per «La Voce dell’operaio» dal 1895 Al
1925. Loro elenco e scelta di passi
da: AA.VV., San
Giuseppe: sposo - padre - educatore, Centro Studi san Giuseppe LEM, Roma,
1996
Tra i più insigni, convinti ed efficaci promotori
della devozione a san Giuseppe nella Chiesa italiana a cavallo dei due ultimi secoli
va sicuramente annoverato don Eugenio Reffo, la cui opera al riguardo prende
l’avvio dagli anni della sua giovinezza e giunge fino agli estremi giorni di
vita nel maggio 1925.
Al fonte battesimale nella cattedrale di Torino, il
2 gennaio 1843, ebbe il privilegio di ricevere come terzo nome quello di
Giuseppe, quasi presagio che la divina provvidenza lo destinava a svolgere un
ruolo di notevole portata per la propagazione del culto e della devozione
verso il santo fabbro di Nazareth nella società del suo tempo.
Gli ambienti formativi che ne plasmarono la
personalità umana e cristiana, prima a Torino presso i fratelli delle scuole
cristiane e poi nel ducale collegio dei gesuiti a Massa, posero le basi della
sua devozione a san Giuseppe, che egli successivamente alimentò e irrobustì con
lo studio metodico e incessante della vita e delle virtù del santo, tanto da
acquisire un corredo oltremodo articolato e ricco che lo rendeva atto a
dispiegare con gli scritti la sua straordinaria capacità inventiva nel
presentare e incisivamente lumeggiare la figura del santo stesso adeguandola
alle diverse categorie di persone.
Se sufficientemente note sono le sue pagine
giuseppine indirizzate ai religiosi, primi fra tutti quelli della congregazione
di san Giuseppe, per i quali compose, nei diversi tempi che precedettero e
seguirono la fondazione di essa nel 1873, quasi tutto il patrimonio di
spiritualità fondata sul modello san Giuseppe che ancor oggi prevalentemente
la caratterizza, non altrettanto sono i suoi scritti sul santo pubblicati nei
periodici di cui fu collaboratore per oltre sessant’anni e i cui lettori
appartenevano in buona parte al laicato cattolico. Sono essi il «Museo delle
Missioni Cattoliche», «L’Unità Cattolica» (1869-1892), «L’Italia Reale» (1893-1894),
«La Voce dell’Operaio» (1895-1925).
È questa la ragione che ci ha indotti a reperire e
catalogare almeno i suoi articoli comparsi su «La Voce dell’Operaio» a partire
dal 1895 sino al maggio 1925, a pochi giorni dalla sua morte. Dalla lettura integrale
di essi si attinge la persuasione che a don Reffo nulla riuscisse più
congeniale e gradito che il proporre agli operai cattolici e alle loro
famiglie la figura di san Giuseppe come esecutore fedele della volontà del
Padre, come esemplare luminoso di virtù morali e religiose, come modello
insuperabile di capo e guida di una famiglia (e quale famiglia!), come
artigiano alacre, attivo e responsabile che si santificava attraverso il
lavoro e santificava il lavoro.
Per mezzo di questi articoli «giuseppini», come per
centinaia di altri sulle tematiche più attuali e impellenti, innestate nel
vivo della problematica del suo tempo (famiglia, scuola, educazione,
istruzione, libertà, divertimenti, lavoro, stampa, socialismo, liberalismo,
massoneria, femminismo, guerra, ecc.), don Reffo mirava, come a supremo
obiettivo, alla formazione delle coscienze dei ceti operai e popolari, basata
sul rispetto del significato essenziale della vita e dei suoi doveri, sul
primato dello spirituale, sull’esigenza di riferire tutte le aspirazioni e le
esperienze umane a un valore assoluto e veramente universale, senza del quale
sarebbe stato vano sperare di costruire un mondo migliore e realmente libero.
Di ognuno dei quarantasei articoli di don Reffo
inclusi nell’elenco che abbiamo approntato, forniamo i seguenti elementi:
titolo, in carattere corsivo; incipit, tra
virgolette; anno, numero e data del giornale, con indicazione della pagina
(normalmente la prima) e della colonna (del pari usualmente la prima). Se
l’articolo è accompagnato da illustrazione, ne diamo una sommaria descrizione.
Infine, a mo’ di saggio, riproduciamo, tra virgolette, uno o più brani tra
quelli che ci sono parsi più significativi. Non nascondiamo la difficoltà che
abbiamo incontrato nel procedere alla scelta, perché, di volta in volta, ci
sentivamo perplessi se dare la precedenza a temi di teologia giuseppina ovvero
ad altri più apertamente inseriti nelle urgenze del momento storico. Comunque,
dall’insieme dei passi raccolti si può agevolmente inferire quanto fosse viva e
radicata in don Reffo la devozione a san Giuseppe e come si studiasse di
inocularla ai suoi lettori, perché assumessero il santo come modello di vita e
come protettore da invocare, essendo egli il patrono universale della Chiesa.
Ed è questa, del patrocinio universale di san Giuseppe, una realtà fortemente
sentita da don Reffo e sulla quale ritorna con più insistenza ed evidente
predilezione, prendendo anche spunto da tale fatto per inculcare agli operai
l’amore ardente e fattivo alla Chiesa, in modo da cooperare con il santo nel
combatterne i nemici e nell’incrementarne i trionfi.
Chiudiamo la presente nota esprimendo l’auspicio che
gli articoli giuseppini di don Reffo, di cui qui presentiamo l’elenco e una
cernita antologica di brani, possano venire raccolti integralmente in una
pubblicazione autonoma, corredata delle indispensabili dilucidazioni storiche.
1. Per la prossima festa di S. Giuseppe: «Il
19 marzo è la festa solenne...».
«La
Voce dell’Operaio» («VO»), anno (a.) 20. numero (n.) 9, Torino 3 marzo 1895,
pagina (p.) 1, colonna (c.) 3.
