Bastia di Rovolon (PD) - 7
marzo 1926
Santa Lucia di Piave (TV) -
16 aprile 2007
1. La pagina delle Beatitudini
La pagina del Vangelo di
Matteo che ci presenta le Beatitudini, ha guidato la nostra preghiera e la
nostra riflessione in occasione della morte e della celebrazione del funerale di p. Giuseppe
Parpagiola. Tutti i cristiani sono chiamati ad essere uomini delle Beatitudini, incarnandole nella loro vita e
realizzandole secondo la propria vocazione. P. Giuseppe è stato chiamato
dal Signore ad essere uomo e cristiano delle beatitudini nella vita religiosa e
sacerdotale, mettendo la sua vita a servizio dei giovani poveri nella
Congregazione di San Giuseppe secondo il carisma di San Leonardo Murialdo.
"Beati i poveri", "Beati i puri", "Beati i
misericordiosi", "Beati i miti", "Beati gli afflitti",
queste parole rilette oggi alla luce del mistero che stiamo vivendo, il mistero
della vita e della morte, assumono un sapore particolare.
I religiosi - p. Giuseppe
uno di loro - scelgono di essere in mezzo al popolo di Dio segno di Cristo
casto, povero e ubbidiente e attraverso i tre voti religiosi dicono pubblicamente
che hanno fatto delle beatitudini il riferimento fondamentale del loro modo di
pensare e di vivere, la loro modalità di essere uomini e cristiani. Il Signore
sa come ogni religioso
personalmente realizzi questo nella sua vita e alla sua misericordia affidiamo
le nostre esistenze.
Ma noi sentiamo il dovere
di dire grazie al Signore perché ha chiamato p. Giuseppe alla vita religiosa e
sacerdotale, ad essere testimone privilegiato delle beatitudini. Ma diciamo
grazie anche a p. Giuseppe per la sua testimonianza di fedeltà: consegniamo al
Signore una vita lunga 82 anni, di cui 65 da religioso e 55 da sacerdote.
2.
Le
tappe della sua vita
È alla luce della Fede e
nella convinzione che il Signore guida i nostri passi che ripercorriamo
brevemente la vita di p. Giuseppe. Ricordando date e luoghi, avvenimenti e persone, scopriamo un poco
del dialogo tra il Signore e p. Giuseppe e come p. Giuseppe si sia lasciato
guidare là dove il Signore gli ha chiesto di seguirlo.
Padre Giuseppe è nato il 7 marzo 1926 a Bastia
di Rovolon, provincia e diocesi di Padova; la mamma, Domenica Brusamarello,
sorella di un altro sacerdote giuseppino, morì giovanissima. A fine agosto del
1941 p. Giuseppe inizia il suo noviziato a Vigone, (Torino) e il 2 agosto 1942
fa la sua prima professione religiosa. Il suo cammino verso la professione
perpetua e l'ordinazione sacerdotale segue il nonnaie iter di congregazione:
studi liceali a Sommariva Bosco (Cuneo) e a Ponte di Piave (Treviso) rispettivamente
1942-43, 1943-45; quindi per la prima volta arriva ad Oderzo per svolgere il
tirocinio, 1945-1948; studi teologici a Viterbo, 1948-1952, conclusi con la
ordinazione sacerdotale l'8 marzo 1952. Il 9 agosto 1947 aveva professato in
perpetuo a Montecchio Maggiore (Vicenza). Credo che il giovane sacerdote p.
Giuseppe sentisse in sé la grazia dei primi anni di ministero sacerdotale e che
guardasse con fiducia e con un poco di apprensione al suo futuro in attesa di
spendersi là dove la prima obbedienza lo avrebbe chiamato.
Fu destinato a Montecchio Maggiore, per un anno,
allora sede di un seminario minore della Congregazione di San Giuseppe e il suo
primo campo fu subito la scuola, un campo mai più abbandonato: insegnante di
lettere, matematica e ginnastica.
Dal 1953 al 1958 fu insegnante all'opera
"Turazza" di Treviso; ormai laureato in Scienze naturali a Padova, le
sue materie specifiche sono matematica e scienze naturali. Dal 1958 al 1963 fu
insegnante ed educatore nello scolasticato di Ponte di Piave.
Finalmente nel 1963 p. Giuseppe arriva in
comunità a Oderzo, all'Istituto Brandolini-Rota; qui vi rimane fino a quando,
per motivi della malattia sempre più aggressiva, viene ricoverato a Santa Lucia
di Piave, Treviso, nella casa "Papa Luciani". Un tratto breve questo,
arricchito dalla sofferenza e dal fatto di essere lontano dalla sua comunità,
ma forse il tratto più prezioso perché ha completato tutto il suo cammino di
religioso e sacerdote giuseppino: il Signore veramente ha chiesto a p. Giuseppe
di offrire la sua vita in modo completo e totale. Grazie a quanti lo hanno
curato, accompagnato, consolato in questo periodo ultimo della sua esistenza.
