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"Il Murialdo ci parla" - Fammi da Padre!

 

Con questo fatto, nel 1882, il Murialdo iniziava la relazione riguardante le varie istituzioni dell’Opera degli Artigianelli, allo scopo di mettere in risalto il bene compiuto verso i giovani poveri, orfani e abbandonati e la necessità di sostenerli.

Quindici giorni or sono una povera donna vestita a bruno e coll’impronta del dolore sulla fronte, si presentava alla porta di questo pio Istituto, il Collegio Artigianelli, piangendo e conducendo a mano un vispo fanciullino, di appena nove anni. L’occhio vivace del fanciullo rivelava un ingegno sveglio, e la sua fronte ingenua e serena annunziava un cuore innocente ed affettuoso. Era un povero orfanello giunto da pochi giorni da un lontano villaggio della Calabria, orfanello quanto mai infelice! Lo sventurato suo padre in un impeto di dolore aveva, sotto gli occhi stessi del figlio, pugnalata ed uccisa la madre; ed arrestato sull’istante era stato dai tribunali condannato alla pena della reclusione. Dalle autorità locali, il povero ragazzo, a cui si fece credere che il padre fosse poi morto in un pubblico ospedale, veniva fatto condurre a Torino presso la sorella del genitore, la quale povera essa stessa, di cagionevole salute e perciò incapace di guadagnarsi il pane, veniva ad implorare ricovero per quel giovane infelice. Il dolore e la vergogna di dover palesare il delitto del fratello le strozzavano la parola sul labbro, e il povero fanciullo, sollevando a me pietosamente gli occhi, con voce commossa mi diceva: Fammi da padre; io non ho più nessuno! (Scritti, X, p.151)

 

A cura di p. Giuseppe Fossati




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