«Come si sa, da qualche anno essa è divenuta, anzi è
tornata festa di precetto, e questo
per sapiente disposizione del nostro Santo Padre Leone XIII, poiché solo
all’autorità ecclesiastica spetta stabilire o sopprimere le feste religiose di
divozione e di precetto.
«Una volta la festa di S. Giuseppe era già di
precetto, ma il Governo piemontese ricorse al Papa Pio IX, perché la
sopprimesse insieme ad altre sette feste, sperando che otto giorni di più di
lavoro nell’anno avrebbero fatto fiorire le industrie e strappato i poveri
dalla miseria».
«Gli operai cattolici non se ne possono promettere
che del bene, perché hanno tutto a guadagnare, anche dai tetti in giù, col
festeggiare, come è d’uopo ed è comandato, il loro celeste Patrono».
2. San Giuseppe e gli
operai: «Si
avvicina la festa...».
«VO»,
a. 20, n. 10, 10 marzo 1895, p. I, c. 2.
«San Giuseppe, il Patrono celeste degli operai, lo è
specialmente per quelli che lo onorano, lo pregano ed imitano le sue virtù. Il
patrocinio di questo caro Santo c’impetra da Dio le benedizioni sul lavoro, la
pace e la concordia nelle famiglie, la forza nelle tribolazioni».
3. Evviva S. Giuseppe! Martedì tutti festa: «Martedì,
19 corrente, sacro...».
«VO»,
a. 20, n. 11, 17 marzo 1895, p. 1, c. l.
«Guardate
quanta irrequietezza, quanto malcontento, quanta agitazione e turbamento c’è
nella classe operaia! e perché? Perché gli operai hanno perduto di vista il
loro perfetto modello, il grande, quanto umile, Operaio di Nazaret!».
«Operai, onoriamolo di cuore questo prezioso modello
nostro, ma suprattutto imitiamone le celesti virtù, e vedrete quanto leggera e
soave vi sarà la vita, e quanto beata e tranquilla sarà la vostra morte!».
4. Il Giubileo
patronale di S. Giuseppe: «L’otto del corrente mese...».
«VO», a. 20, n. 50, 15 dicembre 1895, p. 2, c. 4.
«L’otto del corrente mese seguì il 25º
anniversario dacché il Sommo Pontefice Pio IX, di santa memoria, dichiarava il
nostro carissimo S. Giuseppe Patrono universale della Chiesa.
«E consideriamo un po’ quanto ha valso alla Chiesa
la protezione di S. Giuseppe! Quanti trionfi, quanto terreno guadagnato dalla
Chiesa nel mondo! quante conversioni! quanta influenza ha acquistato la Chiesa
in questi ultimi anni! quale miracolo nella conservazione della vita preziosa
del nostro Santo Padre Leone XIII!».
5. Ubbidire al Governo o al Papa ? (A proposito
della festa di S. Giuseppe): «Giovedì è la festa dolcissima...».
«VO»,
a. 21, n. 11, 15 marzo 1896, p. 1, c. 1.
«Dunque
giovedì santifichiamo la festa del nostro caro S. Giuseppe, e santifichiamola
coll’astenerci dal lavoro, coll’accostarci ai Sacramenti e coll’assistere alle
altre funzioni religiose, precisamente come in qualunque altro dì festivo. E
così facendo faremo atto di obbedienza al Papa e nessuna ostilità contro il
Governo».
6. La grande festa del lavoro: «Oh, e
perché non avremo...».
«VO»,
a. 22, n. 11, 14 marzo 1897, p. 1, c. l.
«
Terzo: e finalmente, raccomandiamo tale festa e la vogliamo celebrata davvero
in modo straordinario e solenne, perché sta bene che una volta all’anno, in
tempi di tanta solidarietà, gli operai si sentano davvero fratelli, e, uniti ai
piedi di San Giuseppe, formino quella compatta falange che, guidata dalla
divina Provvidenza, deve resistere da un lato alle lusinghe del falso
socialismo, e combattere dall’altro la tirannia dell’egoistico capitalismo, e
stabilire così il vero progresso e il trionfo dei lavoratori cristiani».
7. Evviva San Giuseppe!:
«Proprio dieci giorni sono...».
«VO»,
a. 23, n. Il, 13 marzo l898, p. I, colonne (cc.) 1-2.
«San Giuseppe fu il santificatore per eccellenza del
lavoro, fu l’operaio cattolico modello, il padre di famiglia perfetto, fu la
vera incarnazione dell’umile, laborioso, santo, e virtuosissimo capo della
grande famiglia artigiana. Celebrando quindi sabato solennemente la sua festa,
noi onoriamo il nostro massimo protettore, il vero ideale della famiglia
cristiana, non vincolato al carro del tiranno socialismo».
8. La festa del lavoro: «Anche quest’anno,
e specialmente oggi...».
«VO»,
a. 23, n. 18, 1 maggio 1898, p. 1, c. l.
«Dunque, se si vuol fare la festa cattolica del
lavoro, S. Giuseppe è lì che ci aspetta a celebrarla nel suo giorno e sotto il
suo patrocinio. Così per un nuovo e più forte vincolo, l’operaio sarà stretto
alla più santa delle famiglie e il lavoro animato dalla fede nettamente si
distinguerà dal lavoro materiale che solo agogna ai beni della terra».
9. S. Giuseppe: «Oggi è la festa di S.
Giuseppe...».
«VO», a. 24, n. 12, 19 marzo 1899, p. 1, cc. 2-3.
Sopra il titolo, c. 2, riproduzione del dipinto di Enrico Reffo San Giuseppe in trono.
«Lavoro e preghiera: ecco in due parole tutta la
vita di San Giuseppe. Non preghiera sola, non solo lavoro; ma l’una sposata
all’altro in nodo indissolubile, come l’anima col corpo; perché il lavoro
provvede al bisogno del corpo, e la preghiera a quello dell’anima. Il corpo
senz’anima è cadavere fetente; così è il lavoro senza preghiera. Il socialismo
è pestilenza, perché ha abolito la preghiera e la deride, e così il lavoro del
socialista abbrutisce e disonora, mentre il lavoro di S. Giuseppe nobilita e
conforta. In ogni opificio si dovrebbe collocare in onore l’immagine di S.