È bello pensare che il Signore ci inette accanto
un fratello perché con lui condividiamo qualcosa di bello e di grande, la
vocazione religiosa e sacerdotale, con lui facciamo esperienza di un volersi
bene concreto, capace di essere vero anche di fronte ai limiti che ogni persona
porta con sé inevitabilmente.
Alcune caratteristiche di p. Giuseppe ce le
indica p. Gino il suo direttore di questi ultimi anni: «P. Giuseppe era la
memoria storica del Brandolini e degli ex-allievi. Conosceva tutto o quasi di
quest'opera e teneva aggiornato il catalogo di tutti gli exallievi, usando
anche un intramontabile computer, che non sempre funzionava a modo...
Partecipava a tutti i lutti degli ex-allievi
vicini e lontani facendosi presente alle cerimonie funebri, anche quando la
fatica e la malattia gli rendevano ciò pesante. Sì prestava volentieri al
servizio domenicale nei paesi vicini (Rustignè e S. Nicolò in particolare),
rendendo un aiuto preziosissimo alla diocesi, che soffre la carenza di
sacerdoti. Desiderava fino all'ultimo rendersi utile alla comunità e chiedeva
insistentemente al Direttore che gli fosse dato qualcosa da fare nell'opera,
anche quando purtroppo le forze lo abbandonavano. È stato lucido fino agli
ultimissimi giorni della sua malattia. Sempre speranzoso di rialzarsi e di
sentire la voce del papa, che amava tanto. È morto mentre la chiesa festeggiava
l'ottantesimo compleanno del papa. Devoto della Madonna, ha voluto con
sacrifìcio partecipare all'ultima gita della comunità alla Madonna di Pine (TN)
dove si è lungamente commosso ringraziando la Madonna per i suoi ottantun anni
di vita. Viveva molto poveramente anche se con un pizzico di disordine, che
per lui era un disordine ordinato: non sì lamentava mai del cibo e della mensa
che apprezzava sempre, anche quando un diabete devastante gli suggeriva qualche
rinuncia. Ci restano nelle orecchie la sua voce altisonante e cristallina, i
suoi occhi azzurri e il suo grazie grande: così in una splendida foto per il
suo cinquantesimo di sacerdozio. Amava la congregazione e desiderava morire in
comunità: purtroppo la malattia che lo aveva contaminato non gli ha permesso
questo, ma vivrà nei cuori di molti a lungo, soprattutto per il bene che ha
fatto e che Dìo solo conosce». Chi lo ha avuto insegnante ricorda la sua
passione educativa, il suo immedesimarsi nella lezione, il suo desiderio non
solo di offrire delle informazioni ma di trasmettere amore ad una scienza che
ci fa scoprire la bellezza della natura. Noi ammiravamo tanto la sua passione
nell'insegnare e qualche volta il suo modo un poco confusionario di esporre ci
sollevava dalla serietà della fisica e della chimica; p. Giuseppe se la
prendeva sul momento per il nostro atteggiamento, ma poi gli passava.
4. Padre Giuseppe parla di p. Giuseppe
Padre Giuseppe era sincero
e non ci pensava due volte a manifestare il suo pensiero, anche se poteva creare
un poco di disagio nel suo interlocutore. Ricordando alcune sue conversazioni e leggendo alcune sue lettere, la
nota della sincerità non viene mai meno in rapporto a qualsiasi
argomento.
Soprattutto p. Giuseppe ha
detto di amare tanto la sua famiglia religiosa. "Padre tenetemi
nella vostra congregazione": è con questa espressione
che chiede nel 1944 la rinnovazione della professione religiosa.
Sapeva dei suoi limiti e
ne parla, specie quando gli si proponeva qualcosa di nuovo. "lo
rischierò di combinare confusioni", scrive in una lettera del 1971.
Nella stessa lettera confessa
di non essere portato al lavoro di gruppo, figlio come era di una educazione al
rendersi autonomo e capace di tutto in proprio; anzi confessa di sentire la
fatica di stare con i giovani di oggi, di non capire bene come mai adesso
c'erano in una scuola di preti anche le ragazze; insomma, sincero com'era, non
aveva paura di dire che il tempo passava veloce anche per lui.
Abbiamo scelto questa fotografia di p. Giuseppe
per la sua immagine ricordo: in piedi in mezzo alla chiesa, sorridente, che
mostra una grande scritta di una sola parola: GRAZIE!
Grazie anche a te, p. Giuseppe.
Vogliamo ripeterti ancora
il nostro augurio detto nel giorno del funerale a Oderzo, prima che partissi
per il tuo paese di Bastia dove riposi in attesa della risurrezione finale. Facciamo nostre le
parole dell'Apocalisse: "Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli
dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il Dio con loro. E
tergerà ogni lacrima dai loro occhi... io sarò il suo Dio ed egli sarà mio
figlio" (Ap 21, 3.7). Ti pensiamo
familiare di Dio e nella sua casa per sempre: questo ci suggeriscono la fede e
la speranza cristiana. A te affidiamo la nostra famiglia religiosa, specie i
confratelli che proprio nella settimana della tua dipartita
diventeranno sacerdoti giuseppini del Murialdo.
p. Tullio Locatelli - c.s.j. superiore provinciale