Padova 21 Luglio 1912
Conegliano (TV) 14 Febbraio 2001
Alle prime ore di mercoledì 14 febbraio si è letteralmente addormentato nel Signore il caro P. Otello. Già da qualche mese era affetto da disturbi cardiocircolatori e da difficoltà respiratorie, per cui doveva ogni tanto essere ricoverato in ospedale. Da un momento all'altro ci avevano detto i medici, avrebbe potuto mancare. E così è stato: se n'è andato in punta di piedi, addormentandosi... Ci sono due passi della Parola di Dio che abbiamo ascoltato nella liturgia funebre (2Cor 5,1.6-10; Gv 14,15-24) che ci aiutano a comprendere il senso di questa vita e possono essere un po' il punto di incontro e il senso di tuttala nostra vita. Abbiamo letto: "Voi lo conoscete perché egli (lo Spirito Consolatore) dimora presso di voi" e ancora "noi (il Padre e il Figlio) verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" Ecco il senso della nostra vita, di ogni vita: siamo la dimora della Trinità santa! Siamo la casa di Dio! Dove lui chiede di essere ospite. Sta qui tutta la nostra dignità, tutto il nostro valore, anche tutto il nostro impegno: rendere questa dimora sempre più abitabile e sempre più visibile. Che veramente coloro che ci vedono, possano dire, stupiti: "tempio del Signore, tempio del Signore, tempio del Signore!".
E la Parola di Dio ci suggerisce anche il modo attraverso cui diventiamo questa dimora: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola...".
A ben guardare l'amore è la chiave di volta del nostro più o meno trionfale arco della vita. Alla fine saremo giudicati sull'amore: "Avevo fame... Tutte le volte che avete fatto una di queste cose a uno di questi piccoli, l'avete fatto a me".
Non so se la vita di d. Otello fosse guidata da queste riflessioni, da queste motivazioni A ben guardare però la sua è stata senz'altro la concretizzazione di tutto questo. Non era certo il tipo che lo desse a vedere: esprimere i sentimenti non fa parte della nostra formazione seminaristica, anzi... sono "smancerie!".
D. Otello è uno di quei preti, pochi ormai, di una generazione che mostrava il proprio amore attraverso il lavoro... il lavoro per gli altri. Quello che noi chiamiamo, con ammirazione un "prete da cortile". Un prete, se vogliamo, poco chino sui libri, ma tanto chino sul lavoro apostolico. Credo che il suo primo breviario sia pregno ancora della polvere assorbita nei cortili delle varie opere a cui è stato inviato in gioventù. Si, perché il cortile era per lui il luogo della preghiera, dell'assistenza ai ragazzi, della relazione confidente. Freddo o caldo che fosse, lì trovavi d. Otello: il tipico prete dell'oratorio della nostra infanzia. Un prete senza vita privata, perché sempre in mezzo agli altri. E questa esperienza è cominciata molto presto, prima ancora di terminare gli studi, anzi... sacrificando lo studio teologico in ruolo "secondario" perché al "Tata Giovanni" l'opera di Roma che lo vide studente di teologia, c'era tanto da fare che non ci si poteva "permettere il lusso" di mandare i chierici "solo" a studiare!
Ma percorriamola un po' questa sua lunga vita di servizio: per oltre 87 anni dimora, casa di Dio qui in terra! Dopo il noviziato a Rivoli Torinese nel '29-'30 e gli studi magistrali a Ponte di Piave viene inviato a dare prova di sé all'Istituto Turazza di Treviso: è il '32 e praticamente il suo lavoro non avrà più pause. Nel 36 è appunto al "Tata Giovanni" a Roma, dove immerso nel lavoro con i ragazzi di quel collegio, compirà nei ritagli di tempo gli studi teologici e sarà ordinato prete: siamo nell'anno 1940. Dal '40 al '43 è al Patronato S. Gaetano di Thiene, poi all'Istituto Camerini Rossi di Padova, sua città natale, fino al '52, anno in cui viene trasferito al Patronato del Santo sempre a Padova ove rimane fino al '66. Dal '66 al '71 ritorna al Camerini Rossi e qui conclude la sua lunga attività in Padova. Infatti nel settembre del '71 lo troviamo al Patronato Pio IX di Venezia e poi nel '75 al Collegio Brandolini Rota di Oderzo fino al '79. Poco più di un anno dura la sua breve esperienza a Vicenza, un po' nel seminario con il biennio superiore e un po' nel Patronato Leone XIII. Neil'80 l'obbedienza lo chiama a Conegliano nella Parrocchia dei santi Martino e Rosa. E qui si conclude la sua strada. Ma sentite un po' quali sono stati i suoi incarichi e ditemi se questa non è disponibilità amorosa. Da chierico: insegnante contemporaneamente di disegno, dattilografìa e francese. Durante gli studi teologici: assistente di collegio. Poi, dopo essere stato ordinato sacerdote: maestro di scuola elementare e assistente di Azione Cattolica e quindi insegnante di italiano e matematica nella stessa classe di quella che oggi chiameremmo formazione professionale. Al Patronato del Santo ritoma maestro delle elementari, assistente scout e responsabile del cinema. Tornato al Camerini è assistente dei pensionanti e poi, a Venezia, responsabile del Patronato Pio IX. Con la permanenza al Brandolini la sua vita assume un'altra piega: addetto all'economia. Lo sarà a Vicenza e qui a Conegliano. Di fronte alle proposte di qualcuno di questi incarichi forse avrebbe avuto il diritto di "resistere un pò" e invece... seppur con giudizio critico sempre pertinente, si è però sempre "adattato". Il rifiuto non faceva parte del suo vocabolario. A Conegliano era diventato un po' la memoria storica della parrocchia, sempre pronto a correggere le letture e le interpretazioni che per reggersi modificavano i fatti. E a Conegliano si completa anche la parabola discendente o ascendente che lo ha portato dal cortile dei suoi primi anni di apostolato al confessionale, diventato il luogo da lui più abitato nel giorno, disponibile a ricevere confidenze, pronto a dare consigli, sempre con la mano alzata nel segno benedicente dell'assoluzione consolatoria.
Dio sa ricambiare. Ospite onorato in noi, ci ospiterà in eterno a casa sua. È quanto accaduto a d. Otello. Ha saputo essere casa ospitale di Dio qui in terra perché ha amato con disponibilità Dio, i giovani, i fedeli che Dio gli ha fatto incontrare, la sua congregazione, la Chiesa. Ora è ricambiato! Dio lo accoglie a casa sua: "Riceveremo una abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani d'uomo, nei cieli" (2Cor 5,6-10).
È quanto ci auguriamo, nella preghiera, per d. Otello. È quanto speriamo nella vigilante attesa per ciascuno di noi: abitare nella casa del Signore... per l'eternità.
p. Ferruccio Cavaggioni
superiore provincia veneta