Giuseppe, e quell’immagine direbbe agli operai: Così si lavora! ».
10.
La santa Officina di Nazareth: «Domani
è la festa di S. Giuseppe...».
«VO»,
a. 25, n. Il, 18 marzo 1900, p. 1, cc. 2-3. Tra il titolo e il testo, su due
colonne, riproduzione di un dipinto raffigurante la sacra famiglia intenta al lavoro.
«Operai cattolici, se volete salvarvi dalle mene dei
socialisti, prendete San Giuseppe a vostro modello, e per farlo più
efficacemente, fregiate le vostre officine e botteghe col quadro della santa officina di Nazareth. Con esso
voi avrete sotto gli occhi continuamente gli esempi sublimi di San Giuseppe,
mentre dinnanzi alle caste sembianze di Gesù e di Maria taceranno la bestemmia
e il turpiloquio, che sono i due più grandi fattori dell’immoralità e del
socialismo».
11. La causa
della Chiesa è affidata a S. Giuseppe!: «Dio elesse
S. Giuseppe...».
«VO», a. 26, n. Il, 17 marzo 1901, p. 1, cc. 1-2. Al
centro della pagina, sotto la testata, riproduzione di un disegno al tratto
rappresentante una fuga in Egitto con didascalia: «S. Giuseppe salva la prima
Congregazione religiosa dalla persecuzione di Erode».
12.
Il Patrono degli operai: «L’anno
scorso, in occasione della festa di S. Giuseppe...».
«VO»,
a. 27, n. 11, 16 marzo 1902, p. 1, c. l.
«Operai, non diamo ascolto a chi ci vuole strappare
dall’anima il nostro tesoro più prezioso, a chi calpesta quanto ci dev’essere
più caro della vita stessa.
«Guardiamo a S. Giuseppe, cerchiamo di ricopiare in
noi le sue virtù; domandiamo a Lui aiuto e forza nelle nostre necessità, e
ripariamo colla nostra raddoppiata devozione gli atroci insulti che gli han
fatto anime degenerate ed abbiette».
13.
Il Patrocinio di S. Giuseppe: «La
festa del Patrocinio...».
«VO», a. 27, n. 16,
20 aprile l902, p. 1, c. I. Articolo riportato in E. REF-FO, Luce e Tenebre. Verità ed Errori, I,
Torino 1917, pp. 21-22.
«In ogni bisogno, adunque, in ogni contingenza della
vita, nelle angustie, nei pericoli, nelle persecuzioni, ricorriamo a S.
Giuseppe, che di tutti è patrono, e patrono amorevole, benefico e potente. Ora
principalmente, in questa suprema disfida dell’inferno contro la Chiesa e
contro la società, imploriamo soccorso da S. Giuseppe, e l’umile fabbro di
Nazaret si mostrerà più forte degli eserciti infernali, e farà vedere che non
per nulla Egli è il Patrono della Chiesa Universale».
14.
S. Giuseppe e gli operai: «Vi sono
degli operai...».
«VO»,
a. 28, n. 11, 15 marzo 1903, p. 1, c. 1. Articolo raccolto in E. REF-FO, Luce e Tenebre... cit., pp. 22-24.
«La Religione, sempre serena e calma, che rifugge
per natura sua dalla violenza, dopo aver promosso, per quanto è da sé, il
benessere, anche materiale, del povero, gli porge ancora un conforto ed una
speranza quando ogni mezzo umano sia fallito. Conforto e speranza non solo
nelle promesse della vita futura, ma eziandio nell’esempio dei San-ti e
nell’aiuto che da essi ci possiamo promettere.
«E fra i Santi, quello in cui abbiamo più diritto di
confidare noi, è senza fallo San Giuseppe; lo diceva fin dal 1889 il nostro
Santo Padre Leone XIII».
15.
Il Papa di S. Giuseppe: «E cosa degna
di osservazione...».
«VO», a. 28, n. 32, 7 agosto 1903, p. 1, c. 4.
«Pio X, che chiamasi Giuseppe Sarto, sarebbe adunque
il primo fra tutti i Papi, che si onora di un sì bel nome, del nome di colui
che Pio IX proclamò Patrono della Chiesa Universale. Come Leone XIII, che
chiamavasi Gioachino, promosse il culto di questo santo, che fu padre di
Maria SS., così tutto è a sperarsi che Pio X promuoverà con tutto lo zelo il
culto di S. Giuseppe, che dell’Immacolata Vergine fu lo sposo immacolato; e S.
Giuseppe darà, speriamo, colla sua potente intercessione, giorni migliori alla
Chiesa e quella pace ristauratrice ch’è nel desiderio di tutti».
16.
La festa di S. Giuseppe: «Sabato
venturo 19 Marzo...».
«VO»,
a. 29, n. 11, 13 marzo 1904, p. 1, c. 2.
17. Omaggio
filiale al Papa di S. Giuseppe: «Quest’oggi, festa di S. Giuseppe...».
«VO», a. 29, n. 12, 20 marzo 1904, p. 1, c. 1. Al
centro della pagina, tra la testata e le sottostanti cc. 2-3, riproduzione di
un disegno raffigurante il Papa inginocchiato in preghiera davanti a una statua
di san Giuseppe con didascalia: «S. Giuseppe Patrono della Chiesa, pregate per
noi».
«Come Leone XIII, che chiamavasi Gioacchino,
promosse il culto di questo Santo, che fu padre di Maria SS., e concorse
generosamente alla erezione di un gran tempio in suo onore ai Prati di Castello
di Ro-ma, così Pio X già ha provveduto con pari generosità alla erezione di una
chiesa ad onore di S. Giuseppe, che sorgerà nei quartieri fuori di Porta Pia».
