Orio Canavese (TO) - 13 aprile 1916
Torino - 27 maggio 2007
Grazie, Signore per il
dono don Paolo
Don Paolo Signorino è mancato nella notte di
domenica 27 maggio 2007, solennità della Pentecoste. Da circa un mese era
ricoverato a Torino presso l'Ospedale Gradenigo e sempre si era sperato che
potesse tornare nella sua comunità e parrocchia della Salute in Torino. Certo
l'età avanzata, 91 anni, gli acciacchi sempre più aggressivi, hanno reso gli
ultimi anni della sua vita un cammino in salita, fatto di sofferenza, di
necessità di cure e di assistenza continue. La gente di Borgo Vittoria ha
sentito molto la perdita di don Paolo ed ha partecipato commossa e numerosa al
rosario della sera di domenica 27 e di lunedì 28 maggio e alla celebrazione
delle sue esequie nella mattinata di martedì 29 maggio. Tutti hanno voluto dire
grazie al Signore per il dono che don Paolo è stato per quaranta anni di lavoro
apostolico nella parrocchia della Salute.
Il suo cammino religioso e sacerdotale
Don Paolo è nato il 13
aprile 1916 ad Orio Canavese, in provincia di Torino. Il papà fu dato per disperso
nella guerra del 1915-1918, e la mamma si trovò ad essere l'unico sostegno
della famiglia. Don Paolo ebbe un affetto enonne per la mamma, una venerazione,
riconoscendo in lei un riferimento sicuro in ogni stagione della sua vita.
Seguendo la vocazione religiosa e sacerdotale,
troviamo il giovane Paolo prima postulante a Rivoli e poi novizio a Vigone
(1933-1934). Il 28 agosto 1938 emise per la prima volta la professione
religiosa. Dopo tre anni di studi magistrali a Ponte di Piave, torna a Rivoli
per due anni di tirocinio che poi continua a Roma all'opera "San Pio X".
Giovane confratello già si distingue per il suo modo di insegnare nelle classi
elementari e di animare le associazioni, specie l'Azione Cattolica Ragazzi.
Il 9 agosto 1941 si consacra per sempre al
Signore con la professione perpetua e il 22 luglio 1945, a Roma nella basilica
dedicata a Sant'Antonio, viene ordinato sacerdote, dopo gli studi teologici
compiuti in parte a Viterbo e in parte a Roma. A Roma, sempre all'Opera San Pio
X, rimane cinque anni da giovane sacerdote, impegnato sia nella scuola come
nella parrocchia.
Dopo una breve parentesi ad Albano, don Paolo
nel 1952 arriva nella parrocchia di Milano,
dove vi lavora per quattordici anni. È un periodo molto intenso di lavoro e di
dedizione, che segna la sua maturazione spirituale ed apostolica.
Quando nel 1966 l'ubbidienza lo chiama altrove,
don Paolo non trova né facile, né semplice lasciare questo campo di apostolato
e non esita a manifestare la sua sofferenza. Lasciata l'opera di Milano, per un
anno don Paolo è nella comunità del Collegio Artigianelli
di Torino e nel 1967 arriva alla parrocchia della Salute, che per quaranta
anni, fino alla molte, sarà la sua famiglia. Si potrebbe dire che il
Signore nel tempo e attraverso diverse esperienze ha preparato don Paolo
perchè alla Salute potesse esprimere al meglio il suo essere giuseppino del
Murialdo. Infatti, quando giunge alla Salute era già ricco di esperienza
religiosa, sacerdotale, pastorale.
Il ricordo della sua gente
Il bene seminato da don
Paolo ha segnato certamente la vita di tanta gente e ha dato una impronta
giuseppina alla parrocchia della Salute. Un parrocchiano ne ha parlato cosi: "Ho vivo il suo
ricordo di educatore, catechista ed insegnante. Vorrei ricordarlo così: sulla bicicletta tra le strade del borgo, una
buona parola per tutti e tanta voglia dì scherzare, soprattutto con i bambini.
E poi come insegnante nelle scuole: caramelle, diapositive e canti,
questi gli ingredienti delle sue lezioni".
Un'altra testimonianza: "Eravamo
bambini, quando prima dell'ora di religione già il nostro 'maestro' don Paolo
si preparava. Entrava nell'atrio della scuola 'G Allievo', apriva il suo armadio e prendeva il suo
preziosissimo materiale che con tanta cura custodiva. Ed eccolo pronto con il proiettore, le diapositive, le cassette e
lo stereo. Don Paolo entrava nelle
classi di tanti di noi che ora sono giovani o adulti. Ci ricordiamo molto chiaramente la pila di diari che ci chiedeva per
posizionare il proiettore e l'attenzione che chiedeva quando si provavano i
canti. Quanta gioia aveva per noi bambini tutti sistemati nei banchi. Solo ora
che siamo grandi riusciamo a capire come viveva in sintonia con il carisma e la spiritualità di San Leonardo Murialdo
come sacerdote giuseppino. Era tanto affezionato
ad un canto che ci faceva sempre fare come preghiera, ricordo una strofa: E
quando un dì con Lui sarem, nella sua casa abìterem, nella sua casa tutta d'or
con tanta gioia infondo al cuore '. Ed ora che il Signore lo ha accolto
non si riesce a non avere un sorriso quando si pensa a quei momenti".
