(S.Leonardo
Murialdo, Scritti, Vol. XXXIII, pos.
1316)
La gloria a cui nel corso della mortal sua carriera
S. Giuseppe venne da Dio sollevato è così sublime, gli esempi che egli lasciò
della più perfetta virtù e santità sono così luminosi, che chi ne abbia a
tessere l'elogio rimane in forse qual debbe ai suoi ascoltanti tornare più
proficuo; ché quella ti rapisce ad un santo entusiasmo di ammirazione, questi
ti traggono e quasi ti violentano alla loro imitazione, e ti istillano
nell’anima una santa fiducia che un Santo così glorificato da Dio in terra,
sarà pure da Dio tostamente esaudito in cielo.
Vediamo adunque quanta sia stata la gloria e la
grandezza di cui il Signore Iddio lo volle onorato: vediamo guali sieno gli
esempi che noi dobbiamo in lui imitare.
La sua gloria a noi si paleserà per il duplice
carattere che Egli rivestì di Sposo della Vergine SS.ma, di custode e Padre
putativo di Gesù. Gli esempi che colla vita sua ci darà saranno quel distacco
dalle cose del mondo, e quella vita nascosta che tanto deve stare a cuore di
chi pur brami giungere un dì alla vita eterna...
La nobiltà della stirpe non mancava al nostro
glorioso Santo; egli discendeva dalla stessa famiglia reale di Davide; ma
dappoiché non era questa la gloria che doveva essere propria di Lui, aveva
Iddio disposto che avesse una tal famiglia perduto l'antico lustro e splendore,
e che fosse ridotta all'indigenza e povertà: poiché doveva da essa nascere al
mondo quell'Uomo-Dio che, Signore del Cielo e della terra, doveva tuttavia
condurre una vita povera e indigente.
La vera gloria, quella che nasce dalla virtù
dell’animo fu al tutto propria di quel Giuseppe, che doveva essere virtuoso e
santo così da poter essere non indegno sposo della più santa fra tutte le
creature; egli che meritò che lo Spirito Santo, per bocca di S. Matteo, lo
designasse col nome di giusto, vale a dire dotato di ogni sorta di virtù in
grado il più eminente.
Ecco, dunque, qual è il primo argomento di vera
grandezza che tanto glorifica il Santo che oggi veneriamo; l'essere stato
virtuoso così da potere essere sollevato all'altissima dignità di Sposo della
Madre augusta di Dio.
Se noi tanto onoriamo chi, innalzata a trono reale,
cinge corona di Regina, sol perché ella è fatta sposa di re terreno, che
dovremmo noi dire e pensare di chi venga sublimato ad essere Sposo della
sovrana Regina del Cielo?
Qual grande elogio non tesse adunque di Lui
l’Evangelista, quando scrive quelle semplici parole: « Giuseppe, sposo di
Maria! » Tal parola ci dice che Giuseppe adunque fu quel mortale avventurato
che possedette la parte migliore degli affetti del cuore di Maria, il più puro,
il più santo; ci dice che egli fu il fedele suo consorte che divise le gioie e
i dolori, le speranze e i timori, della più eletta fra le figlie di Eva; che fu
il fortunato custode della verginità di questa primogenita tra le figlie di
Dio: che fu lo sposo mortale della mistica Sposa dello Spirito Santo; che fu,
in una parola, custode, compagno, sposo della Madre di Dio. Dignità e gloria
così sublime e sovrumana che, se ne eccettui la Maternità di Maria, altra più
sublime tu non trovi in terra; seppure non è sorpassata dal grado di essere
custode e padre, come suol dirsi, putativo di Gesù, Uomo-Dio; il che forma
appunto il secondo titolo della gloria e della grandezza di S. Giuseppe.
Giuseppe è fatto custode di Gesù, del più ricco
tesoro che ci sia non solo in terra, ma anche in cielo; di quel Gesù, che se è
vero uomo è anche vero Dio, onde può dirsi che la casa di Giuseppe diventa il
Tempio di Dio, giacché Dio stesso abita sotto spoglie mortali! Oh altissima
dignità di Giuseppe: essere eletto a custode di un Uomo-Dio; dignità che lo
rende oggetto di santa invidia per gli Angioli stessi del Cielo; giacché il
Sovrano Signore dell'Universo alla custodia di Giuseppe commise lo stesso
Creatore, per amor degli uomini fattosi uomo.
Che può egli esservi di più grande per una creatura
mortale? E non solo riceve egli l'ufficio di custode a riguardo di Gesù, ma gli
è affidato pur anche l'ufficio e il nome di Padre di Gesù. E a ciò chiaramente
intendere ricordate che quando il Figliuolo di Dio discese qui in terra, ei
nacque per miracolosa opera dello Spirito Santo da una Madre Vergine, e non
ebbe Padre terreno...
Lo stesso Celeste Padre lo offriva ad un uomo
mortale, onde abbia cura della sua infanzia,e compia verso di Lui le veci di
Padre: e l'uomo prescelto ad una tanta opera è Giuseppe. Da quel punto egli non
vive più che per Gesù; non ha più cura che di Lui; egli assume per Lui cuore e
viscere di padre, e diviene per affezione ciò che non è per natura. E egli
infatti che dà il nome a Gesù; è egli che viene in sogno avvisato dagli Angeli
delle minacce che sovrastano Gesù; è egli che lo pone in salvo nell'Egitto, e
indi lo riconduce nella Galilea; è egli che lo provvede nella sua infanzia del
sostentamento: egli, in una parola, che compie verso del Salvatore del mondo il
ministero di Padre.
Gesù gli sta soggetto, gli ubbidisce veramente come
a un padre: Giuseppe ha per Gesù cura e affetto di Padre, Gesù ha per Giuseppe
ubbidienza ed affetto di figlio. Rappresenta l'Eterno Padre. Come avrebbe
potuto un uomo venire maggiormente esaltato? Il cielo e la terra ubbidiscono ad
un cenno di Dio; e Dio vuol ubbidire ad ogni cenno di Giuseppe; tutti gli
uomini della terra invocano Dio col nome di Padre; e il figlio di Dio chiama
Giuseppe con questo dolce nome. Oh quali soavi affetti non doveano suscitarsi
nel cuore di Giuseppe, allorché egli sentiva chiamarsi con tal nome da quegli
che egli venerava come Dio! Quale gioia per lui il vederlo ogni giorno a sé
attorno, abitare sotto lo stesso tetto; assidersi alla stessa mensa! Con quanto
affetto non avrà egli indirizzato a Gesù il caro nome di Figliuolo? Con quale
riconoscenza avrà egli talora meditato suf1a altezza della gloria a cui era
stato dal suo Dio elevato!
Vivere insieme con l'Uomo-Dio, essere famigliare,
dell'Uomo-Dio! ...