18.
L’officina di Nazaret: «Il problema
che oggidì il mondo...».
«VO»,
a. 29, n. 12, 20 marzo 1904, p. 1, cc. 1-2. Articolo ristampato in E. REFFO, Luce e Tenebre... cit., pp. 24-25.
«Alzate gli occhi all’officina di Nazaret, e vedete
colà il Figliuol di Dio e S. Giuseppe suo Custode; essi lavorano, e non
scioperano; patiscono, e non si perdono in lamenti inutili; quivi il capo è
tutto amore pel suo garzoncello, e l’amabile fanciullo è tutto premura ed
obbedienza pel maestro, quivi la
preghiera sposata al lavoro, quivi la rassegnazione alle saggie disposizioni
della Provvidenza; quivi la carità per i più poveri e derelitti, quivi
quell’allegria serena che anche fra i triboli e le spine è il principio
dell’eterno godere».
19.
Il nostro Patrono: «Mentre tuttodì ci
rintrona...».
«VO»,
a. 29, n. 17, 24 aprile 1904, p. 1, c. l.
«S. Giuseppe, un giorno operaio al par di noi,
rifulge ora di gloria in Cielo: una simil gloria attende noi; se Lui avremo
imitato in vita, se come Lui avremo del nostro lavoro fatto un mezzo di
perfezione e di salute».
20.
La festa di San Giuseppe: «Oggi è la
grande solennità...».
«VO», a. 30, n. 12, 19 marzo 1905, p. 1, cc. 1-2. Al
centro della pagina, tra la testata e le sottostanti cc. 2-3, riproduzione del
dipinto di Enrico Reffo San Giuseppe in
trono. L’articolo è riportato in E. REFFO, Luce e Tenebre... cit., pp. 16-19.
«Per intendere qualcosa di S. Giuseppe bisogna avere
la mente illuminata dalla fede, bisogna credere quanto Dio ha rivelato alla
Chiesa, e quanto la Chiesa insegna a noi».
«Ora che la pietà dei fedeli, non meno che gli studi
dei dotti, si sono fissati più intimamente nello sposo di Maria Vergine, via
via si rivelano i prodigi delle sue virtù e la sublimità del suo potere, e
quindi senza difficoltà alcuna si ritiene che fra tutti i Santi egli sia il
maggiore e che in cielo, dopo Gesù e Maria, abbia il trono più eminente».
21. Per
l’onomastico di S. S. Pio X: «Pochi giorni ci separano dalla fe-sta di S.
Giuseppe...».
«VO»,
a. 31, n. 10, 11 marzo 1906, p. 1, cc. 1-2.
«Nella
lunga serie dei 257 successori di S. Pietro, il nostro Santo Padre trovasi
essere il primo che abbia portato il nome di Giuseppe; e questa singolarità
avviene dopo che il Sommo Pontefice Pio IX ebbe proclamato il Custode di Gesù,
Patrono della Chiesa universale».
22. L’onomastico del Papa.
Viva il Santo Padre Pio XI!: «In tutto il mondo cattolico...».
«VO»,
a. 31, n. 11, 18 marzo 1906, p. 1, c. l. Al centro della pagina, tra la testata
e le sottostanti cc. 2-3, grande fotografia di papa Pio X.
«In tutto il mondo cattolico, si celebra domani la
festa di S. Giuseppe, del quale pel primo porta il nome della serie di 257
Papi, il nostro Santo Padre Pio X. Perciò festeggiando appiè dei sacri altari,
e nelle nostre famiglie, il giorno del grande Patriarca, ci sentiremo più
uniti a chi dalla Provvidenza fu dato maestro e padre ai grandi ed ai piccoli,
ai regnanti ed ai popoli».
23.
San Giuseppe!: «Quando ai primi
tepori di marzo...».
«VO», a. 32, n. 11, 17 marzo 1907, p. 1, c. 1. A
centro pagina in alto, tra la testata e le sottostanti cc. 2-3, incisione
raffigurante: «La città di Nazareth in Palestina soggiorno della Sacra
Famiglia» (didascalia).
«Il Pontefice dell’Immacolata proclamò San Giuseppe
patrono della Chiesa universale; il Pontefice della sapientissima Rerum Novarum ripristinò a festa di
precetto il 19 marzo; la Divina Provvidenza mostrò gradire l’opera dei due
grandi Pontefici collocando sulla cattedra infallibile Pio X, che adorno delle
loro virtù portava dal santo battesimo il nome del gran Patriarca, primo di
tal nome nella lunga serie dei Successori di San Pietro».
«Festeggiamo San Giuseppe; ricordiamoci di pregarlo
anche pei nostri fratelli, per tanti fratelli erranti ciecamente dietro il
socialismo; preghiamo San Giuseppe che li converta e riconduca alla retta via;
preghiamo per il trionfo della Chiesa contro tutti i suoi nemici; preghiamo
che il Signore dia gloria e vittoria al suo Vicario in terra, il S. Padre Pio X».
24.
La festa di S. Giuseppe: «L’umile
fabbro di Nazareth...».
«VO»,
a. 33, n. Il, 15 marzo 1908, p. 1, c. 1.
«Certamente non ci è vietato di chiedere anche
grazie temporali; non ci è vietato di migliorare la nostra condizione
economica, anzi ci è fatto obbligo di trafficare il talento largitoci dalla
Divina Provvidenza; che tutto dobbiamo subordinare alla volontà del Signore. Fiat voluntas tua! Questo
dobbiamo dire col labbro e col cuore, per rassomigliare almeno un poco a San
Giuseppe e meritarci la sua protezione».
25.
La Sacra Famiglia: «Al di sopra del
turbinìo delle politiche ambizioni...».
«VO»,
a. 34, n. 11, 14 marzo 1909, p. 1, cc. 2-3. Il testo è corredato di una incisione
rappresentante la sacra famiglia al lavoro: Giuseppe e Gesù con la sega, Maria
con la conocchia.
