da:
Incontro con San Leonardo Murialdo,
LEM, Roma, 1987, p.23
«S. Giuseppe: un personaggio semplice,
tranquillo, silenzioso, soprattutto oscuro: mai una parola nel Vangelo. Maria
gli presta la voce: “Tuo padre ed io ti cercavamo...”. Sparisce dalla terra
senza che si sappia come o quando. Brilla agli occhi di Dio, degli Angeli e
degli uomini in ragione della sua oscurità.
Per trent’anni tenne
nascosto il frumento degli eletti, Gesù: la sua casa, un misterioso
tabernacolo, le sue braccia, una pisside, il suo petto, una patena, su cui Gesù
dormiva, ma vegliava per noi.
Egli ci insegna come tener compagriia a Gesù: come
amarlo, accarezzarlo, pregarlo.
S. Giuseppe: “nostro”
patrono: nelle nostre opere la maggioranza è di operai.
S. Giuseppe fu l’artigiano più santo, dopo
l’artigiano Dio, Gesù Cristo; lavorò molto, lavorò, bene; indefesso, attivo,
secondo coscienza, leale, con purità di intenzione.
Sempre con Gesù, in unione interna con lui! Ebbe la
missione di dirigere iprimi passi di Gesù: protettore e maestro delle
vocazioni...
Gli fu concesso il
privilegio di spirare la benedetta anima sua nelle mani di Gesù e di Maria, e
perciò diventò protettore della buona morte...
Siamo poveri: S. Giuseppe
provò le angustie e le umiliazioni della povertà.
È provato che chi ricorre a
lui, stenterà, ma fa fronte agli impegni necessari».
(S.Leonardo Murialdo)
Appena il
Murialdo mette piede al Collegio Artigianelli, incomincia a propagandare la
devozione a S. Giuseppe.
Col passare degli anni e col
crescere delle difficoltà e dei problemi cresce anche il suo amore per il
“Santo Artigiano di Nazaret” al quale ricorre spesso ed invita altri a farlo
con la recita di ripetute novene. Ha una fiducia semplice e filiale: sulla
cassaforte del collegio, sempre vuota e quindi aperta, ha posto una statuetta
di S. Giuseppe, “perché, dice, veda che non c’è niente e quindi provveda”.
Assicura di non aver mai fatto una novena senza aver ottenuto prove tangibili
del suo aiuto