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"Murialdo: storia per immagini" - Galleria di busti agli Artigianelli

 

Il Collegio Artigianelli, sempre immerso nei debiti, faceva affidamento, per vivere e svilupparsi, sulla generosità dei benefattori. Tra essi, quelli che avevano lasciato le somme più cospicue venivano ricordati con lapidi e busti, affinché potessero «continuare la loro missione benefica di invitare altri ad imitarne la generosità».

Il 24 giugno 1902 vennero inaugurati alcuni di questi busti. In quell’occasione don Giulio Costantino, allora rettore del collegio e presidente dell’Associazione di Carità, pronunciò un discorso che, per gli ascoltatori di allora ricordava alcune persone molto benemerite, mentre per noi costituisce quasi una guida in una galleria di sculture che oggi esistono ancora, ma nella maggior parte dei casi non sono più collocate nello stesso posto di allora.

Per il benefattore più insigne, il conte Alessandro Roero di Guarene si intendeva commissionare una statua, collocandola in una «sala di parlatorio, attorno a cui, come a Pantheon de’ benefattori, si possano collocare i busti, ora provvisoriamente troppo esposti alle ingiurie del tempo e della ricreazione dei ragazzi». Ma l’esecuzione venne dapprima rimandata al tempo in cui il collegio fosse stato ampliato e poi non se ne fece più nulla.

Don Costantino però ci accompagna nella ricognizione dei busti così come furono collocati allora. Nell’atrio d’ingresso campeggiava e campeggia tuttora il busto di don Giovanni Cocchi, opera del confratello giuseppino Giovanni Massoglia. Era la copia di quello che a quel tempo si trovava nel Cimitero Generale di Torino e che ora si può ammirare nella cappella dell’Immacolata degli Artigianelli (fig. 1).






Entrando sotto il portico, a destra, c’era il busto del teologo Roberto Murialdo (fig. 2); a sinistra quelli del canonico Antonio Bosio e del teologo Giacinto Tasca: erano stati i tre primi collaboratori di don Cocchi nella fondazione dell’opera.

«In alto si trovò posto pel busto del venerato e compianto Teol. Cav. Leonardo Murialdo, che fu per trentacinque [sic] anni Rettore della Casa e ne portò quasi [da] solo il peso, nell’epoca più critica pel nostro Istituto, perché oppresso da enormi debiti».





A fianco di Roberto Murialdo, stava l’effigie del teologo Pier Giuseppe Berizzi (fig. 3), predecessore del Murialdo nella direzione del collegio. Si incontrava poi il teologo Silvio Fresia, a lungo direttore della tipografia del collegio e aiuto sicuro del Murialdo nelle angustie finanziarie. Don Costantino scrive che «ci furono giornate di ansia terribile per lui e pel nostro Rettore, che ne condivideva la responsabilità. Ma, grazie a Dio, ogni cosa si è messa a luogo».





«[...] Ritornando alla sinistra troviamo la figura seria e pensosa d’un ingegnere, morto nel 1883 a 39 anni»: era Carlo Peretti (fig. 4), nipote del Murialdo e suo collaboratore nella fondazione della colonia agricola e della casa famiglia, istituzioni di cui era pure il finanziatore.

A quello di Peretti faceva seguito il busto di un altro benefattore, Francesco Molines, mentre altri busti decoravano lo scalone: ricordavano alcune benefattrici (Vittorina Muttis vedova Losana, Teresa Debernardi, Rosa Calcagno vedova Martinolo) e un benefattore, Francesco Peretti, padre di Carlo.

Don Costantino concludeva poi la sua rassegna ricordando che con i lasciti ricevuti l’amministrazione aveva pagato tutti i debiti, si era messa in grado di assistere più ragazzi e stava progettando di ampliare l’edificio degli Artigianelli per accoglierne ancora di più.

 

p. Giovenale Dotta

 


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