«L’Italia nostra ha più che mai bisogno di invocare
la protezione del Giusto che fu prescelto da Dio a tutore di Gesù Bambino
cercato a morte dal perfido Erode, primo, primissimo di tutti gli
anticlericali.
«Oggi un altro perfido nemico fa guerra a Gesù
tentando di scacciarlo dalla scuola, dalla famiglia, dalla società: è il mostro
massonico-socialista. Che cosa diventerebbe la patria nostra se il mostro
riuscisse ad impadronirsi dei municipi, delle provincie, del governo? La miseranda
sorte della Francia ci serva di esempio».
26. San
Giuseppe ed il Papa: «Le glorie di tutti i grandi del mondo...».
«VO», a. 35, n. 12, 20 marzo 1910, p. 1, cc. 2-3. Al
centro della pagina, tra la testata e il titolo su due colonne, riproduzione di
un dipinto ovale di Enrico Reffo effigiante le figure ritte di Giuseppe e Gesù
fanciullo, i cui piedi poggiano sul globo terrestre sorretto da angeli.
«Ogni Pontefice è immagine di S. Giuseppe, perché
ogni Pontefice è custode della Chiesa e difensore di Gesù dagli innumerevoli
nemici, diffusori di empie dottrine, laicizzatori di scuole, e persecutori di
vescovi e di ordini religiosi: ma il nostro Santo Padre Pio X, appare in
mirabile modo novello Giuseppe, salvatore della Chiesa, più che mai
perseguitata in Francia ed insidiata in Italia».
27. Andiamo a San Giuseppe!:
«Giuseppe,
figliuolo di Giacobbe...».
«VO», a. 36, n. 12, 19 marzo 1911, p. 1, c. 1. A
centro pagina in alto, tra la testata e le sottostanti cc. 2-3, incisione
raffigurante il Faraone che presenta Giuseppe al popolo egizio mentre ordina: Ite ad Joseph! (didascalia). L’articolo
è riprodotto in E. REFFO, Luce e
Tenebre... cit., pp. 19-21.
«Dio aveva costituito il glorioso Patriarca, qual
suo fedele servo, sopra la sacra Famiglia di Nazareth, e il suo dominio si
stende ora sulla Chiesa universale, che nella sacra Famiglia era compendiata, e
come egli ne fu il salvatore nelle dolorose persecuzioni a cui fu soggetta per
la tirannia di Erode, così il suo patrocinio salva la Chiesa e colla Chiesa
l’intiera società, e la salva nelle persecuzioni presenti ed in mezzo alle
tempeste che sconvolgono tutto il mondo. Egli, l’umile fabbro di Nazareth, ne
ha il potere da Dio, il quale ha ordinato che tutti pieghino le ginocchia
dinanzi a lui».
28.
Ite ad Joseph!: «Queste parole che il
re d’Egitto...».
«VO», a. 37, n. 11, 17 marzo 1912, p. 1, c. 1. Tra
la testata e le sottostanti cc. 2-3, riproduzione di un disegno rappresentante
Maria presso la culla del bambino Gesù con accanto Giuseppe paternamente
vigile.
«Ite ad
Joseph! Andate;
anzi, andiamo a Giuseppe noi per primi, operai cattolici; noi lavoratori delle
officine e dei campi, imperocché egli, quantunque della nobilissima stirpe del
re Davide, e custode del Figliuolo di Dio, si guadagnava il pane col lavoro
delle sue mani».
«Ite ad
Ioseph. Andate
a Giuseppe voi pure, capi-fabbrica, industriali, proprietari, quanti siete che
al vostro servizio avete grande o piccolo numero di subalterni. Andate a
Giuseppe, e da lui apprendete ad esercitare una paternità spirituale verso i
vostri operai e servitori: voi dovete sempre ricordarvi che ogni autorità viene
da Dio, e che perciò dovete esercitarla in ordine a Dio, cioè secondo gli
insegnamenti del Vangelo e della Chiesa».
29.
Il Patrono Universale: «Ogni Diocesi,
ogni parrocchia...».
«VO»,
a. 37, n. 17, 28 aprile 1912, p. 1, c. l.
«La Chiesa non promosse il culto di San Giuseppe;
lasciò che questo culto da privato, cioè dalle catacombe, dai tuguri, dai
palazzi, poco a poco si dilatasse e diventasse pubblico; e non stabilì le feste
in onore di lui se non quando il culto era universale. Fu il trionfo
dell’umiltà».
«Tutti hanno da imparare dalle virtù di san
Giuseppe, e tutti hanno da invocare il suo patrocinio, e noi operai in
particolare».
«Prendendoci san Giuseppe per maestro e per patrono
saremo sicuri di far bene tutta la nostra strada su questa terra sino
all’ultimo giorno; e allora chi l’avrà quotidianamente invocato con qualcuna
delle semplici e belle giaculatorie che la Chiesa c’insegna, avrà il conforto
del [suo] patrocinio in punto di morte, donde si passa alla luce di una vita
senza fine beata».
30.
Il più grande degli uomini: «Il mondo
ha chiamato grandi...».
«VO»,
a. 38, n. 11, 16 marzo 1913, p. 1, c. 1.
«Chi sia questo santo che eccelle sopra tutti i
santi, niuno di noi l’ignora: è lo Sposo immacolato della Vergine Immacolata;
il Custode e tutore del divino Infante, salvator del mondo: è San Giuseppe, che
l’0racolo del Vaticano ha proclamato Patrono della Chiesa Universale».
«E appiè dei sacri altari ricordiamoci, operai
cattolici, ricordiamoci del Vicario di Gesù Cristo, il Sommo Pontefice Pio X,
che di S. Giuseppe porta il nome, e di S. Giuseppe fa le veci in terra come
Padre e Maestro della Chiesa universale».
31. San
Giuseppe Protector Sanctae Ecclesiae: «È il titolo glorioso con cui
oggi...».
