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Nella Casa del Padre


Padre GIOVANNI di Dio MILONE, Giuseppino del Murialdo

* Torino, 7 gennaio 1932

† Torino, 13 aprile 2012

P. Giovanni della comunità degli Artigianelli di Torino, è morto improvvisamente, per arresto cardiaco nel giorno 13 aprile 2012. Aveva 80 anni, essendo nato a Torino il 7 gennaio 1932.

Dopo il periodo di postulato vissuto a S. Stefano Belbo, era entrato in noviziato a Vigone nell’agosto del 1947, facendo la sua prima professione religiosa il 30 agosto del 1948.

Aveva compiuti gli studi superiori a Ponte di Piave e l’esperienza di tirocinio a Rivoli, a Sommariva, a S. Margherita Ligure: periodo concluso con la professione perpetua a Rivoli il 30 agosto 1954.

Iniziò quindi a Viterbo gli studi teologici, che dovette interromperli per motivi di salute nel 1956. Visse così un anno in comunità a Bergamo e, quindi, fino al 1962 a Cascine Vica (Torino). In questi anni fece l’insegnante e l’assistente. Qui conseguì la Laurea in Lettere, presso l’Università di Torino, avendo come controrelatore mons. Michele Pellegrino. Nello stesso anno 1962 ottenne il diploma di archivista presso l’Archivio di Stato di Torino, successivamente conseguì a Parigi il diploma di lingua francese, a Londra e a Roma due diplomi di lingua inglese. Ripresi gli studi teologici, divenne sacerdote il 14 marzo 1964.

È vissuto a Roma in Casa Generalizia dal 1964 al 1980, in parte nella sede di Via Etruschi 7 e in parte in quella di Via della Fanella; quindi nella Casa Madre della Congregazione, gli Artigianelli di Torino, dove svolse anche, dal 1980, il compito di vice postulatore per la Causa di d. Eugenio Reffo.

Per parecchi anni fu redattore di Lettere Giuseppine, direttore e redattore del periodico Vita Giuseppina. Fu anche membro del consiglio direttivo a livello nazionale ed internazionale dell’ANSPI e dell’UGOPI.

Ha dedicato tutta la sua vita alla ricerca storica sulla vita di san Leonardo Murialdo e di d. Eugenio Reffo e della Congregazione in genere.

Numerosi, ricchi ed approfonditi sono i suoi articoli di cronaca di molti avvenimenti della vita della Congregazione, in particolare le varie celebrazioni che hanno accompagnato il cammino del Fondatore verso la Gloria degli Altari e quelli di approfondimento scritti per l’Osservatore Romano. Tra questa produzione merita un ricordo specifico il Numero Unico, pubblicato in occasione della Canonizzazione, che è stato il punto di riferimento di molti studiosi che hanno voluto conoscere la figura e l’azione di san Leonardo.

I suoi studi su d. Reffo, poi, hanno fatto rivivere, raccolti nella pubblicazione critica - una miniera di notizie - delle Lettere Circolari ai Confratelli Giuseppini (1900-1924) [LEM 1988], la ricchezza dell’eredità spirituale lasciata dal Confondatore alla Congregazione.

Fece parte anche del nostro Centro Studi San Giuseppe e, come tale, fu un attivo ispiratore dei primi grandi Simposi Internazionali.

Le potenti pubblicazioni degli ATTI di tali incontri - nella Collana Studi e Ricerche su San Giuseppe - ne sono un’eloquente testimonianza: sua è la nota introduttiva del I volume “San Giuseppe nei primi quindici secoli della Chiesa” (Roma 1970); come l’intervento - “Origine e primi sviluppi dell’Arciconfraternita di San Giuseppe dei falegnami di Roma” - tenuto nel II simposio che si è celebrato a Toledo nel 1976, con tema “San Giuseppe nel Rinascimento (1450-1600)”.

P. Giovanni era scrupoloso nel suo lavoro di storico e di archivista, interessato a sapere tutto quello che era possibile. In questo lavoro, durato tutta la vita, don Giovanni ha mostrato il suo amore alla Congregazione, in modo particolare al Murialdo e al Reffo. Crediamo che sia stato contento che i suoi funerali siano stati celebrati nella chiesa della sua parrocchia natale, alla Salute in Torino, dove sono custodite le spoglie mortali del Murialdo e di don Reffo.