Assistente di varie
associazioni parrocchiali, insegnante dì religione, impegnato nel catechismo
con i bambini delle elementari, non c'era spazio della parrocchia dove ci fossero i ragazzi e non ci
fosse don Paolo, e questo fino ad età avanzata.
Qualcuno ha ricordato che per molti anni don
Paolo è stato incaricato dei battesimi:
per tanti quindi è stato
il ministro della grazia battesimale quasi creando un primo legame con chi poi avrebbe
incontrato sui banchi di scuola elementare e nelle classi di catechismo. Mi
piace sottolineare questo legame: educare chi ha ricevuto il battesimo perchè
il primo e fondamentale sacramento porti frutti di vita cristiana.
Una vera paternità
spirituale espressione del ministero sacerdotale e della vocazione giuseppina
fusi insieme. In questi giorni della sua dipartita la porta del suo
confessionale era
tenuta aperta da un grande mazzo di fiori bianchi. A pochi metri dall'urna del
Murialdo, quella porta aperta e quei fiori al suo confessionale, ci parlano di
un giuseppino strumento della misericordia
divina, accogliente verso tutti e per tutti ponte di riconciliazione e
di pace. Don Paolo è stato Giuseppino tra i ragazzi in cortile, è stato figlio
del Murialdo nel silenzio del confessionale.
Un altro parrocchiano ha
detto durante la celebrazione dei suoi funerali: "Carissimo don
Paolo hai operato a lungo in questo nostro borgo al servizio del Signore e
nostro. Hai seguito vari gruppi con aperta disponibilità. Diffondevi
la devozione alla Madonna come accompagnatore nei pellegrinaggi. Hai fatto
tutto con tanta semplicità senza cercare di apparire. Grazie dì
questa tua vita donata".
"Chi non si fa bambino non potrà entrare
nil regno dei cieli" (cfr. Mt 18,3 )
Un giuseppino del Murialdo, dedito ai piccoli,
in mezzo a loro da insegnante, da educatore: questa è l'immagine di don Paolo.
Nella sua stanza ha raccolto molti disegni fatti dai bambini, tante le foto dei
battesimi celebrati. Se incontrava un bambino diventava giocoso e sorridente,
anche adesso negli ultimi tempi quando stava male e nelle sue tasche non
mancavano mai le caramelle. Ogni giorno, lui che ha vissuto una vita in oratorio,
faceva un passaggio in cortile, si fermava a guardare i ragazzi giocare,
scambiava qualche battuta di spirito. Confratelli e parrocchiani lo ricordano
anche per alcuni tratti della sua umanità: sensibile ed arguto, pronto alla
battuta e anche a sdrammatizzare quando occorreva. Aveva nel tempo maturato le
sue idee in fatto di oratorio e di educazione, per questo non sempre era
tenero nel giudizio verso novità ritenute poco opportune, anche se, alla prova
dei fatti, sapeva riconoscere la bontà del lavoro e delle scelte. In questo lo
guidava un criterio di base: se il cortile dell'oratorio era pieno di ragazzi,
voleva dire che la scelta era buona, altrimenti... Confessore, guida spirituale
nei pellegrinaggi, catechista, assistente spirituale della San Vincenzo, della
banda musicale Salus, del gruppo Verde Speranza e laboratorio missionario, don
Paolo si è anche reso disponibile per la benedizione delle case e per
l'assistenza agli ammalati. Durante la sua malattia manifestava spesso la
preoccupazione di celebrare la messa, centro della sua giornata e fonte della
sua vita consacrata.
Nella sua camera piena di tante cose in
disordine, sono rimasti gli strumenti con cui faceva dei "quadretti
devozionali" che poi regalava in occasione di particolari celebrazioni. È
bello pensare che tanti di questi quadretti siano ora nelle famiglie del borgo
e continuino ad invitare a rivolgere una preghiera alla Madonna della Salute,
al Murialdo, come ha fatto don Paolo per tanti anni.
Giuseppini, oggi
"Per noi ragazzi don Paolo è stato un
maestro, ma anche un caro amico".
"Don Paolo portava sempre un confortante,
messaggio con aperta semplicità".
"Ricordiamo don Paolo
sempre sorrìdente in mezzo ai nostri ragazzi": sono
altre testimonianze lette durante la messa esequiale. Da esse
nasce per noi una invocazione: che il Signore anche oggi ci
faccia essere giuseppini in questo modo, capaci di stare in mezzo ai giovani, da amici e
da educatori, da compagni e da maestri, da padri e da fratelli.
Ora questa preghiera la affidiamo anche a don
Paolo, che pensiamo in paradiso accanto a tanti altri confratelli che hanno
donato la loro vita ai ragazzi, ai giovani, specialmente poveri»
p. Tullio Locatelli -
c.s.j. superiore provinciale