«VO»,
a. 38, n. 15, 13 aprile 1913, p. 1, c. 1.
«Il Santo Padre Pio X nel sollevare a più solenne
rito questa festa, ha inteso di ravvivare verso il Santo, che il suo glorioso
antecessore Pio IX aveva proclamato Patrono
della Chiesa Universale, la nostra filiale confidenza. Animati pertanto da
questa confidenza, ricorriamo oggi a San Giuseppe, che è così potente in Cielo
e così inclinato a ricolmarci dei suoi favori, e domandiamogli anzitutto la
guarigione del Santo Padre, la cui vita e salute è indispensabile al bene
della Chiesa».
32. Ricorriamo
al Patrono della Chiesa universale: «La celebrazione della festa di S.
Giuseppe...».
«VO», a. 40, n. 12, 21 marzo 1915, p. 1, c. 1. Tra
il titolo e l’inizio dell’articolo, riproduzione di un dipinto ovale di san
Giuseppe ritto e con Gesù bambino in braccio.
«Non mai abbastanza sarà da noi onorato, né mai
abbastanza invocato il Santo, che l’infallibile magistero della Cattedra di S.
Pietro ha proclamato Patrono della Chiesa universale, e quindi anche patrono
di tutte le cristiane famiglie, come di tutti i popoli e di tutte le cattoliche
istituzioni.
«S. Giuseppe, il più umile di tutti i Santi ed
insieme il più glorioso di tutti, fu sempre considerato quale il più potente
intercessore – dopo la Vergine Madre del Figliuol di Dio – in tutte le
circostanze, in tutti i bisogni e pericoli della vita, tanto degli individui
quanto dei popoli e delle nazioni».
33. Ite ad Joseph: « – Andate da Giuseppe. – Questo ordine...».
«VO»,
a. 41, n. 12, 19 marzo 1916, p. I, c. l.
«La santità di Giuseppe di Nazaret vien subito dopo
la santità della Gran Madre di Dio; e così anche la sua purezza e la sua
umiltà; così anche la sua gloria».
«Si invochi pure e si preghi qualsiasi dei Santi del
Cielo, ma non si dimentichi mai San Giuseppe, e il suo nome sia sempre
congiunto a quelli di Gesù e Maria».
«Studiandoci di imitare S. Giuseppe meriteremo il
suo patrocinio sopra di noi e sopra la società, sopra la patria nostra, e
affretteremo il giorno del ravvedimento dei governanti e dei popoli, tanto
invocato dal Sommo Pontefice nella semplice e sublime preghiera da lui composta
per impetrare la pace basata sulla giustizia».
34.
Il Patrocinio di San Giuseppe: «“Umile ed alta più che creatura”.chiama
Dante...».
«VO»,
a. 41, n. 20, 14 maggio 1916, p. 1, c. 1. Tra la testata e le sottostanti cc.
2-3, riproduzione di un disegno rappresentante il papa, i vescovi, i religiosi e
i fedeli prostrati in preghiera davanti a san Giuseppe circonfuso di gloria.
«Il
sommo pontefice Pio IX, di santa memoria, proclamò S. Giuseppe patrono della
Chiesa universale: quanto bene avrebbero fatto i principi, i re e
gl’imperatori, a mettere i loro Stati sotto la protezione di S. Giuseppe!
«Ma
la politica, essendo fatta tutta di
ambiziosi raggiri, non vuol saperne del patrocinio di S. Giuseppe. Invochiamolo
noi questo patrocinio, operai cattolici; invochiamolo sulle nostre famiglie,
sui nostri figli, per le schiere combattenti, invochiamolo sulla nostra terra
natìa e sulla patria nostra, nell’ora presente e nell’ora avvenire».
35.
Ricorriamo a San Giuseppe: «Con quale
mezzo ottenere che vengano a pensieri di pace...».
«VO»,
a. 42, n. 11, 18 marzo 1917, p. 1, c. 1. La prima parte dell’articolo, una
trentina di righe, è mancante per intervento della censura statale sulla stampa.
«Nessuna umiltà, nessuna santità è comparabile a
quella del fabbro di Nazareth; quindi anche nessuna intercessione – dopo
quella di Maria – può paragonarsi in efficacia a quella di Giuseppe.
«Chi è stato il salvatore della vita del Salvatore
del mondo, non potrà egli ottenere la salvezza della società odierna, afflitta
dagli orrori della guerra? Ricorriamo a S. Giuseppe con umiltà di cuore, con
viva fede e con spirito di cristiana carità».
36.
Il Santo Patrono di tutti: «Il grande
Pontefice Pio IX...».
«VO»,
a. 43, n. 11, 17 marzo 1918, p. 1, c. l.
«S. Giuseppe campò la vita col lavoro quotidiano e
visse sempre contento e sicuro avendo Gesù al suo fianco. E noi procuriamo di
portare Gesù nel cuor nostro, accostiamoci alla Sacra Mensa, a Gesù
Eucaristia, colla maggiore frequenza possibile. Il mondo fa guerra a Gesù: noi
dobbiamo mostrarci suoi fedeli seguaci e pacifici ma coraggiosi soldati».
37. Alla
Scuola di S. Giuseppe: «Non mai, come in questi tempi...».
«VO», a. 44, n. 11, 16 marzo 1919, p. 1, c. l.
«Senza andare alla scuola del Fabbro di Nazareth non
sarà mai possibile sciogliere l’intricatissima questione sociale. Ci vadano
industriali e padroni; ci vadano lavoratori dei campi e delle officine, e
tutti si riconoscano fratelli, tutti figliuoli di Dio creatore e signore del
cielo e della terra. Allora cesserà la lotta di classe, ossia la guerra tra
industriali e operai; cesserà l’oppressione da una parte e l’invidia dall’altra
e subentrerà l’accordo conciliativo mediante patti inspirati al rispetto dei
mutui doveri e diritti; allora sorgeranno di comune accordo istituzioni di previdenza
e di beneficenza, di compartecipazione di utili, e di assicurazioni contro gli
infortuni; istituzioni che benedette dal Signore, perché secondo il suo
Vangelo, saranno di pace sociale».
