo "il proposito più fermo di realizzare
quanto prima la casa di formazione per gli aspiranti trentini a Villazzano", che era stato il grande desiderio di P. Giocondo suo predecessore. Questo
è il P. Nazzareno da ricordare. Un uomo saggio, capace di leggere nel cuore delle persone, intuitivo nelle
relazioni, capace di rasserenare le persone che imparano a saper attendere come
lui attendeva il tempo dei fiori,
dal sorriso tranquillizzante quasi a dire "non siamo noi a fare, ma la
Forza che è in noi e negli altri", chiaro e forte nelle scelte religiose
di fondo, attento alle piccole cose
e amante appassionato della congregazione, da servire laddove
l'obbedienza chiama. Anche a 72 anni! Cosi gli scrive P. Sergio Parea superiore provinciale, chiedendogli di portarsi a
Lucerà. "Otto anni trascorsi a Santa Marinella, fatti di buon esempio e di amicizia schietta con i
confratelli della comunità, di cura spirituale dei ragazzi
dell'assistenza, di sollecitudine quotidiana per abbellire l'ambiente dove questi
ragazzi hanno dovuto passare i loro giorni ed anni, l'arte di procurare cose
buone anche per la tavola [...] La sua sete di sapere sempre qualche notizia
bella della Famiglia Giuseppina, le sue battute allegramente provocatorie,
certamente procureranno uno strappo
nella sua ricca sensibilità umana e un vuoto in comunità che si
avvertirà nelle stagioni che verranno ".
Ma di tutto ciò godrà la comunità religiosa e l'opera di
Lucerà, dove con P.
Angelo Cuomo e come suo continuatore si fa veramente amico, fratello e padre di numerosi giovani ed adulti.
Due cadute, durante la celebrazione della Santa Messa, sono
all'origine dei suoi ultimi anni di vita trascorsi in casa tra letto,
poltrona, cappella e sala della comunità.
La lettura e la televisione lo tengono ancorato alla vita della congregazione, della chiesa e del mondo, la
preghiera trasforma in eucaristia la sua sofferenza, la sua serena e
silenziosa solitudine per non disturbare più di tanto, e gli incontri
con i confratelli per i quali c'è sempre un sorriso, un ricordo, un incoraggiamento. L'ultima caduta con conseguente
incrinatura del femore poco prima
dell'inizio ufficiale delle celebrazioni per l'anno centenario della morte del nostro santo fondatore,
fanno precipitare le sue condizioni fisiche fino alla morte.
P. Nazzareno, vorrei saper servire la congregazione in
semplicità come te, vorrei saper invecchiare come te, scendere da ogni tipo di
cattedra come te, essere sempre affamato di notizie della nostra congregazione
come te, saper sorridere sulle impuntature giovanilistiche e fare intravedere
Dio tra tutte le pieghe della vita. Come
te.
Ricordo i suffragi di regola.
P. Cesare Cotemme
Sup. prov.