Non sappiamo quanti fossero le persone che sapessero che p. Milone si chiamasse “Giovanni di Dio”. Al di là del riferimento al santo (la sua festa liturgica ricorre l’ 8 marzo) e oltre i motivi che non conosco della scelta di questo nome, esso pare indicativo per leggere una vita. Siamo “di Dio” fin dal primo momento della nostra vita e a Lui apparteniamo perché da Lui veniamo. Siamo suoi perché inseriti nel mistero trinitario grazie alla partecipazione alla morte e risurrezione di Cristo, donata a noi nel Battesimo.

P. Giovanni riposa ora nella tomba di Congregazione nel cimitero monumentale della città di Torino.

Con questo ricordo di p. Adelio Cola,
Vita Giuseppina desidera ringraziare p. Giovanni Milone
per i tanti anni di servizio dedicati alla nostra rivista e ai suoi lettori.

 

Caro don Giovanni,

per quasi tutti eri don Giovannino; per me don Giovanni, e perdonami. Non soltanto di questo ma di tante altre delusioni che involontariamente ti ho procurate. Tu con il tuo carattere e io con il mio ci siamo spesso compatiti e perdonati a vicenda. Per questo andavamo d’accordo. A Roma, quando ti ho sostituito a “VITA GIUSEPPINA”, non so se sei stato soddisfatto della ‘cosa’. Certo che non ti ho imitato nel tuo impegno e nello zelo che ti distinguevano nella dedizione al tuo impegno. Eri talmente ‘preso’ da esso, che tutto il resto era secondario. Non risparmiavi, e posso affermarlo perché sono rimasto un po’ di tempo con te in casa generalizia presso la tipografia San Pio X, non risparmiavi tempo e fatica per curare e ‘fare bene’ il bollettino mensile della nostra Congregazione. Mi dicevi anche che “LETTERE GIUSEPPINE” costituivano per te un lavoro non facile. Dovevi procurarti le notizie delle nostre comunità, la cronaca degli avvenimenti principali, le foto, che spesso tu stesso andavi a scattare, curare con la tua precisione proverbiale l’impaginazione, la correzione delle bozze, l’aggiornamento degli indirizzi. Cura particolare ponevi nel ringraziare per posta tutti coloro che inviavano offerte e variazioni dei nominativi. “E faccio tutto da solo!”, mi hai più volte ripetuto. Allora non c’era il computer, ma, anche se ci fosse stato, non l’avresti usato. Tutt’al più ti servivi della macchina da scrivere. Il callo che mi mostravi al dito medio della tua mano destra era il segno indelebile che scrivevi le tue ‘cose’ tutte a mano. E quando in seguito mi hai chiesto di cominicarti le primissime nozioni per usare il computer per scrivere le tue cose, ti sei sentito per la prima volta quasi scoraggiato.

Finora ho ricordato particolari ‘romani e torinesi’ senza distinzione di tempo. La tua salute a Roma era perfetta. Vedevi bene, sentivi bene, guidavi bene la macchina, volentieri ti prestavi per accompagnare i superiori da una zona all’altra della città. La tua perfetta forma fisica non dava segni di decadenza. Poi con gli anni è arrivato anche per te, come per tutti, il tempo del lento declino. Ma tu nel tuo ‘intimo’ sei rimasto quello di sempre, anche, permettimi di dirtelo, nel tuo carattere volitivo e deciso nell’esigere tutto ciò che secondo te era vero giusto e buono. E allora ci volle tanta pazienza da parte tua con noi e da noi con te. Le tue intenzioni e tensioni nelle difficili ricerche che ti hanno sempre tenuto impegnato erano limpide e tenacemente perseguite. Chi ti conobbe nell’ultimo periodo di vita non può immaginare la mole di lavoro che tu ‘macinavi’ nei tempi felici. L’entusiasmo contagioso per la causa di canonizzazione del nostro padre Fondatore e del servo di Dio don Eugenio Reffo ti ha fatto superare ogni fatica e ostacolo incontrati sulla via del successo. La conoscenza e l’amicizia da te coltivate con personalità ecclesiastiche e laiche della cultura ti hanno aiutato a raggiungere con soddisfazione lo scopo del grande e ammirabile impegno. Negli ultimi dodici anni di vita nella comunità del Collegio degli Artigianelli non ti ho mai visto ‘disoccupato’ o nullafacente. Tu non riuscivi a vivere senza fare niente. La tua messa quotidiana e la costanza nella cultura della ‘cultura’ anche giornalistica (scusa il gioco di parole) non avevano orario. Eri sempre occupato.

Quella che testimonio non è una lode confinante con l’adulazione, che del resto oggi non ti raggiungerebbe, ma semplice espressione di chi ti ha conosciuto ed è convissuto con te.

p. Adelio Cola

 


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