38.
Operai, ricorriamo a S. Giuseppe: «L’8
dicembre 1870 trovandosi
la
Chiesa...».
«VO»,
a. 45, n. 32, 8 agosto 1920, p. 1, cc. 3-4.
«L’8
dicembre 1870 trovandosi la Chiesa in gravi pericoli per la perdita subita
della libertà ed indipendenza del Papa, necessaria alla sua Missione mondiale,
il Papa Pio IX fece un solenne appello a tutti i cattolici perché con più
fiducia d’allora in poi ricorressero a S. Giuseppe, giustamente riconosciuto
come il Protettore della Chiesa Universale.
«Ricorre
in quest’anno il cinquantenario di quell’atto pio e sapiente del grande
Pontefice e perciò il Papa felicemente regnante, Benedetto XV, con suo Motu proprio di questi ultimi giorni ha
rivolto un caloroso invito a tutti i fedeli perché tale felice ricorrenza sia
celebrata in tutto il mondo».
39. I dodici
trionfi di San Giuseppe nel Patrocinio della Chiesa: «Dal giorno che
l’immortale pontefice Pio IX...».
«VO»,
a. 46, n. 16, 17 aprile 1921, p. 1, cc. 1-2.
«Dal giorno che l’immortale pontefice Pio IX con un
atto solenne ed indimenticabile, proclamò dinanzi a tutto l’orbe cattolico, che
S. Giuseppe è nel cielo il grande Patrono della Chiesa universale,
cominciarono ad apparire più manifesti e più grandiosi i benefici effetti di
questo Patrocinio. Molti furono i trionfi riportati dal santo Patriarca sui
nemici di Gesù Cristo, e se a tali trionfi ha cooperato l’accresciuta
confidenza dei popoli cristiani nelle loro preghiere e suppliche, tutta la
gloria si deve al potentissimo Santo, che invocato corrispose benevolo e
pronto, ottenendo da Dio che quelle suppliche e preghiere conseguissero
l’esito desiderato. Noi accenniamo brevemente ad alcuni tra i fatti principali,
che in questi cinquant’anni riuscirono di tanto conforto a tutti i buoni e
fecero toccare con mano l’efficacia del Patrocinio di S. Giuseppe».
«È questo appena un piccolo saggio dei trionfi
riportati dalla Chiesa per opera del suo grande Patrono; ma tanto basta per
ravvivare la nostra riconoscenza verso di Lui ed aumentare a suo riguardo la
nostra confidenza».
40. Il
Glorioso Santo dei candidissimi gigli: «Oggi la Santa Chiesa celebra...».
«VO», a. 47, n. 12, 19 marzo 1922, p. 1, cc. 1-2.
Tra il titolo e le sottostanti due colonne, incisione ricavata da un dipinto
di Luigi Guglielmino (1885-1962) raffigurante la sacra famiglia a Nazareth:
Giuseppe eretto che guarda compiaciuto verso Maria seduta e Gesù in piedi,
entrambi reggenti tra le mani un giglio. L’articolo è ristampato in «Vita
Giuseppina», marzo 1975, pp. 78-79, con il titolo San Giuseppe modello di purezza.
«Operai cattolici, accogliamo con rispetto il monito
salutare; il mondo ci presenta i suoi fiori avvizziti, guasti e puzzolenti, e
di questa pestilenza vorrebbe tessere le nostre corone; ma noi rigettiamoli con
disprezzo e siano i nostri fiori quelli stessi di S. Giuseppe, maestro di
purità, i gigli dal candore immacolato e dal profumo soavissimo di Paradiso!
».
41. Il gran
Patriarca S. Giuseppe patrono delle famiglie: «Oggi, festa del
Patrocinio... ».
«VO», a. 47, n. 19, 7 maggio 1922, p. 1, cc. 1-2.
Tra la testata e le sotto-stanti due colonne, incisione che riproduce la parte
centrale del dipinto di En-rico Reffo San
Giuseppe Patrono della Chiesa Universale (didascalia) esistente nella
chiesa parrocchiale di Moriondo Torinese (1878).
«Operai cattolici, fatene il vostro protettore pel
bene spirituale ed anche materiale dei vostri figliuoli: mettete in onore nella
vostra abitazione, sia essa agiata o dimessa, poco monta, l’immagine del santo
Patriarca, e dinanzi a quella offrite i fiori più olezzanti e porgete le
preghiere più fervorose; e se la fortuna compensa le vostre fatiche
riconoscetelo dalle mani pietose del vostro celeste benefattore, e se la
tribolazione viene a battere alla porta di casa vostra, non perdetevi di
coraggio, confidate in S. Giuseppe, pregatelo di cuore e non tarderà a spuntare
il giorno dell’implorato conforto. Che se poi qualche uomo di poca fede vi
domandasse: – Che fa quel quadro appeso alla parete? – Rispondete senza
indugio: – Quello è il nostro sostegno, la sorgente di ogni benedizione; S.
Giuseppe è il padrone di casa, la felicità e la gloria della nostra famiglia:
a Lui i nostri ossequi, a Lui la nostra gratitudine eterna!».
42.
Ite ad Joseph: «Giuseppe, figliuolo
del Patriarca Giacobbe...».
«VO», a. 48, n. 11, 18 marzo 1923, p. 1, cc. 3-4.
Tra la testata e il sotto-stante titolo su due colonne, incisione
rappresentante il Faraone che, additando il figlio di Giacobbe al popolo,
ordina: «Andate a Giuseppe e fate tutto quello che egli vi dirà».
«Se tutti i cristiani ascoltassero l’invito della
Chiesa e andassero umili e divoti a S. Giuseppe per implorare i benefizi del
suo potere, la società cambierebbe aspetto, e colla concordia degli animi
regnerebbe pure il benessere e la prosperità materiale. Ma v’è una condizione
da osservare, quella che il re Faraone impose al popolo egiziano dicendo: – Fate quello che egli vi dirà. – E che
cosa dice a noi il Patrono della Chiesa, il glorioso S. Giuseppe? – Ecco il suo
monito, nel quale sta tut-to il dovere dei figli di Dio: – Siate cristiani non
di convenzione, ma di convinzione, non di parata, ma di
pratica, coraggiosi senza rispetti uma-ni, cristiani tutti d’un pezzo, devoti
al Papa, incrollabili nella fede e gli uni agli altri edificanti nell’esercizio
della virtù».
43.
Il Patrocinio di San Giuseppe sulla
Chiesa universale: «Ferveva la guerra tra la Francia contro il Piemonte
nell’anno 1696...».
«VO»,
a. 48, n. 16, 22 aprile 1923, p. 1, c. 1.
«Il ricorso fatto a S. Giuseppe ebbe così un esito
trionfante, che ri-scosse con ogni ragione la gratitudine di quanti vi erano
divoti cristiani, vale a dire la grandissima maggioranza dei piemontesi. La
duchessa Giovanna Battista, madre del duca Vittorio Amedeo II, che aveva avuto
parte efficace in questi atti di cristiana pietà, ottenne che la Chiesa
torinese celebrasse ogni anno la festa del Patrocinio di S. Giuseppe nella
terza domenica dopo Pasqua, e tale festa, che già si celebrava nell’Ordine
carmelitano, degno erede della divozione di S. Teresa verso il glorioso
Patriarca, venne allora introdotta in tutta la diocesi. Ma non fu la sola
Chiesa torinese che raccolse dai figli della serafina di Avila l’e-sempio di
tale festività, e la sua celebrazione era già propagata per mol-ta parte del
mondo cristiano, quando il santo Pontefice Pio IX, l’8 dicembre 1870 la estese
a tutta la Chiesa Cattolica, proclamando solennemente S. Giuseppe Patrono non
solo di una diocesi particolare o di questo o quello Stato, ma della Chiesa
Universale, confortando la fiducia di tutti i buoni cristiani a ricorrere a
lui nella tristizia dei tempi presenti».
44. La festa
del glorioso S. Giuseppe festa del lavoro: «La Chiesa Cattolica si
appresta a celebrare...».
«VO»,
a. 49, n. 11, 16 marzo 1924, p. 1, c. 1.
«La istituzione della festa del lavoro, quale fu voluta dai socialisti pel primo giorno
del mese di maggio, è di natura affatto profana, e il laicismo dei demagoghi
l’ha ispirata e decretata per allontanare sempre più il popolo dal sentimento
cristiano e persuaderlo che gli operai possono fare a meno della religione,
perché, dicono essi, il lavoro è tutto l’uomo, il lavoro anzi è il solo dio che
si deve onorare, un dio, il culto del quale consiste tutto in sbandieramenti
rossi, in chiassosi cortei, in baldorie pagane e potenti sbornie. Tali feste
non possono avere a patro-no che lo spirito del male, il nemico dell’uomo, che
vorrebbe rovesciare ogni ordine morale per sostituirvi l’ateismo e l’anarchia.
«La festa del
lavoro è invece, e per tale dovrebbe essere da tutti riconosciuta, la
festa di S. Giuseppe, ossia di Colui, che del lavoro diede il più nobile
esempio, esercitandolo Egli stesso con solerzia pari all’umiltà nella povera
bottega di Nazaret e con umiltà più grande ancora sottomettendosi al volere
divino, che lo diede per maestro al Creatore dell’universo».
45. Il
Glorioso S. Giuseppe e la Crociata Antiblasfema: «Il Cav. Amedeo Balzaro,
direttore della “Italia Antiblasfema”...».
«VO»,
a. 50, n. 12, 22 marzo 1925, p. 1, c. l.
«Fu infatti San Giuseppe che, dopo Maria, ebbe
dall’Angelo del Signore l’ordine esplicito di dare al Verbo Umanato il nome di
Gesù: “Et vocabis nomen eius Jesum”, il
che Egli fece nell’atto di circoncidere il bambino Gesù otto giorni dopo la sua
nascita. Mente umana non può comprendere con quanta riverenza il Santo
Patriarca pronunciasse quel nome e come questo suonasse dolce e soave sul suo
labbro poiché, se al dire dei Santi questo nome è nettare di Paradiso per chi
crede ed ama, no-me superiore ad ogni nome e dinnanzi a cui genuflettono cielo,
terra e gli stessi abissi, tanto più lo doveva essere al Padre putativo di
Gesù, che ne comprendeva tutto l’altissimo significato e il soprannaturale
potere».
46.
Il glorioso Patriarca S. Giuseppe nel
presente Anno Santo: «Oggi la S. Chiesa onora il glorioso Capo della Sacra
Famiglia...».
«VO»,
a. 50, n. 18, 3 maggio 1925, p. 1, c. 1.
«Quanto splendore involge in questi giorni la città
eterna, e quanta gloria circonda il papato! Il Vaticano colle sue numerose
beatificazioni e canonizzazioni ha, per così dire, aperte ai mortali in questi
giorni le porte del Cielo e palesato a questa misera terra di esilio la pace
ineffabile e la gloria del Paradiso. Ebbene, tanto tripudio noi lo dobbiamo,
dopo che alla Vergine Immacolata, debellatrice d’ogni eresia, al Patrocinio
del suo castissimo Sposo, che ha sparso in questi giorni per tutta la Chiesa i
fiori e le palme della gioia più pura e delle più ardite speranze. Sia dunque
onore al glorioso Patriarca, e noi suoi devoti amiamolo questo nostro caro e
simpatico Santo, e prostrati ai suoi piedi dimostriamogli tutta la nostra riconoscenza
e la fiducia che nutriamo di nuovi e sempre più segnalati favori».